Taglio del 40% delle emissioni di CO2 e raggiungimento del 27% di fonti rinnovabili: sono questi gli obiettivi climatici che l’Unione Europea fisserà per il 2030. Lo prevede il nuovo quadro strategico presentato oggi dalla Commissione Europea. “Un piano ambizioso ma fattibile, perché clima e industria possono andare di pari passo” ha detto il Presidente della Commissione José Manuel Barroso. Al centro di tutto c’è il cambiamento climatico: l’Europa si è chiesta su quale direzione procedere per andare oltre gli obiettivi 20-20-20, che ormai sono quasi raggiunti. La riflessione ha aperto una profonda discussione, come è ovvio che sia, tra i vari Paesi e tra i vari interessi. Ma l’accordo, almeno per quanto riguarda la proposta della Commissione Europea, è stato raggiunto. E mette al primo posto il taglio delle emissioni di gas a effetto serra, che deve continuare fino a raggiungere l’obiettivo di -40% rispetto al livello del 1990. Siamo già oltre il taglio del 20% previsto dall’attuale strategia per il clima.
Per quanto riguarda le fonti rinnovabili c’è una novità: la Commissione Europea propone di fissare un obiettivo vincolante del 27% a livello europeo, mentre non fissa obiettivi vincolanti per i singoli Stati. Questo perché ci si è resi conto che la politica attuata fin’ora, di incentivi ai Paesi per raggiungere determinati livelli, ha prodotto un mercato estremamente frammentato. Troppi aiuti hanno determinato una distorsione del mercato interno, sia in termini di costi che di opportunità delle imprese. Per questo la Commissione sta rivedendo anche le norme sugli aiuti di Stato. Fin’ora i Paesi che hanno sviluppato di più le fonti rinnovabili sono la Germania, l’Italia e la Francia. Adesso è il momento che anche gli altri Paesi facciano la loro parte e per questo la Commissione sta elaborando un meccanismo intelligente di solidarietà: ogni anno gli Stati dovranno presentare il loro piano e chi fa di più compenserà chi fa meno, ma se il livello totale non è soddisfacente (rispetto all’obiettivo del 27%) bisognerà intervenire sui Paesi meno virtuosi.
L’altro pilastro della strategia climatica, senza il quale tutti gli sforzi vengono vanificati, è quello dell’efficienza energetica: entro la fine di quest’anno ci sarà la revisione della direttiva sull’efficienza energetica e la Commissione aspetta per questa primavera i piani nazionali che ogni Stato membri dovrà presentare. Ma una cosa è certa: l’obiettivo da raggiungere è quello di un vero mercato europeo integrato che, attraverso una rete infrastrutturale più moderna, possa diventare davvero competitivo e quindi meno costoso. L’Europa paga ogni anno una fattura energetica di 400 miliardi di euro.
A proposito di costi, la Commissione Europea ha presentato per la prima volta un’analisi dei cisti dell’energia a livello europeo, soprattutto rispetto al gas e all’energia elettrica. Ebbene i risultati non ci sorprendono (in negativo): il gas costa il triplo se non addirittura il quadruplo rispetto ad altri Paesi e l’energia elettrica costa il doppio rispetto agli Stati Uniti. Questi non sono solo numeri, ma è un problema sociale perché se l’energia in Europa costa più che altrove si perde in competitività e a rimetterci sono le nostre imprese e i cconsumetori europei. L’unica soluzione è quella di andare verso un mercato unico, rivedendo anche tasse e tributi che in alcuni Paesi raggiungono il 50% dei costi.
Infine, la Commissione Europea si è occupata anche del gas di scisto: si è preso atto che esiste, anche in Europa, un potenziale legato a questa fonte di energia che può andare ad aggiungersi all’approviggionamento totale, per ridurre la dipendenza dall’estero.
di Antonella Giordano


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