Visco: “Troppe tasse, non cresciamo”
Per l’Italia il 2012 non potrà non essere un anno di recessione, per le incertezze finanziarie e le drastiche, pur se indispensabili, misure di correzione del bilancio pubblico. E’ questo uno dei passaggi delle Considerazioni finali lette dal Governatore Ignazio Visco in occasione dell’Assemblea Ordinaria dei Partecipanti di Banca d’Italia. Visco, alla sua prima Assemblea, ha iniziato la lettura delle 18 pagine di documento rivolgendo un pensiero alle popolazioni colpite dal sisma e a Fabrizio Saccomanni, Direttore Generale, il cui nome trapelò per il dopo Draghi (poi la scelta ricadde su Visco).Le Considerazioni del Governatore non potevano avere altro punto di partenza se non l’analisi del contesto economico europeo e, poi, italiano: “Dalla scorsa estate una crisi di gravità eccezionale ha investito l’Europa e l’Italia” ha detto ricordando il record raggiunto dal differenziale rispetto al Bund. Una crisi, tuttavia, contrastata a tre livelli che ha fatto in modo che la caduta della fiducia venisse arrestata: “Le autorità nazionali dei paesi più esposti hanno attuato incisive correzioni dei conti pubblici e predisposto riforme strutturali per la crescita, interagendo con le autorità europee; in Italia gli interventi avviati in estate sono stati completati e rafforzati dal nuovo Governo. Nell’Unione europea si è accelerata la riforma della governance, sisono potenziati gli strumenti di sostegno finanziario ai paesi in difficoltà, sono stati richiesti rafforzamenti patrimoniali alle banche. L’eurosistema è intervenuto con misure di natura straordinaria e di ampia portata”.
Nel nostro Paese gli effetti – come è evidente – hanno fatto sentire il loro peso e non è escluso che lo facciano nel futuro: “In Italia la produzione industriale, che aveva a stento recuperato nel secondo trimestre dello scorso anno meno della metà dei 25 punti percentuali persi nella recessione del 2009, è da allora caduta del 5 per cento. Il prodotto interno lordo è diminuito dalla scorsa estate per tre trimestri consecutivi, con una perdita complessiva di circa 1,5 punti percentuali. Il tasso di disoccupazione è salito, da luglio allo scorso marzo, da poco più dell’8 per cento a quasi il 10; fra i giovani con meno di 25 anni, dal 28 al 36 per cento”.
Visco ha poi fatto riferimento al sistema bancario che ha visto diminuire la raccolta all’ingrosso: “Per le banche del nostro e di altri paesi, la riduzione della raccolta all’ingrosso era di entità assai rilevante. Negli ultimi cinque mesi del 2011 la provvista netta delle banche italiane presso non residenti, sull’interbancario estero e in obbligazioni, diminuiva di oltre 100 miliardi”.
Un sistema bancario – si legge nel documento – che è rimasto stabile anche quando le tensioni si acutizzavano; una stabilità assicurata da un insieme di fattori: “una bassa esposizione ai prodotti della finanza strutturata; regole e controlli di vigilanza volti a evitare l’assunzione di rischi eccessivi; una leva finanziaria contenuta nel confronto con altre banche europee; un peso elevato di strumenti di capitale effettivamente in grado di assorbire le perdite. Vi hanno contribuito l’assenza nel nostro paese di una bolla immobiliare e il limitato livello del debito delle famiglie”.
Famiglie virtuose, quelle italiane, cui le banche hanno prestato (fino a marzo 2012) 1.950 miliardi di euro, il 125 per cento del PIL. “Depositi e obbligazioni collocate presso le famiglie, le forme di raccolta più stabili, consentono di finanziare i prestiti per l’85 per cento; nella prima metà dello scorso decennio questa quota superava il 90 per cento. Le difficoltà di raccolta e l’aumento dei premi per il rischio sui mercati all’ingrosso – interbancario europeo e finanziario internazionale – impongono alle banche di procedere, con la necessaria gradualità, a un riequilibrio del rapporto tra impieghi e fonti stabili di raccolta”.
Il Governatore ha, poi, accennato alla regolamentazione sottolineando come “la crisi abbia indotto a valutare i benefici di una regolamentazione più stringente” ma ha anche ricordato che da sola la regolamentazione non basta e che la Banca d’Italia si adopera per favorire l’adozione di prassi di supervisione e controllo intense e rigorose che non devono essere diretti a comprimere l’autonomia imprenditoriale delle banche. A questo proposito Visco ha menzionato la disciplina di Bankitalia per la tutela dei clienti basata “sulla promozione della consapevolezza delle scelte in campo finanziario, sulla trasparenza nei contratti, sulla ricerca dell’efficienza”.
Poi un appello agli intermediari: “Se per primi non adottano un approccio più convinto al contenimento dei costi, all’attenta gestione dei rischi, inclusi quelli fiscali, alla tutela della loro clientela, se la qualità dei rapporti con gli utenti è considerata come un costo e non come una leva competitiva, i risultati, alla lunga, non possono che essere deludenti”. Costi che, sempre secondo Visco, vanno ridotti anche aumentando “significativamente l’efficienza dei processi produttivi e distributivi, a valorizzare il contributo delle nuove tecnologie. Un’ampia diffusione di nuove modalità di accesso ai servizi bancari richiede di riconsiderare l’economicità dell’intera struttura distributiva. Alla fine del 2011 erano abilitati a effettuare operazioni bancarie on line 14,3 milioni di conti bancari intestati a famiglie e 1,7 intestati a imprese, valori pari rispettivamente a 5 e 3 volte quelli registrati dieci anni prima. Tra il 2001 e il 2008 il numero degli sportelli è cresciuto di circa il 20 per cento; successivamente ha registrato solo una modesta flessione”.
E, infine, alla Politica affinchè continui sulla strada delle riforme strutturali i cui “lavori vanno proseguiti con energia accresciuta e visione ampia, dall’istruzione alla giustizia, alla sanità” tenendo sott’occhio la pressione fiscale che ha raggiunto “livelli non compatibili con una crescita sostenuta”: “La sfida si sposta: occorre trovare, oltre a più ampi recuperi di evasione, tagli di spesa che compensino il necessario ridimensionamento del peso fiscale”.
Di Valentina Corvino
Se si vogliono ridurre le tasse e riattivare i consumi dei milioni di italiani tartassati dalle imposte dirette ed indirette,regionali,comunali,provinciali e chi più ne ha più ne metta ed avviare la crescita la soluzione c’è basta tassare le grandi proprietà i grossi depositi bancari,le evasioni fiscali senza se e senza ma,tassare del 20% i capitali scudati.Ma tutto ciò è utopia perchè chi governa la nazione non prenderà mai provvedimenti seri nel senso suesposto, perciò le chiacchiere stanno a zero e non ne usciremo fuori mai fino a quando i ricchi mangeranno sè stessi con il fallimento della nazione