“Sulla corruzione il Governo non deve fare rapporti ma trovare soluzioni”. Così Vittorio Ferla, responsabile di Cittadinanzattiva per la Trasparenza e la Legalità, commenta i dati diffusi oggi e contenuti nel rapporto sulla corruzione in Italia che sarà presentato lunedì 22 ottobre, a palazzo Chigi, e poi ancora il 6 novembre alla Treccani. Secondo l’anticipazione fornita ieri da Repubblica, la corruzione costa all’Italia 60 miliardi, costi valutati dalla Corte dei conti cui vanno aggiunti quelli “indiretti”. Scrive il rapporto: “Si pensi a quelli connessi ai ritardi nel definire le pratiche amministrative, al cattivo funzionamento degli apparati pubblici, all’inadeguatezza, se non inutilità, delle opere pubbliche, dei servizi pubblici, delle forniture pubbliche“. Eccoci ai “costi striscianti”, al “rialzo straordinario che colpisce le grandi opere, valutabile intorno al 40 per cento”. Sta qui quella che Monti chiama “la perdita di competitività del Paese”. Si legge nel rapporto che “la corruzione, se non combattuta adeguatamente, produce costi enormi, destabilizzando le regole dello Stato di diritto e del libero mercato”.
Secondo Ferla, il Governo rischia il ridicolo: “Se non ci fosse la mobilitazione di migliaia di cittadini non si riuscirebbe nemmeno a fare approvare una legge anticorruzione che è soltanto un pannicello caldo; dall’altro, il governo si mette a produrre rapporti mantenendo in piedi l’ennesima commissione per lo studio della corruzione”.
“Sul piano dei numeri, il rapporto del Governo dimentica la cosa fondamentale: che il costo della corruzione è prima di tutto per le famiglie, con il progressivo taglio dei servizi sociali, scolastici e sanitari. Negli ultimi anni calcoliamo 17mld di tagli alla sanità, 8mld di tagli alla scuola, un paio di miliardi di tagli alle politiche sociali. Con conseguenze pesantissime sulle tasche dei singoli cittadini.
Cittadinanzattiva individua quattro azioni concrete che il Governo dovrebbe fare subito per essere credibile:


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