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L’economia sommersa è diventata uno dei principali ammortizzatori della crisi economica. In Italia muove ormai 540 miliardi di euro, spiega l’Eurispes in un rapporto pubblicato oggi,  ed è un fenomeno trasversale che interessa ampie fasce sociali in cui rientrano lavoratori dipendenti, pensionati, professionisti. C’è chi deve fare un secondo lavoro per arrivare a fine mese e chi arrotonda con l’economia informale. Il risultato è che l’Italia ancora resiste, in un contesto economico difficilissimo, perché le risorse del sommerso consentono alle famiglie di arrivare a fine mese.
A dirlo è l’Eurispes nel suo rapporto “L’Italia in nero”, uno studio sull’economia sommersa in Italia realizzato insieme all’Istituto di Studi Politici San Pio V. L’analisi evidenzia che esiste uno “spread” fra la ricchezza dichiarata e il benessere reale di cittadini e famiglie, che al bilancio di una famiglia media che viva dignitosamente mancano mille euro al mese, e che l’economia sommersa è diventata uno strumento per ammortizzare la crisi economica.
Ha detto il presidente Eurispes Gian Maria Fara presentando lo studio: “In Italia esistono tre Pil: uno ufficiale; uno sommerso, pari a 540 miliardi di euro nel 2011 e al 35% del Pil ufficiale; e un Pil criminale che ha superato i 200 miliardi di euro l’anno. Circola nel paese più ricchezza di quanta non se ne denunci. Se l’opinione pubblica  riesce a resistere è perché c’è un’economia nascosta che consente alle famiglie, e anche alle aziende, di arrivare a fine mese”. È questa economia sommersa che, argomenta l’Eurispes, permette di arrotondare i bilanci familiari e di evitare l’assalto ai forni in un contesto caratterizzato da crisi economica, inflazione in salita, salari fra i più bassi d’Europa, famiglie che hanno difficoltà con i mutui di casa e impoverimento del ceto medio.
A quanto ammonta? Secondo le stime dell’istituto di ricerca, nel 2011 l’economia sommersa muove circa 540 miliardi di euro. Erano 529 miliardi di euro nel 2010. Il sommerso italiano equivale al Pil ufficiale di Finlandia, Portogallo, Romania e Ungheria messe insieme. La mappa del fenomeno comprende il lavoro sommerso, pari a 280 miliardi di euro; il sommerso di impresa, pari a 156 miliardi di euro; l’economia informale, che muove altri 93 miliardi di euro. Il totale fa 529 miliardi di euro nel 2010 e si stima sia ancora aumentato quest’anno, fino ad arrivare a 540 miliardi di euro.
Il sommerso è un fenomeno trasversale”, ha spiegato Fara. Riguarda, è l’ipotesi dell’Eurispes, il 35% dei lavoratori dipendenti ormai costretti a fare un doppio lavoro per far quadrare i conti, cui può essere attribuito un sommerso di quasi 91 miliardi di euro; comprende il lavoro nero svolto dai migranti regolari e non; è alimentato dai pensionati che lavorano, stimati in 2 milioni 320 mila, dai piccoli lavori svolti dalle casalinghe, dal mercato degli affitti, e dalle attività in nero dei lavoratori autonomi. “Il sommerso e l’evasione fiscale – spiega Fara –sono fenomeno trasversali che interessano tutti i cittadini”. Unificano l’Italia molto più di quanto si possa pensare.
Anche se le differenze esistono. C’è una differenza fra ricchezza prodotta e qualità della vita, uno “spread” fra ricchezza dichiarata dalle famiglie e benessere reale che l’Eurispes ha provato a conteggiare a partire dalla considerazione che “lo squilibrio fra entrate e uscite di cassa rileva la presenza di una ricchezza familiare ‘non dichiarata’ in assenza della quale anche le spese di normale amministrazione risulterebbero pressoché insostenibili nel medio/lungo termine”. Il risultato è che, analizzando le diverse province italiane, emerge come in molte realtà del Sud la qualità della vita non sia compatibile con i redditi dichiarati, di molto inferiori. Lo spread maggiore si ha ad esempio a Catania, Ragusa, Sassari, Brindisi e Agrigento, mentre lo spread è nullo a Milano e quasi nullo a Roma.
L’Eurispes ha analizzato il bilancio familiare di una famiglia tipo di quattro persone di due adulti e due bambini, che conduce una vita molto rigorosa ma dignitosa: all’appello mancano quasi mille euro. Considerando le spese alimentari, le spese per la casa, l’abbigliamento, i trasporti, le bollette di tale famiglia, che “risparmia su tutto ma non fa mancare nulla ai figli e conduce una esistenza quasi spartana ma dignitosa”, il costo medio dei beni essenziali ammonta a 2.523 euro al mese; se però si aggiungono le comunicazioni, il tempo libero, la cultura, lo sport e le spese impreviste, serve una spesa mensile di 3.154 euro. E il reddito medio non ci arriva affatto. Come si fa? La risposta, spiega Eurispes, sta nel fatto che si aggiungono altri redditi: i trasferimenti dalle istituzioni o dalla famiglia; redditi da capitale mobiliare e immobiliare; e appunto secondo lavoro, spesso esercitato in nero.
Una situazione evidentemente insostenibile. Sostiene il presidente Eurispes: “La sensazione che abbiamo è che via sia una deriva per cui milioni di italiani si stanno spostando, per sopravvivere, ai confini della legalità”.
 
di Sabrina Bergamini


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1 thought on “Eurispes: economia sommersa è ammortizzatore della crisi

  1. Per fortuna che esiste il PIL sommerso: consente a tanti di sopravvivere rispetto alle pensioni da fame elargite dall’Inps. Quello che deve essere combattutto ed eliminato è il PIL criminale, che effettivamente danneggia tutti.

Parliamone ;-)

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