Garante Privacy: gli algoritmi non sono neutrali
“Gli algoritmi non sono neutrali” ed è bene che gli utenti del web lo sappiano: in Internet c’è il rischio di essere inconsapevolmente guidati nelle proprie scelte e quindi di trovare online quello che altri decidono di farci trovare. Il tema è quanto mai attuale (vedi Datagate) ed è stato al centro della Relazione annuale del Garante per la protezione dei dati personali, presentata dal Presidente Antonello Soro oggi alla Camera.
La forte contrapposizione in cui si trova oggi la rete è data dalla grande mole di utenti che immettono nello spazio virtuale un’infinità di dati personali, mentre dall’altro lato ci sono pochi e potenti soggetti, a cominciare da Google, che agiscono in posizione pressocché monopolistica.
E’ questa la grande sfida cui si trova di fronte la nostra privacy e l’attività del Garante Privacy non può prescindere da Internet: è lì che oggi facciamo acquisti, lasciamo i nostri commenti, pubblichiamo foto e documenti vari. Ed è lì che dobbiamo pretendere di vedere difesa la nostra libertà e la nostra identità. Altrimenti rischiamo di diventare quello che gli altri vogliono farci diventare attraverso pezzi virtuali raccolti qua e là: rischiamo di essere l’avatar di noi stessi.
Come facciamo a proteggerci? Intanto bisogna essere consapevoli dello strapotere che hanno oggi i grandi motori di ricerca come Google e gli altri soggetti della rete, come Facebook e Amazon: questi arrivano a trattare direttamente con gli Stati e gli organismi sovranazionali, quindi la loro forza non può essere più ignorata. Così come non sono più accettabili le asimmetrie normative rispetto alle imprese europee che producono contenuti o veicolano servizi.
Sapendo questo, ognuno di noi non dovrebbe permettere che i propri dati personali, che ormai hanno assunto un valore enorme in chiave strategica, diventino di proprietà di chi li raccoglie: bisogna quindi pretendere la trasparenza del trattamento dei dati.
E’ per questo che il Garante Privacy ha avviato un procedimento nei confronti di Google per la gestione opaca relativa alle nuove regole privacy adottate e che consentono di incrociare i dati dell’utente rispetto a tutti i servizi utilizzati, da Gmail a Youtube passando per Google Maps.
Il primo punto importante è quindi quello sulla consapevolezza e sulla trasparenza del trattamento. Poi c’è la necessità di elevare le tutele per alcune fasce di utenti: Soro ha fatto esplicito riferimento ai fenomeni di bullismo mediatico, protagonista di recenti fatti di cronaca. “La Rete non può essere utilizzata come canale di propagazione di ingiurie, minacce, piccole o grandi vessazioni, fondate sull’orientamento di genere o dirette contro le donne o contro minoranze etniche o religiose. Si tratta di illeciti (e non di opinioni) che rischiano di rendere la Rete uno spazio anomico dove si possono impunemente violare i diritti”. Altro che strumento di democrazia quindi!
In questo la giurisprudenza sta cercando di affermare una qualche regolamentazione rispetto ad alcuni reati che ledono diritti fondamentali dei cittadini prevedendo anche la responsabilità del provider, qualora non si attivi per rimuovere i contenuti illeciti (anche qui il Garante ha fatto riferimento esplicito al caso Google-Vivi Down).
Sempre più necessario diventa il diritto all’oblio che va visto ormai come funzionale e non antagonista al diritto di cronaca contribuendo a migliorare la qualità e l’esattezza dell’informazione che si trova online. A tal proposito il Garante chiede da tempo agli archivi telematici dei quotidiani di sottrarre dall’indicizzazione dei motori di ricerca generalisti le notizie che non sono più attuali e che sono ritenute pregiudizievoli dall’interessato. Le notizie vanno comunque aggiornate per assicurare il rispetto della rappresentazione integrale dell’identità. Nessuna rimozione o cancellazione della notizia, ma aggiornamento ed attenzione ai singoli casi.
Il tema si incrocia inevitabilmente con la libertà di stampa: oggi l’etica professionale dei giornalisti diventa quanto mai rilevante per garantire un’informazione rispettosa dei diritti e delle libertà della persona. Andrebbe quindi, secondo il Garante Privacy, aggiornato il Codice dei giornalisti ipotizzando cautele maggiori per soggetti fragili che spesso sono presenti nella cronaca giudiziaria, a comunciare dai minori che non vanno strumentalizzati.
Un altro tema toccato da Soro è quello delle intercettazioni: sono una risorsa investigativa insostituibile, ma va gestita con cautela. Bisogna evitare le fughe di notizie che danneggiano le indagini e violano la dignità degli interessati e non si deve cadere nel “giornalismo di trascrizione” che fa scadere la qualità dell’informazione. Il Garante ha fatto sapere di ave avviato un’indagine conoscitiva sulle procedure seguite dalle Procure nell’attività di intercettazione: nelle prossime settimane verrà adottato un provvedimento generale per indicare soluzioni idonee, elevare lo standard di protezione dei dati trattati ed evitarne indebite divulgazioni.
Infine, il telemarketing: in questi anni si sono verificate continue modifiche del quadro normativo che hanno cercato di limitare l’area di tutela del cittadino e di estendere quella del “lecitamente praticabile” da parte delle imprese. Il Garante ha inidividuato forme di semplificazione per gli operatori di settore, preservando la sovranità dei cittadini sulla propria sfera privata. Diversi gli interventi del Garante contro aziende di telecomunicazioni e di banche dati per la violazione delle norme.
In generale, nel 2012 l’Autorità ha trattato circa 4.500 ricorsi, reclami e segnalazioni, ha adottato 460 provvedimenti, 578 sanzioni e condotto più di 395 attività ispettive.
di Antonella Giordano