Germanwatch, Italia al 21° posto: passi avanti nelle performance climatiche
L’Italia arriva al 21° posto nella classifica mondiale dei paesi attenti ai cambiamenti climatici. Si tratta del rapporto annuale di Germanwatch sulle performance climatica dei principali paesi della Terra, realizzato in collaborazione con il Climate Action Network (CAN) e Legambiente per l’Italia, presentato oggi a Doha. Anche quest’anno la classifica non ha assegnato a nessun paese i primi 3 posti, poiché nessuno ha messo in campo azioni virtuose in grado di contribuire a limitare le emissioni al disotto dell’obiettivo dei 2°C. Quindi si parte dal 4° posto che è stato assegnato alla Danimarca; seguono Svezia e Portogallo.
In totale i paesi in graduatoria sono 61 e la performance di ognuno è stata valutata attraverso il “Climate Change Performance Index” (CCPI), che prende in considerazione 4 parametri principali: il livello delle emissioni, che pesa per il 30% dell’indice complessivo; il trend delle emissioni nei principali settori (elettrico, industria, costruzioni, trasporti, e abitazioni), che pesa per il 30%; l’uso di energia rinnovabile, che pesa per il 10%; l’efficienza energetica, che pesa per il 10%; e la politica per il clima per il 20%.
Quest’anno, per la prima volta, sono stati presi in considerazione anche i dati sulle emissioni provenienti dalla deforestazione. Questo ha determinato una discesa in classifica di paesi come Brasile e Indonesia, dove la deforestazione ha un forte impatto sulle emissioni globali.
Tornando all’Italia, il responsabile Politiche Europee di Legambiente, Mauro Albrizio, ha sottolineato come negli ultimi cinque anni il nostro Paese abbia “fatto significativi passi in avanti, passando dal 48° al 21°posto di quest’anno”. “Performance dovuta alla riduzione delle emissioni conseguente non solo alla recessione, ma anche al ruolo importante giocato dalle rinnovabili e dall’efficienza energetica negli ultimi anni. I progressi fatti fino ad ora rischiano però di essere compromessi dalla Strategia energetica nazionale (SEN) presentata dal governo – ha ribadito Albrizio – La SEN, invece, di puntare decisamente alla riduzione del consumo e delle importazioni di fonti fossili, individua, sia per l’efficienza energetica che per le fonti rinnovabili, strategie generiche e strumenti inadeguati a raggiungere gli obiettivi previsti e propone un rilancio della produzione di idrocarburi nazionali, che appare sbagliata oltre che incoerente”.
La “top ten” della classifica 2013 resta comunque dominata da paesi europei, anche se Olanda e Polonia presentano una performance di gran lunga al disotto della media; mentre Portogallo, Spagna, Italia, Irlanda e Grecia, hanno fatto considerevoli passi in avanti anche grazie alla riduzione delle emissioni dovuta alla recessione di questi ultimi anni. Bisogna anche ricordarsi che in tutti i 27 Stati membri dell’UE, dal 1990 al 2011 si è avuta una riduzione del 17,5% delle emissioni accanto ad un aumento del 48% del PIL. Gli Stati Uniti si piazzano al 43° posto e registrano rilevanti passi avanti per quanto riguarda la riduzione di emissioni conseguente non solo alla crisi economica, ma anche alla riconversione di molte centrali da carbone a gas. Un piccolo miglioramento anche per la Cina (54°), che nonostante continui ad aumentare pericolosamente le sue emissioni, ha visto migliorare l’efficienza energetica del suo sistema produttivo.