Bonus libri, trasformato in “bonus librai” con un emendamento al Destinazione Italia
Dopo l’annuncio, il dietrofront. E’ quanto sta succedendo con alcune cose annunciate dal Governo il giorno dell’approvazione del decreto Destinazione Italia e, purtroppo, stravolte in questi giorni da alcuni emendamenti nella varie Commissioni parlamentari. Ad esempio il bonus fiscale per l’acquisto di libri.
Inizialmente, era stato previsto l’utilizzo di un fondo di 50 milioni di euro nel triennio 2014-2016 da destinare alle agevolazioni fiscali sull’acquisto di libri: il 19% di 1.000 euro per testi universitari e 1.000 euro per tutti gli altri libri, per una detrazione massima di 380 euro.
Ma durante i lavori della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati è stato approvato un emendamento che sostituisce dal testo originario le “persone fisiche e giuridiche” destinatarie degli sgravi con gli “esercizi commerciali che effettuano la vendita di libri al dettaglio”.
Cioè dal bonus libri si passa al bonus librai: in cambio agli studenti delle scuole superiori viene lasciato un voucher di ammontare non precisato per ottenere uno sconto del 19% sull’acquisto di libri di lettura da effettuarsi negli esercizi commerciali aderenti all’iniziativa. Infine, sembra escluso del tutto l’ecommerce.
Il Sil-Confesercenti, sindacato dei librai indipendenti, esprime la sua amarezza profonda per l’emendamento che ha di fatto cancellato l’opportunità di poter garantire un credito d’imposta per tutti i libri, scolastici e non, ai cittadini.
“Non ci può convincere l’affermazione contenuta nell’emendamento che può bastare un voucher che dà diritto ad uno sconto, anche perché precedenti norme fissano criteri diversi e lo rendono ingestibile. E’ ancora più inaccettabile che un problema di tale valore non sia passato neppure nella Commissione cultura e sia diventato solo un problema di carattere economico, e come tale deciso in Commissione Finanze. Se questo è il modo di trattare la cultura non si va da nessuna parte. Chiediamo, con forza, un ripensamento in Parlamento con il ripristino del testo originario. Altrimenti la politica degli annunci avrebbe per l’ennesima volta mortificato la cultura.