Emergenza clima e città, equazione impossibile?
Eventi climatici estremi (ma non solo) e struttura delle città non vanno d’accordo. In molti ricorderanno le recenti alluvioni a Genova e a Messina, come pure quella che ha messo in ginocchio Roma lo scorso ottobre. Ora c’è la neve, e lo stato di paralisi in cui versano sia piccoli comuni e frazioni isolate sia città che si ritrovano a fronteggiare un blocco totale della mobilità e delle attività.
Di fronte a ogni evento estremo, dal versante ambientalista si ribadiscono almeno un paio di considerazioni: il clima è cambiato e gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti; non si è sviluppata una adeguata cultura della prevenzione e della preparazione per fronteggiare questi eventi, tanto più in un paese a forte rischio idrogeologico quale l’Italia.
Come se ne esce? Secondo Legambiente, il caos creato dalla neve nei grandi centri urbani indica chiaramente che servono interventi strutturali per adeguare le città a emergenze climatiche sempre più frequenti. Sostiene il presidente dell’associazione Vittorio Cogliati Dezza: “Le città oggi implicano i movimenti di milioni di persone che quotidianamente si recano sui luoghi di lavoro e di studio. Dal 1984 ad oggi si sono moltiplicate le auto in circolazione e le città sono rimaste sostanzialmente ancorate allo stesso modello di sviluppo che si traduce essenzialmente in una continua espansione del cemento e del costruito. Nel contempo, la maggior parte delle amministrazioni locali risulta impreparata ad affrontare le situazioni difficili perché incapace di pensare città diverse e di predisporre interventi di tipo strutturale per rispondere alle emergenze”.
In un contesto del genere, una pioggia più violenta o una nevicata straordinaria più o meno copiosa mettono in ginocchio interi centri urbani. Bisogna farci i conti, perché – continua il presidente Legambiente – “le emergenze non sono più situazioni rare, alle quali rispondere con interventi estemporanei e momentanei. Le recenti alluvioni, come la nevicata di questi giorni sono gli effetti più evidenti dei cambiamenti climatici in atto. Cambiamenti che debbono spingerci ad adeguare oltre ai nostri comportamenti, agli stili di vita anche le nostre città, sempre più vaste e trafficatissime”.
L’intervento va fatto dunque su tutti i fenomeni che amplificano i disastri, come l’abusivismo edilizio e la mobilità che vede l’Italia sempre al primo posto per l’uso dei mezzi privati. Vero è che le reti del trasporto pubblico locale e quella ferroviaria sono estremamente carenti.
Commenta Cogliati Dezza: “Non si può delegare la soluzione di questi problemi all’intervento della Protezione civile. La questione è ampia e strutturale. Dobbiamo cambiare il modello di città e rivedere le politiche in modo da poter controllare effettivamente e concretamente l’evolversi degli eventi, smettendola con gli interventi solo emergenziali, costosissimi e inefficaci sul lungo termine. Bisogna intervenire strutturalmente per permettere ai milioni di pendolari che quotidianamente debbono raggiungere i grandi centri di muoversi utilizzando treni sicuri e veloci, dobbiamo mettere in sicurezza il patrimonio abitativo esistente, recuperare e curare la manutenzione degli spazi pubblici e demolire le costruzioni nelle aree a rischio, ripensando complessivamente l’idea di sviluppo delle nostre città”. Un’agenda impegnativa, per un’Italia sempre più fragile.