Bibite con più frutta, Produttori: potrebbero non piacere
Il decreto Balduzzi di riforma della sanità è stato approvato qualche giorno fa introducendo definitivamente l’obbligo, per i produttori di bibite, di innalzare la percentuale di frutta al 20% (ora è al 12%) nelle bevande a base di succhi. Tuttavia le polemiche che hanno accompagnato tutto l’iter di approvazione della legge non si placano con Assobibe e Mineracqua chesperano che l’Europa blocchi tutto. Secondo le due organizzazioni si rischia che le bibite ‘modificate’ non trovino il consenso dei consumatori abituati ad un gusto diverso: “Questi prodotti, tra cui rientrano per esempio acque toniche e aperitivi analcolici aromatizzati agli agrumi, nascono per rispondere a preferenze di gusto ed esigenze di mercato diverse rispetto alle bevande a base di succo. Tipicamente contengono solo aromi o piccole percentuali di succo di agrumi. Una legge che impone di trasformarli in bevande con caratteristiche analoghe a quelle di un’aranciata è, secondo le associazioni, insensata. Per questo lanciamo un appello al Governo e Parlamento affinché vengano rivalutate le decisioni su questo argomento”.Se Assobibe e Mineracqua pensano al gusto dei consumatori (e alle loro vendite), Coldiretti ha a cuore al salute dei consumatori e di conseguenza ha salutato con favore la decisione: la norma “concorre a migliorare concretamente la qualità dell’alimentazione e a ridurre così le spese sanitarie dovute alle malattie, dall’influenza all’obesità. Non va peraltro dimenticato – afferma Sergio Marini, presidente Coldiretti – l’impatto economico sulle imprese agricole poiché l’aumento della percentuale di frutta nelle bibite potrebbe salvare oltre diecimila ettari di agrumeti italiani con una estensione equivalente a circa ventimila campi da calcio, situati soprattutto in regioni come la Sicilia e la Calabria. Consumare più frutta significa ridurre le malattie collegate direttamente all’obesità che sono responsabili – continua la Coldiretti, sulla base dei dati della Commissione europea – del 7 per cento dei costi sanitari dell’Unione europea, questo perché l’aumento di peso è un importante fattore di rischio per molte malattie come i problemi cardiocircolatori, il diabete, l’ipertensione, l’infarto e certi tipi di cancro. In Italia ci sono – conclude la Coldiretti – un milione di persone non mangiano mai frutta, soprattutto tra i più giovani.
Peccato che le industrie del settore comprino gli agrumi all’estero dove costano molto meno.