Federcontribuenti aveva presentato, a metà aprile, un esposto alla procura penale di Roma, ipotizzando il reato di stalking a proposito delle norme che autorizzano banche e agenzie di recupero crediti a mandare raccomandate, minacce di pignoramenti e telefonate varie ai cittadini già in difficoltà.
L’esposto di Federcontribuenti chiedeva alla magistratura di aprire un fascicolo per individuare le responsabilità penali sui troppi casi di suicidio per difficoltà economica. Il pm, però, ne ha richiesto l’archiviazione. Federcontribuenti si oppone e rilancia, ricordando che nel codice penale figura l’istigazione al suicidio e non si capisce perché la magistratura non debba aprire un fascicolo su questi episodi.
Secondo Federcontribuenti, infatti, si tratta di suicidi non tanto legati a disperazione o vergogna a seguito di un fallimento individuale, ma maturati nell’ambito di una pratica comunemente usata da banche, Equitalia e altrettanti uffici di recupero crediti che esercitano un’enorme pressione psicologica, tale da annullare forza e dignità di persone già messe a dura prova. “Ci è capitato di dover diffidare queste agenzie, solitamente uffici legali, nel continuare ad assalire i cittadini telefonicamente – spiega il Presidente di Federcontribuenti Carmelo Finocchiaro – Giorni fa, una coppia di Roma, ci chiamò in preda alla disperazione per queste continue telefonate minatorie”.  E’ bastata una diffida inviata per fax per fermare lo stalking, ma non per tutti è così. “Indagando la magistratura potrebbe aprire la strada ad un percorso capace di mettere fine all’ingiustizia sociale”.
 


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