Come costruire un futuro migliore per i pesci e i pescatori? Per rispondere a questa domanda è necessario avere coscienza di quanto è avvenuto nel tempo. Questo l’obiettivo del volume  edito dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf ) “Lo stato della pesca e dell’acquacoltura nei mari italiani” e presentato oggi a Roma. “Un’opera così – ha detto il ministro Mario Catania – non si faceva da ottanta anni. Si tratta di un lavoro che interviene in una fase storica particolare del mondo della pesca, settore attraversato da molteplici problematiche”.
 Oltre 140 autori, coordinati da Stefano Cataudella, professore ordinario di Ecologia nell’Università di Roma di Tor Vergata e responsabile scientifico del progetto e da Massimo Spagnolo, direttore dell’IREPA di Salerno (Istituto per la ricerca economica in pesca ed acquacoltura) e curatore dell’opera hanno infatti dato vita a un’opera che fotografa lo stato attuale della pesca e dell’acquacoltura con approfondimenti su tematiche cruciali per il futuro. Nel libro molti capitoli sono stati dedicati alla ricerca, proprio per raccogliere le esperienze e le basi scientifiche a disposizioni per prevedere gli effetti attesi di misure gestionali e politiche.
 Altro tema portante è la sostenibilità della pesca e la Politica Comune delle Pesca. Sulla PCP Catania ha sottolineato come in Europa “la percezione è che le soluzioni prefigurate dalla Commissione Europea incontreranno grandi difficoltà di accettazione da parte di alcuni Paesi membri”. Il riferimento è a delicato tema dei delle Concessioni di Pesca Trasferibili (TFC), ovvero quote di pesca trasferibili. “Viceversa – ha proseguito il Ministro –  vi è una diffusa unanimità sul raggiungimento dello sforzo massimo sostenibile per vari tipi di stock. Si tratta di un negoziato complesso e lungo”.
 Dal fronte europeo a quello italiano, dove diminuiscono gli occupati, il numero delle imbarcazioni e la produzione ma aumentano i consumi. In particolare, secondo “Lo stato della pesca e dell’acquacoltura nei mari italiani”  tra il 2004 e il 2010 si è registrato un progressivo calo degli occupati nella pesca marittima quantificabile inoltre 6mila posti di lavoro. Anche il numero delle imbarcazioni è sceso: dal 1983 al 2010 è diminuito di circa 10mila unità . L’andamento della produzione della pesca, invece, è risultato crescente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale raggiungendo il massimo negli anni Ottanta, per poi tornare a scendere negli ultimi anni. Di contro il cosnumo di pro capite pesce e prodotti della pesca è cresciuto: in Italia parliamo di un incremento del 108%, risultato del passaggio da un consumo pro capite di circa12 kgnel1961 a25 kgnel 2005.
Per quanto riguarda l’acquacoltura, il giro di affari totale nel 2010 è stato pari a 556 milioni di euro. Si tratta di un settore dove la produzione è diminuita del 20% nel 2009 rispetto al 2002. E’ la trota la specie più prodotta in Italia: ha toccato, nel 2010, le 40mila tonnellate di produzione, pari a un valore di circa 145 milioni di euro.
Proprio a livello  nazionale, il ministro Catania ha parlato di un progetto di valorizzazione del pescato nazionale, obiettivo che spera di “raggiungere entro la fine della legislatura. Il consumatore – ha spiegato – non può sapere quale è il prodotto pescato nei mari italiani vista l’indicazione in etichetta per macroaree (Mar Mediterraneo ad esempio, ndr).” L’auspicio del Ministro è di “consentire alla filiera di identificare il prodotto proveniente dai nostri pescatori e comunicarlo al consumatore finale”.
 A cura diSilvia Biasotto


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