Giornata Mondiale dell’Alimentazione: servono sistemi alimentari sostenibili
“Sistemi alimentari sostenibili per la sicurezza alimentare e la nutrizione”: questo il tema al centro dell’odierna Giornata Mondiale dell’Alimentazione promossa dalla Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura. Ad oggi quasi 842 milioni di persone nel mondo soffre di malnutrizione cronica: modelli di sviluppo non sostenibili stanno degradando l’ambiente naturale, minacciando gli ecosistemi e la biodiversità, mentre è fondamentale garantire la sostenibilità dei sistemi alimentari per combattere la fame e garantire una nutrizione adeguata alla popolazione mondiale.
Spiega la Fao che “un sistema alimentare è costituito dall’ambiente, le persone, le istituzioni ed i processi con cui le derrate agricole vengono prodotte, trasformate e portate ai consumatori. Ogni elemento del sistema alimentare produce un effetto sull’accessibilità e sulla disponibilità finale dei vari alimenti nutrienti e, quindi, sulla possibilità per i consumatori di adottare diete sane. Inoltre, le politiche e gli interventi in materia di sistemi alimentari sono raramente progettati tenendo in considerazione la nutrizione come obiettivo primario. Per combattere la malnutrizione occorre un’azione integrata e interventi complementari in agricoltura e nel sistema alimentare, nella gestione delle risorse naturali, nell’istruzione e nella sanità pubblica, nonché in settori strategici più ampi”.
In occasione della Giornata sono numerose le iniziative organizzate e le realtà coinvolte. Fra queste le cooperative agricole: è stato infatti firmato un Protocollo d’intesa fra Fao e Alleanza internazionale delle Cooperative che definisce ‘unico’ il contributo offerto dalle cooperative agricole. Il documento attribuisce alle cooperative agricole il ruolo di partner essenziali nella lotta contro la fame e la povertà. Nel protocollo viene riconosciuta alle cooperative agricole l’autorità per poter assumere una posizione ancora più incisiva nei negoziati con i partner del settore pubblico, le ONG e le imprese agroalimentari. Insistendo sull’importanza della condivisione delle conoscenze, il protocollo migliora la capacità delle cooperative di assicurare l’accesso al capitale e di sviluppare le loro imprese nel rispetto della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Ha detto la Presidente dell’Alleanza internazionale delle Cooperative, Pauline Green: “I cooperatori sono onorati di vedere formalizzato, attraverso il protocollo siglato ieri sera, il riconoscimento permanente delle cooperative agricole in qualità di partner essenziali nella lotta sostenibile contro la fame e la povertà. In concreto, ci aspettiamo che il protocollo dia sostegno e autorità alle cooperative sul campo, affinché assumano un maggiore peso in quanto partner commerciali nei negoziati con gli altri attori del settore pubblico e privato.”
E’ una lotta lunga: secondo le cifre della Fao, occorre almeno un investimento netto di 83 miliardi di dollari americani all’anno nell’agricoltura dei paesi in via di sviluppo, se si vuole garantire un approvvigionamento alimentare sufficiente per coprire il fabbisogno di 9 miliardi di persone nel 2050. Entro quella data, la produttività agricola dovrà essere aumentata quantomeno del 60%, o potrebbe addirittura dover essere più che raddoppiata.
La Giornata rappresenta anche l’occasione per puntare i riflettori sullo spreco di cibo: un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate. L’Italia non fa eccezione: secondo stime Coldiretti, ogni persona getta nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l’anno, anche se questo fenomeno – causa la crisi economica – negli ultimi cinque anni si è ridotto del 25%. “Il contenimento degli sprechi – sottolinea la Coldiretti – è forse l’unico aspetto positivo della crisi che ha determinato una maggiore attenzione degli italiani alla spesa, ma anche alla preparazione in cucina e alla riutilizzazione degli avanzi. Restano comunque quasi 5 milioni le tonnellate di cibo che ogni anno vengono gettate nelle case degli italiani”.
Per Slow Food, gli interventi contro la fame nel mondo passano attraverso la valorizzazione delle produzioni locali e la tutela della biodiversità. “Partiamo da qui: produciamo sul Pianeta cibo per circa 12 miliardi di persone, siamo 7 miliardi, oltre 800 milioni di persone soffrono per la fame e la malnutrizione mentre 1,6 miliardi sono sovrappeso o obesi. Doveroso quindi parlare di salute, di sostenibilità, di giustizia alimentare. Mangiando facciamo una scelta che incide sulla nostra salute, sulla giustizia sociale, sulla qualità dell’ambiente. Speriamo che la giornata mondiale dell’alimentazione possa servire a far maturare un po’ di consapevolezza in tal senso”, commenta Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia. L’associazione ha molti progetti volti a promuovere l’autosufficienza alimentare, primo fra tutti l’iniziativa Mille orti in Africa, che coinvolge scuole, comunità e villaggi in 25 Paesi africani, aiutandole a coltivare specie locali e ricreare modelli concreti di agricoltura sostenibile, attenti alle diverse realtà ambientali, socio-economiche e culturali.
Al convegno di apertura della Giornata è intervenuta il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Nunzia De Girolamo, che ha detto: “Ogni qual volta si parla di sicurezza alimentare e nutrizione si ricordano le cifre impressionanti che ci dicono che sono quasi 842 milioni le persone al mondo sottoalimentate. Il cibo è un diritto, ed è un diritto di cui ogni essere umano non può e non deve essere privato. Purtroppo occorre ancora lottare, e molto, affinché questo diritto trovi concreta attuazione per tutti”. Per il Ministro occorrono politiche volte a favorire l’inclusione sociale, l’aumento della produttività agricola, il contrasto agli sprechi, l’accessibilità ai prodotti, insieme a una corretta educazione delle giovani generazioni. “È basilare sostenere politiche di sicurezza e salubrità alimentare anche attraverso interventi educativi mirati”.
“Serve un cambiamento culturale radicale che favorisca l’affermarsi di una maggiore responsabilità in materia alimentare da parte di tutti – ha aggiunto il Ministro – Ridurre lo spreco alimentare non è, infatti, solo la strategia più condivisa in tempo di crisi ma un obbligo a cui siamo tenuti se vogliamo garantire un futuro di sostenibilità al nostro pianeta: ed è qui che condividere, anche in famiglia, la riduzione degli sprechi, l’acquisto di prodotti del territorio e di qualità, l’utilizzo delle giuste porzioni con i giusti apporti calorici come la dieta mediterranea ci insegna, risulta essere non solo una forma di corretta economia domestica ma il volano di un modello di società che punta su scelte più consapevoli e senz’altro più moderne”.