Carne di cavallo, trovate tracce nelle lasagne alla bolognese e all’emiliana
Ormai da giorni sono partiti i controlli dei Nas, disposti dal Ministero della Salute, sui prodotti a base di carne di bovino, alla ricerca di tracce di carne equina. E la ricerca continua a dare i suoi frutti: trovata carne equina, non dichiarata in etichetta, in un campione di “Lasagne alla bolognese” surgelate da 600 gr prelevate dal Nas di Brescia in un supermercato della città, e in un campione di “Lasagne all’Emiliana” da 2.500 gr prelevate dal Nas di Padova in un supermercato di Verona.
Per quanto riguarda il primo campione, il lotto in questione è il n. 12326 con scadenza 23 maggio 2014, prodotto e confezionato dalla ditta PRIMIA di San Giovanni in Persiceto (BO). La PRIMIA ha utilizzato carne macinata della ditta di import/export DIA di Calcinato (BS), ricavata a sua volta da carne fornita da 2 ditte della provincia di Brescia, presso le quali sono in corso ulteriori accertamenti. Le indagini condotte dai NAS di Bologna e Brescia hanno consentito il ritiro immediato dal commercio delle lasagne in questione e il sequestro cautelativo sanitario di circa 6 tonnellate di macinato e carne dichiarati come carne bovina e di 2.400 confezioni di “Lasagne alla bolognese” (appartenenti ad altri lotti di produzione) che ora saranno esaminate dagli Istituti zooprofilattici sperimentali.
Il secondo sequestro riguarda il lotto n. 10213 con scadenza 30/03/2013, prodotto e confezionato dalla ditta EUROCHEF ITALIA s.r.l. di Sommacampagna (VR), che ha utilizzato carne in blocchi congelati da 20 kg proveniente dalla ditta S.A.V. srl di Sona (VR), sulla quale in queste ore sono in corso verifiche.
Nessuna traccia di Dna equino è stata, invece, trovata dal l’Istituto zooprofilattico di Torino sui campioni di carne bovina, macinata cotta e surgelata, prelevati dallo stabilimento SAFIM di None (TO) e la carne è stata dissequestrata.
I Nas hanno prelevato, oggi ulteriori 24 campioni riferiti a 8 marche diverse, che portano cosi a 316 i campionamenti per 129 marche. Il Ministro della Salute Renato Balduzzi sottolinea l’importanza del lavoro dei Nas, che non hanno smesso di lavorare per la tutela della salute dei cittadini e per il contrasto a quella che sembra sempre di più una colossale frode”. “Al momento non si riscontra alcun allarme per la salute – fa sapere Balduzzi – L’Italia conferma anche in questa occasione il primato della sicurezza alimentare a livello comunitario. I campioni prelevati fino sono praticamente ad oggi il doppio di quelli raccomandati dalle disposizioni UE”. Balduzzi ha inviato il direttore generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e la Nutrizione del Ministero della Salute, Silvio Borrello, a Bruxelles, dove nel pomeriggio parteciperà, insieme alla delegazione italiana, al vertice sullo scandalo della carne equina. Il Ministero della Salute riferirà in sede europea che i controlli in Italia vengono effettuati dagli uffici del Ministero in collaborazione con i Carabinieri del Nas.
Si torna a chiedere all’Europa di introdurre un’etichetta trasparente e di evitare che lo scandalo generi una fuga dei consumatori dai prodotti surgelati a base di carne bovina.
“Purtroppo quello che si temeva si è verificato: anche nel nostro Paese la disonestà commerciale di chi indica in etichetta cose diverse da quelle contenute nel prodotto, può essere un fenomeno molto più diffuso di quanto si possa credere” commenta l’Aduc, secondo cui la situazione non è sotto controllo perché le autorità preposte probabilmente non fanno quello che dovrebbero fare. “Occorre intervenire subito per evitare la scontata fuga dei consumatori nei confronti di tutti i prodotti precotti a base di carne”.
Anche secondo la Cia-Confederazione italiana agricoltori, bisogna evitare che altri scandali alimentari provochino allarmismi ingiustificati tra i consumatori, con danni per tutto il sistema agroalimentare. “E’ quanto mai essenziale accelerare i tempi nell’Unione europea per una completa tracciabilità di tutti i prodotti. La tracciabilità degli alimenti – afferma la Cia – sta diventando sempre più un’esigenza inderogabile. D’altra parte, 7 cittadini europei su 10, secondo un’indagine Eurobarometro, sono favorevoli a un’etichetta trasparente, a cominciare dall’indicazione d’origine. Una percentuale che cresce a oltre il 90% nel nostro Paese. La trasparenza in etichetta è una misura indispensabile di tutela contro frodi commerciali e truffe a tavola, che minano la fiducia dei cittadini e hanno effetti diretti sui consumi”. Secondo la Cia, il dilagare della vicenda in tutt’Europa potrebbe avere conseguenze pesanti sui consumi, con danni economici e d’immagine per le aziende del settore. Allarmi e scandali alimentari sono costati negli ultimi dieci anni 5 miliardi di euro solo al nostro Paese.
La Coldiretti fa riflettere con alcuni dati: nel 2012 in Italia sono stati prodotti nei macelli 16,5 milioni di chili di carne equina (per la maggioranza di cavallo) ma si stima che appena il 25% derivi da animali nati, allevati e macellati a livello nazionale mentre la stragrande maggioranza viene dall’estero. “La produzione nazionale è del tutto insufficiente per soddisfare il fabbisogno interno ed in Italia nel 2012 – sottolinea la Coldiretti – sono stati importati 30 milioni di chili di carne di cavallo senza l’obbligo di indicarne la provenienza in etichetta nella vendita al dettaglio tal quale o come ingrediente nei prodotti trasformati.
Secondo Federconsumatori, a fronte delle rassicurazioni del Ministro permangono i dubbi circa i rischi per la salute dei cittadini. “Quello che è accaduto è inqualificabile: se, come chiediamo da anni, fosse stata adottata una precisa e severa normativa sull’etichettatura, sulla tracciabilità e sulla composizione dei prodotti alimentari, (superando le resistenze dell’Europa) tutto ciò si sarebbe potuto prevenire ed evitare – scrive l’Associazione – Per questo ribadiamo la necessità di tutelare la sicurezza alimentare dei cittadini introducendo l’obbligo di indicazione d’origine in etichetta per tutti i prodotti alimentari (e per tutte le componenti). Un’indicazione che ricostruisca tutte le tappe della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti, in una logica che adegui i sistemi di controllo e vigilanza ai mercati globali. È fondamentale, in tal senso, che tale normativa sia adottata, oltre che in Italia, anche a livello Europeo, collocando l’azione comunitaria in un quadro di cooperazione internazionale per prevenire e gestire i rischi. La corretta informazione sui prodotti alimentari – conclude Federconsumatori – è un diritto fondamentale dei cittadini, che va garantito in quanto strettamente legato alla salute ed all’integrità della persona”.