Sky non darà alla Rai l’elenco dei suoi abbonati per “scovare” gli evasori del canone. E’ quanto ribadito dall’amministratore delegato di Sky Italia Andrea Zappia che ieri è intervenuto davanti alla commissione di Vigilanza Rai nell’ambito delle consultazioni sul contratto di servizio. “Gli abbonati Sky sono uguali a tutti gli altri cittadini. È chiaro che debbono pagare il canone come tutti gli altri. Quello che ci aspettiamo è che vengano trattati come gli altri anche quando si ipotizza di ottenere le liste dei nostri abbonati”, ha detto Zappia.
Le indiscrezioni erano circolate nei giorni scorsi e riguardavano appunto la volontà della Rai di ottenere le liste degli utenti di Sky per rafforzare la lotta all’evasione del canone. “Rispondendo alla domanda se abbiamo ricevuto direttamente questa richiesta – ha detto ancora Zappia secondo quanto riportano diverse agenzie – devo precisare che le ultime dichiarazioni le abbiamo lette sui giornali e abbiamo risposto in maniera chiara e netta con un no. È vero che in passato ci sono stati alcuni pour parler”. Sulla questione interviene oggi l’Aduc, per la quale “Sky ha ragione e la Rai ha torto”: l’associazione chiede al riguardo l’intervento del Garante Privacy per capire se ci siano state irregolarità e illeciti nella richiesta.
“Ovviamente Sky ha ragione e la Rai ha torto – afferma  l’Aduc – Ma la vicenda non può finire qui perché abbiamo a che fare con un esattore di imposta (la Rai per il cosiddetto canone) che, per svolgere la propria funzione istituzionale ha chiesto che le sia concesso un elenco di nominativi nella consapevolezza che la sua richiesta, se accolta, sarebbe una violazione di legge. Non solo, ma siccome l’indebita richiesta viene fatta non da un ufficio dell’Agenzia delle Entrate, ma da un concorrente di Sky che ha il privilegio di una posizione dominante nel mercato televisivo, la stessa potrebbe essere, oltre che tipica dell’arroganza del potere, come una intimidazione verso il soggetto più debole (Sky)”. Per l’associazione la Rai non è nuova a richieste del genere: l’Aduc sollecita dunque l’intervento dell’Autortà Garante della Privacy “perché eventualmente rilevi degli illeciti in quanto richiesto”.


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