Al taglio dei servizi ferroviari e dei treni disponibili si è accompagnato l’aumento delle tariffe, che va dal più 11,3% della Puglia al record di più 47,3% del Piemonte. La vita dei pendolari è sempre più difficile, fra riduzioni di corse, disservizi, lentezza del treni, sovraffollamento. La classifica delle peggiori tratte ferroviarie pendolari vede al primo posto la Circumvesuviana, seguita dalla Roma-Nettuno. La situazione è ormai un’emergenza nazionale, denuncia la campagna Pendolaria di Legambiente.
L’associazione ha stilato una classifica delle peggiori tratte ferroviarie pendolari d’Italia, una selezione basata su situazioni oggettive – treni vecchi, binari a senso unico, tempi di percorrenza lentissimi – e proteste da parte dei pendolari, che però accomunano molte linee pendolari in Italia e che rispecchiano quanto poco le Regioni e i Governi abbiano fatto nel corso degli ultimi anni e quanto le situazioni già critiche dei pendolari siano diventate insopportabili. A rendere evidente la situazione sempre più complicata che vivono i pendolari sono i tagli realizzati negli ultimi due anni al servizio ferroviario, ossia il taglio di treni, a cui si accompagna in quasi tutte le Regioni italiane un aumento delle tariffe.
La mobilitazione attuata dalla campagna Pendolaria coinvolge tutte le Regioni italiane e chiede più treni, nuove carrozze, servizi migliori. Anche quest’anno, infatti, a fronte di tagli del servizio e aumenti del prezzo dei biglietti in diverse Regioni, i disagi per i fruitori del trasporto pubblico su ferro sono aumentati su molte tratte, complici governo e amministrazioni regionali che non hanno investito in attenzione e risorse per i treni pendolari.
Basti pensare che rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25% e le Regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, non hanno investito né in termini di risorse né di attenzione. Fra il 2011 e il 2013 il taglio ai servizi ferroviari è stato pari al 21% in Abruzzo e Liguria e al 19% in Campania. Il record di aumento del costo dei biglietti dal 2011 a oggi è stato in Piemonte con + 47% ma si segnalano anche l’aumento del 41% in Liguria, del 25% in Abruzzo e Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcun miglioramento.
Nella classifica delle peggiori tratte italiane spicca la Circumvesuviana: in due anni, dal 2011 al 2013, le corse sono state ridotte del 40% a fronte di oltre 100mila utenti al giorno e nelle stazioni sono state chiuse 22 biglietterie. Segue a stretto giro la Roma-Nettuno, una tratta di 52 km di cui 20 a binario unico, con carrozze sovraffollate, ritardi cronici e disservizi. Il treno che parte da Nettuno alle 8.30, monitorato da Legambiente tra il 17 ottobre e il 21 novembre, ha totalizzato 400 minuti di ritardo ed è stato soppresso 2 volte. E con il nuovo orario sono previsti perfino tagli al servizio.
In Piemonte i pendolari si sono visti tagliare ben 13 linee ferroviarie. Notevoli problemi ci sono sulla linea Padova-Belluno-Calalzo: gli utenti lamentano ritardi e soppressioni a sorpresa sulla linea (155 km percorsi a circa 50 km/h) e a questo si aggiunge la cancellazione di 8 treni interregionali giornalieri fra Venezia e Milano, scomparsi dal nuovo orario che entrerà in vigore il 15 dicembre.
Nella classifica dei disservizi entrano la linea Arquata Scrivia-Genova Brignole (46 chilometri su 63 sono a binario unico, con problemi storici di lentezza dei collegamenti e vetustà dei treni), la  Mantova-Cremona-Milano (treni lenti, sovraffollati, sporchi, con tempi di percorrenza uguali a 40 anni fa), la Siracusa-Ragusa-Gela (linea  non elettrificata e a binario unico, con una media di velocità di 55km/h).
La lista prosegue con la  Campobasso-Isernia-Roma, dove un unico binario tra Campobasso e Venafro è la ragione di tempi di percorrenza assai lenti che rendono gli spostamenti poco efficienti, oltre a treni in larga parte vecchi, e con la Bologna-Porretta Terme, che sconta continue soppressioni e ritardi quotidiani. Male anche per la Potenza-Salerno, con tempi di percorrenza di due ore e mezza, cui si aggiunge il fatto che col prossimo cambio di orario verranno soppressi due treni di primo mattino diretti a Salerno.
“Per quei tre milioni di cittadini che ogni giorno prendono il treno per andare a lavorare la situazione diventa ogni giorno più difficile – dichiara il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini – Eppure di quella che è una vera e propria emergenza nazionale, la politica non sembra intenzionata a occuparsi. Negli ultimi anni il servizio in larga parte delle Regioni è andato peggiorando per la riduzione delle risorse e l’incertezza sul futuro, per cui i treni sono sempre più affollati, spesso in ritardo e con le solite vecchie carrozze. Per chi si muove in treno ogni giorno la situazione è spesso disperata, con le situazioni peggiori che si vivono in Campania, Veneto, Piemonte, Lazio. E’ vergognoso che gli stanziamenti erogati dalle Regioni per questo servizio siano talmente risibili da non arrivare in media nemmeno allo 0,4% dei bilanci. La nostra mobilitazione a fianco dei pendolari punta a cambiare questo stato di cose, Governo e Regioni devono impegnarsi concretamente per migliorare il trasposto pubblico su ferro”.


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