Servizio idrico è fuori dalle liberalizzazioni, Baggiani (ANEA): “Incertezza legislativa che blocca finanziamenti”
Il servizio idrico è rimasto fuori dal decreto sulle liberalizzazioni, come chiedeva il famoso referendum del 12-13 giugno 2011 su acqua e nucleare. Ma il problema non è certo risolto poiché resta un profonda incertezza legislativa che ha bloccato gli accordi di finanziamento e quindi gli investimenti.
Risultato? Il settore è fermo da tre anni e diventa sempre più urgente fare qualcosa per rilanciarlo. E’ quanto afferma Luciano Baggiani, Presidente dell’ANEA, l’associazione nazionale delle Autorità di ambito, gli organismi locali di governo dei servizi idrici. Secondo Baggiani non si può “restare con le mani in mano: vi sono aree del paese che tuttora soffrono di una profonda arretratezza infrastrutturale. Servono 65 miliardi di euro di investimenti se si vogliono centrare gli obiettivi di qualità delle acque fissati dall’Unione Europea per il 2015”.
Il nodo della questione, come aveva già sottolineato il Presidente dell’ANEA in un’intervista rilasciata ad Help Consumatori a settembre scorso, “è capire come finanziare questi investimenti, specialmente ora che le società pubbliche devono rispettare stringenti vincoli di bilancio, in virtù del Patto di stabilità interno”. “Siamo impazienti – prosegue Baggiani – di vedere quale sarà il nuovo assetto istituzionale, visto che, con il decreto ‘Salva Italia’, le funzioni di regolazione e vigilanza nazionale, che prima erano della Commissione nazionale e poi dell’Agenzia (mai nata), sono state affidate al Ministero dell’Ambiente e all’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG). Aspettiamo il DPCM che definirà le rispettive competenze, sperando che non si faccia l’errore di frammentare delle funzioni che, per essere efficaci, dovranno esercitate da un unico soggetto”.
“Siamo preoccupati per lo stato in cui versano i servizi idrici e per i numerosi nodi critici, su cui vanno prese delle decisioni importanti -conclude Baggiani- Uno su tutti, il modo del finanziamento degli investimenti, alla luce dei risultati referendari che hanno abrogato la remunerazione del capitale investito, e la mancanza di un nuovo metodo tariffario. Un vuoto che paralizza le Autorità di ambito nella definizione della tariffa, i gestori nella previsione degli investimenti e le banche nella erogazione dei finanziamenti.”