Decrescita o sviluppo sostenibile? E’ la domanda del secolo, o meglio lo diventerà presto. Negli ultimi anni se ne sta parlando tanto e c’è chi si pone il dilemma su quale sia il modello di sviluppo migliore da seguire per il futuro. Perché le risorse, ormai lo sanno tutti, non sono infinite e l’uomo dovrà gestirle con cura se vuole vivere ancora a lungo sulla terra. Non è un discorso apocalittico, ma una questione ambientale che è sotto gli occhi di tutti. Di questo si è parlato durante il panel formativo organizzato da Giornalisti nell’Erba, che si è tenuto oggi a Roma. Cosa si intende davvero per decrescita? E’ solo il contrario della crescita o è un cambiamento del nostro paradigma culturale?
Partiamo dall’inizio: fino a qualche anno fa anche in Europa la consapevolezza ambientale era molto carente. In alcuni Paesi, soprattutto quelli mediterranei o dell’Europa dell’Est, alcune tematiche ambientali erano ancora tabu (sono stati proprio i movimenti ambientalisti a mettere in crisi i regimi comunisti). La sensibilità sull’ambiente è maturata pian piano, dopo gli anni ’70, all’interno dell’Unione Europea che ha iniziato ad inserire nell’agenda politica una serie di direttive sulla qualità dell’aria, sui rifiuti, fino a spostare sempre di più la dimensione ambientale all’interno della nostra vita quotidiana. Ora sappiamo tutti cos’è il cambiamento climatico e quali sono le scelte che possiamo compiere ogni giorno per non accelerarlo.
Ad un certo punto, però, abbiamo iniziato a sentir parlare di decrescita. Cosa vuol dire il termine decrescita? Linguisticamente è il contrario della crescita, ma concettualmente questa parola si porta dietro una catena di altri termini con cui ha stabilito legami molto stretti. E questi termini sono tutti positivi: ad esempio economia verde, responsabilità ambientale, felicità e soddisfazione. Quindi ad un termine linguisticamente negativo (perché sottrae invece che aggiungere) vengono associati concetti positivi.
Dov’è che si crea il corto circuito? Il corto circuito si crea a livello cognitivo poiché noi siamo abituati ad immaginare la decrescita come un qualcosa di negativo, che ci sottrae risorse. Il modello economico che per anni ha dettato il nostro mondo dei consumi (e di conseguenza la nostra vita) è stato basato principalmente sull’accumulazione. “Sto meglio se riesco ad accumulare quante più risorse possibili per permettermi di comprare il frigo, l’automobile, il televisore e via discorrendo”. Ma questo discorso non può durare all’infinito anche perché non può reggere tutto il nostro essere: “siamo davvero così felici se cambiamo due telefonini all’anno?” La risposta dovrebbe essere evidente: la nostra soddisfazione non dipende solo da quanto possediamo, ma ci sono anche altri fattori importanti.
Anche perché, se ci pensiamo bene, il famoso Pil cresce anche se facciamo un incidente con l’auto o se siamo constretti a comprare le medicine per guarire da qualche malattia. E allora come si misura la ricchezza? Di certo chi possiede un frigorifero sta meglio rispetto a chi non lo possiede (il ciclo del freddo ci ha permesso di eliminare tante intossicazioni alimentari, oltre che lo spreco di molte risorse). E in questo momento ci sono ancora tante popolazioni nel mondo che sono sprovviste del frigo. E noi non possiamo negare loro l’accesso a questi beni che permettono una vita migliore. Possiamo, però, indicargli una strada diversa da quella che abbiamo seguito noi. Imparare dagli errori commessi vuol dire affidarsi ad un modello di sviluppo diverso, più sostenibile. Per fare questo abbiamo a disposizione la tecnologia che ci permette di creare progresso non guardando soltanto al profitto. Ecco, è questa la chiave di tutto: che si chiami decrescita o sviluppo sostenibile, la strada è quella di un percorso diverso che ci permetta di vivere meglio imparando dagli errori.
Il premio di Giornalisti nell’Erba per il Personaggio Ambiente 2012  è andato ad Alessio Ciacci, assessore all’ambiente del Comune di Capannori (LU), che ha conquistato il 39,2 % delle preferenze. Alessio Ciacci è l’assessore che per primo ha creduto nella strategia “Zero Rifiuti” e che, in pochi anni, ha portato il suo Comune a oltre l’80% di raccolta differenziata. Rientra tra le sue ultime imprese virtuose la riscoperta della Canapa nel territorio come risposta ecologica ed economica alla crisi che attraversa l’agricoltura in Italia. Cresci è anche uno dei fondatori dell’Associazione Comuni Virtuosi.
di Antonella Giordano
Twitter @Anto_Gior


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