Il Tribunale di Parma ha riconosciuto il diritto al risarcimento per una coppia di consumatori, associati alla Confconsumatori, che nel 2008 si erano accorti di alcuni movimenti sul proprio conto corrente per il valore di 5.910 €. Il furto era avvenuto senza che i due avessero mai comunicato a terzi la password necessaria per operare sul conto.
“Una sentenza fondamentale – dichiara l’avv. Giovanni Franchi, legale Confconsumatori, che ha difeso in giudizio i consumatori – che si colloca nell’ambito di un orientamento giurisprudenziale sempre più consolidato nella tutela dei correntisti che operano con sistemi di home banking. Si desume infatti dalla sentenza che nel gestire tale servizio la banca deve rispettare una diligenza professionale parametrata dal criterio dell’accordo bancario. E non è sufficiente che l’istituto fornisca la prova che non si sia registrato il tentativo di immissione di credenziali errate e che, conseguentemente, l’utilizzo dei codici di accesso e dei dispositivi sia da imputarsi ad un’acquisizione dei medesimi da parte di terzi. Il correntista – conclude Franchi – non ha l’obbligo di controllare in ogni momento le movimentazioni del suo conto, secondo la possibilità offertagli di servizio di home banking”.
 
Il Tribunale ha, infatti, condannato la banca a risarcire il danno, maggiorato degli interessi e della rivalutazione monetaria, così da arrivare a circa 7.100 € oltre le spese di lite. La banca è stata condannata sulla base dell’art. 1228 c.c., per non avere superato la “presunzione di colpa” e, dunque, non aver potuto dimostrare che le credenziali fornite al cliente fossero entrate in possesso di terzi per una condotta colposa del medesimo.


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