Lo scorso 31 gennaio è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la cd “Legge Salva Olio”. Il comparto oleario italiano ha infatti la necessità di essere salvato, non solo dalle frodi e dall’italian sounding ma anche da molte problematicità come la difficoltà dei consumatori di percepire la qualità dell’olio extra vergine Made in Italy. Proprio la “Legge Salva Olio” è stata il punto di partenza del seminario Norme e regole per la commercializzazione dell’olio di oliva. Luci e ombre nelle dinamiche di mercato organizzato dall’INEA oggi a Roma.
La norma (Legge  9 del 14 gennaio 2013 recante “Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini” )prevede una serie di misure a tutela del prodotto nazionale, come l’introduzione in etichetta di modalità più chiare per l’indicazione dell’origine e del termine minimo di conservazione a 18 mesi dalla data di imbottigliamento, il rafforzamento degli istituti processuali e investigativi in casi di adulterazione o frode degli oli di oliva vergini e inasprimento delle sanzioni a contrasto delle frodi.
D’altra parte le truffe non mancano. Nel 2012 l’ ICQRF ha svolto 4302 ispezioni nel settore oleario controllando oltre 7900 prodotti. Di questi 580 (7,3% ) sono risultati irregolari. L’Ispettorato ha analizzato 756 campioni , di cui 67 sono risultati fuori legge. In totale ammontano a 69 le notizie di reato e a 474 le contestazioni amministrative elevate, mentre circa 20 milioni di euro è il valore dei sequestri. Proprio pochi giorni fa una imponente operazione antifrode, che ha coinvolto l’ICQRF, la Finanza e l’Agenzia delle Dogane, ha portato al sequestro di circa 420 tonnellate di olio di oliva per un valore commerciale di oltre un milione di euro. Un’altra articolata indagine, coordinata dalla Procura di Siena, ha portato all’accertamento di una truffa estesa in diversi paesi del bacino mediterraneo. Gli istituti preposti ai controlli hanno infatti ritrovato olio extra vergine di oliva ottenuto dalla illecita miscelazione con materie prime di categoria inferiore (4200 tonnellate), falsamente dichiarato 100% italiano (3500 tonnellate) e non conforme ai parametri di legge (450 tonnellate).
“La consapevolezza della diffusa incidenza delle frodi ha portato il legislatore a creare un forte apparato di disincentivi penali e reputazionali – commenta Stefano Masini, Professore presso il Dipartimento di Diritto e Procedura Civile, Università Roma Tor Vergata – Di questi ultimi è importante sottolinearne la capacità deterrente”. Masini ricorda infatti quanto previsto dalla legge  in caso di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine di oli extra vergini : “L’articolo 13 prevede infatti la pubblicazione della sentenza a spese del condannato su almeno due quotidiani a diffusione nazionale. Dalla condanna discende anche il divieto per cinque anni di mettere in atto qualsiasi condotta, comunicazione commerciale e attività pubblicitaria finalizzata alla promozione di oli di oliva vergini”.
 Per salvare e valorizzare l’olio extra vergine italiano non bastano i deterrenti ai truffatori. Serve soprattutto comunicare al consumatore la vera qualità del prodotto. “La prima cosa che vogliono sapere i cittadini – afferma Agostino Macrì, Unione Nazionale Consumatori – è se l’olio extra vergine di oliva che trovano negli scaffali dei negozi e supermercati a prezzi ampiamente sotto i 5 euro sono sicuri o presentano qualche pericolo. Bisogna dare una risposta precisa perché l’olio è consumato in tutte le fasce di età ed è un componente essenziale della nostra dieta. Indipendentemente dalle norme esistenti è necessario fornire delle indicazioni chiare ai cittadini in primo luogo sulla sicurezza alimentare e anche sui vantaggi che possono derivare dal consumo di prodotti interamente italiani. Solo così i consumatori avranno la possibilità di fare una scelta consapevole a tutela della loro salute e anche degli interessi delle produzioni nazionali”.
La comunicazione diventa così un tema cruciale per individuare al strada di salvezza del nostro olio. L’asimmetria informativa tra i venditori e distributori da un lato e i consumatori dall’altro sono all’origine del “fallimento del mercato che avviene quando i molti segni della qualità dell’olio italiano non arrivano ai cittadini che hanno a disposizione informazioni incomplete e inadeguate per valutarne le caratteristiche”, precisa il Professor Gervasio Antonelli, del Dipartimento di Economia, Società e Politica dell’Università degli Studi di Urbino.
 “E’ difficile comunicare la qualità – afferma con chiarezza Luigi Caricato, direttore della rivista specializzata “Teatro Naturale” e di “Olio Officina Food Festival – Il consumatore non sa percepirla e i produttori non sono in grado di comunicarla. Pensiamo all’aspetto salutistico di questo prodotto: paradossalmente gli oli da seme puntano di più sul fronte salutistico rispetto all’extra vergine di oliva. Chi produce oli da olive lavora in difetto di comunicazione, con metodologie troppo vetuste”. Caricato va oltre e il titolo della Legge Salva Olio “un chiaro sintomo di crisi profonda e una disfatta inarrestabile. La frattura, mai voluta dagli addetti al settore, tra mondo della produzione, olivicoltori e frantoi ani e aziende di marca ha di fatto indebolito il sistema”.
“Oggi i protagonisti della scena mondiale sono gli altri Paesi produttori – conclude Caricato – Da noi spiccano le individualità. Per guadagnare la risalita e aspirare alla tanto auspicata rinascenza, occorre abbandonare le secche dell’ideologia e favorire la guarigione di un associazionismo afflitto da complessi di superiorità morale. Più che nuove leggi serve uno psicologo che curi lo stato di inedia in cui sembra essere caduto ormai da tempo l’intero comparto olivicolo e oleario italiano”.
 A cura di Silvia Biasotto


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