Inflazione, Istat: a marzo scende all’1,6%, carrello spesa non supera 2%
Ancora una frenata dei prezzi al consumo: a marzo l’inflazione si ferma all’1,6%, in discesa rispetto all’1,9% di febbraio e in discesa rispetto alle stime provvisorie dell’Istat che la davano all’1,7%. Oggi l’Istat pubblica i dati definitivi. A spingere verso il basso è soprattutto il calo dei prezzi dei carburanti. Frena anche il carrello della spesa che arriva al 2%, mentre a febbraio era al 2,4%. Raggiunto il valore più basso da settembre 2010.
A marzo l’inflazione di fondo, al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, scende all’1,4% (era +1,5% a febbraio).
Immediate le reazioni.
Secondo il Codacons questi dati sarebbero positivi in un contesto diverso, se la discesa dei prezzi non dipendesse dal drammatico crollo dei consumi e dal fatto che un terzo delle famiglie italiane è sul lastrico o da un evento congiunturale e reversibile come l’abbassamento del prezzo dei carburanti. “Resta il fatto che avere un’inflazione all’1,6% significa, comunque, dover sborsare in più, su base annua, 559 euro per una famiglia di 3 persone, ossia il doppio della tanto contestata Imu sulla prima casa (225 euro). Cifra che scende a 460 euro per un nucleo di due persone e sale a 616 per uno di 4 componenti”.
“Ecco perché ora – avverte il Codacons – sarebbe un delitto aumentare l’Iva dal 21 al 22%, dato che, come accaduto nel settembre 2011 con l’aumento delle aliquote da 20 a 21, ci sarebbe un rialzo dei prezzi di almeno lo 0,6%, rinfiammando nuovamente l’inflazione che invece ora è finalmente calante. L’aumento dell’Iva, quindi, non solo bloccherebbe l’unico trend positivo in una giungla di dati sfavorevoli, ma aggiungerebbe, a regime, una stangata pari a 209 euro per una famiglia di 3 persone”.
Anche la Coldiretti mette l’accento sul fatto che il carrello della spesa è meno caro perché si svuota dei prodotti base per l’alimentazione dalla frutta (-4%) agli ortaggi (-3%), dal grana padano (-7%) al parmigiano reggiano (-3%) fino alla carne bovina che registra un calo delle macellazioni del 7% nel primo trimestre. “La riduzione del tasso di inflazione riflette – sottolinea la Coldiretti – il clima di depressione nei consumi che ha variato non solo i menu, ma anche il livello qualitativo dei prodotti acquistati con 23 milioni di italiani che hanno fatto la spesa low cost. Nel mese di marzo – conclude la Coldiretti – i prezzi addirittura scendono su base annua per il pesce fresco di mare di allevamento (-0,4%) mentre crescono per il pesce fresco di acqua dolce (+1,3%), la farina e altri cereali del 2,2%, per i vegetali freschi del 2,5%, per l’olio di oliva del 2,7%, per i vini del 4,1%, le uova del 6,1% e la frutta fresca che fa segnare il maggior rincaro del 7,7%.
Federconsumatori e Adusbef contestano i dati diffusi oggi dall’Istat che rilevano una situazione ben lontana dalla realtà italiana, poiché dalle rilevazioni delle Associazioni non risulta nessuna frenata dell’inflazione, soprattutto per quanto riguarda il carrello della spesa. E nonostante i dati siano sottostimati, comportano un aggravio di ben 710 euro annui per una famiglia di 3 componenti, di cui +134 euro solo per il settore alimentare. “Una crescita comunque intollerabile che contribuisce, insieme al livello ormai allarmante raggiunto dalla pressione fiscale nel nostro Paese, ad accrescere la continua perdita di potere di acquisto delle famiglie, già oggi pari al -14,1% dal 2008 – scrivono in una nota Federconsumatori e Adusbef – Una situazione di vera e propria emergenza, che costringe le famiglie a modificare in maniera sempre più radicale le proprie abitudini di consumo, persino nel delicatissimo settore alimentare”.
Secondo quanto rilevato dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori la contrazione complessiva dei consumi nel 2012-2013 sarà pari al -6,9%, che equivale ad una diminuzione della spesa delle famiglie di oltre 49 miliardi di euro. Un andamento che infliggerà ferite sempre più profonde all’intero sistema economico, aggravando la situazione sul versante occupazionale e su quello della produzione. “Per questo è estremamente urgente intervenire per contrastare, prima di tutto, la crescita ingiustificata ed inammissibile dei prezzi, frutto di evidenti meccanismi speculativi; oltre ad eliminare in maniera definitiva l’impensabile aumento dell’Iva da luglio – dichiarano i Presidenti di Federconsumatori e Adusbef Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti – Chi non specula sui prezzi, di questi tempi, specula sulla qualità. Si sono moltiplicate in maniera allarmante le segnalazioni relative alle frodi alimentari, messe in atto da veri e propri impostori pronti a mettere a rischio la salute dei cittadini pur di accrescere il proprio margine di guadagno”.
“Il calo dell’inflazione – dichiara Pietro Giordano, Segretario Generale di Adiconsum – non deve essere considerato un segno positivo, ma un’ulteriore prova della recessione in atto che ha portato ad un abbattimento dei consumi riportandoli indietro agli anni ’90, con effetti a catena sui prezzi al consumo che, in mancanza di mercato, inevitabilmente diminuiscono. Esempio eclatante – continua Giordano – è il calo del prezzo dei beni energetici non regolamentati, indubbiamente dovuto ad un diminuito uso dell’auto e del trasporto su gomma dei beni di consumo, ma anche il rallentamento della corsa del carrello della spesa per la diminuzione della spesa familiare anche di quei prodotti acquistati con maggiore frequenza dal cibo ai carburanti.
Adiconsum ribadisce che diventa indispensabile attuare:
- la riforma fiscale con abbattimento delle aliquote IRPEF dei lavoratori dipendenti e dei pensionati;
- rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, pena l’esplosione di una emergenza sociale con problemi di ordine pubblico;
- detassazione del salario di produttività;
- taglio del cuneo fiscale
“Solo aumentando il reddito delle famiglie è possibile rilanciare i consumi e quindi la produzione di beni e servizi con conseguente beneficio per l’occupazione e quindi del reddito disponibile delle famiglie. I partiti tutti – conclude Giordano – trovino con urgenza un assetto governativo capace di dare sicurezza al paese e al mercato internazionale, abbandonando le logiche da campagna elettorale che ancora oggi, purtroppo, a distanza di 40 anni sono in primo piano sui media nazionali e internazionali”.