I professionisti, in Italia, combattono da sempre con una serie di ostacoli e vincoli che posizionano il nostro Paese tra quelli con una regolamentazione più elevata (nella classifica elaborata dall’OCSE è al 31° posto su 34 nazioni). Ma le difficoltà aumentano se questi professionisti vogliono andare a lavorare in un altro Paese europeo. Dal 2007, quando l’Italia ha recepito la normativa comunitaria sulla mobilità dei professionisti all’interno dell’Unione Europea, le cose sono migliorate, ma non troppo.
Tra i professionisti italiani che vanno all’estero e quelli che arrivano in Italia da altri paesi c’è sostanzialmente un saldo in equilibrio, in termini di numeri, ma la differenza è sulle competenze. Secondo la ricerca “Dall’Italia all’Europa, dall’Europa all’Italia. (Giovani) Professionisti in Movimento” condotta dal Centro Studi del Forum Nazionale dei Giovani in collaborazione con il CNEL, e presentata oggi a Roma, è appunto il valore aggiunto che cambia: l’Italia attrae un numero più alto di professionisti a medio-basso valore aggiunto, mentre lascia andare quelli con un background formativo elevato. I Paesi preferiti dai nostri professionisti sono Gran Bretagna, al primo posto con 4130 domande di trasferimento dall’Italia tra il 1997 e il 2010, la Svizzera (1515) e la Germania (1140). Il Paese che, invece, è più attratto dall’Italia è la Romania, con 5097 domande di trasferimento verso il nostro Paese.
I professionisti iscritti a qualche Ordine, in Italia, sono oltre 2.122.817; i più numerosi sono medici, chirurghi, odontoiatri, infermieri e ingegneri. I meno numerosi sono gli spedizionieri doganali e i notai. Prendendo in considerazione, in particolare, alcune professioni (architetti, avvocati, commercialisti, giornalisti, medici, notai e psicologi), emergono elevati livelli di regolamentazione sia per l’accesso sia per la conduzione della professione. Questo ostacola soprattutto i giovani: infatti, solo il 9,4% degli iscritti agli albi ha meno di 30 anni.
Certo ci sono differenze tra le varie professioni: le meno accessibili ai giovani sono notai, medici e commercialisti; nel mezzo ci sono architetti e consulenti del lavoro, mentre giornalisti, psicologi e avvocati sono le professioni “più giovani”. Tra i notai, gli over 40 rappresentano quasi il 90%, mentre tra i giornalisti, oltre un quarto ha meno di 35 anni.
Dalla ricerca emerge una valutazione negativa condivisa tra professionisti e imprenditori nei confronti del sistema formativo italiano: è considerato troppo teorico e scarsamente attento al mondo dell’impresa e del lavoro. La fase del tirocinio post universitario, ad esempio, rischia di trasformarsi in un periodo di sfruttamento e prestazione d’opera a basso costo, piuttosto che essere momento di formazione.
Inoltre, tra le maggiori difficoltà che incontra qualunque giovane che si affaccia al mondo del lavoro spiccano quelle con il sistema creditizio, basato su un sistema di garanzie reali che spesso sono inaccessibili per le giovani generazioni. Dunque l’Italia deve fare ancora molto in termini di mobilità dei giovani professionisti, partendo dal riconoscimento dei titoli, verso una maggior omogeneità dei percorsi formativi, migliorando il sistema formativo, l’orientamento ed il tirocinio, ma anche intervenendo sul sistema degli ordini.
Dalla ricerca emerge che i  professionisti più agevolati nella mobilità europea sono medici e architetti; psicologi e giornalisti incontrano medie difficoltà, mentre notai, commercialisti, consulenti del lavoro e avvocati sono quelli che incontrano maggiori ostacoli.
 
 


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