Baby food, Pediatri aprono gli occhi: troppe micotossine
Baby food di nuovo al centro dell’attenzione. La Federazione Italiana Medici Pediatri ha fatto sapere di aver sviluppato, in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, un’analisi sistematica di cibi e prodotti alimentari indirizzati all’infanzia per verificare le effettive composizioni alimentari che ha confermato la presenza di micotossine e altre sostanze al di sopra delle percentuali previste. “Questi dati sono stati inviati al ministero della Salute e alle autorità competenti” scrive la Fimp “per un’ulteriore verifica di merito”.“Abbiamo voluto fare questa verifica scientifica con l’obiettivo di valutare l’eventuale presenza di componenti dannose per la salute dei più piccoli, che ci è stata puntualmente confermata, in modo da poterli salvaguardare nel momento più delicato del loro sviluppo, l’età pediatrica. I primi 3 anni sono, infatti, fondamentali per la salute del bambino ed è quindi decisivo per le famiglie disporre di alimenti sicuri” ha commentato Giuseppe Mele, presidente Fimp.
“E’ importante una attività di controllo di tutta la gamma di prodotti destinati ai bambini, tra cui il baby food. Che si tratti di prodotti freschi convenzionali, biologici o industriali, la sicurezza alimentare è un prerequisito di tutti gli alimenti” ha commentato il Movimento Difesa del Cittadino (MDC) prendendo atto del cambiamento di rotta da parte della FIMP riguardo il baby food.
I Pediatri, infatti, furono criticati dall’Associazione in occasione del lancio di una locandina nella quale invitavano i genitori a preferire, per i loro bambini, i cibi industriali a quelli freschi perché più sicuri. Già in quell’occasione il Movimento Difesa del Cittadino aveva sottolineato che “le micotossine rappresentano il principale contaminante chimico segnalato dal Sistema di allerta rapido europeo”. Secondo quanto emerge dall’ultimo rapporto Italia a tavola curato dall’Associazione insieme a Legambiente, nel 2010 si sono contate 676 notifiche presenti in frutta secca, snack, erbe e spezie.
I cibi che comunque possano entrare nella dieta di bambini piccoli, anche non “prima infanzia”, come il latte alimentare, dovrebbero rispettare, come si impongono volontariamente alcune serie industrie alimentari, i parametri di sicurezza per i cibi destinati all’infanzia e programmare sulla base dei principii HACCP, il relativo monitoraggio e piano di autocontrollo. Ad esempio: Il latte alimentare può essere dato ai più piccoli anche a partire dallo svezzamento: ebbene , l’aflatossina M1, metabolita della B1, dovrebbe risultare inferiore a 25 ppt nel prodotto posto in vendita, anziché 50 ppt previsti dalle norme comunitarie per gli adulti. Altrimenti dovrebbe comparire sulla confezione : da non somministrare a bambini sopra … anni, o di peso inferiore a …Kg.