Liberalizzazioni, farmaci e farmacie: tutti scontenti
Farmaci e farmacie: le disposizioni di liberalizzazione contenute nella bozza di decreto che sta circolando da ieri fanno discutere e scontentano un po’ tutti, sia i farmacisti titolari sia i liberi farmacisti. Oggi Federfarma denuncia che “ci sarà concorrenza per tutti, ma non per i farmaci generici” e il cittadino “pagherà di più”, mentre i liberi farmacisti affermano che nella nuova bozza ci sono numerose “incongruenze, perplessità e iniquità”. Federfarma punta i riflettori contro la norma che prevede che il medico indichi sulla ricetta la presenza di un eventuale farmaco equivalente. “Fino ad oggi, se il medico prescrive un medicinale di marca per il quale esiste il generico, senza aggiungere un’indicazione specifica di non sostituibilità, il cittadino in farmacia, grazie alle informazioni fornite dal farmacista, può scegliere se prendere il farmaco generico che costa meno e non spendere nulla ovvero se ritirare il medicinale di marca e pagare la differenza di prezzo a proprio carico – afferma la Federazione dei titolari di farmacia – Qualora venisse confermata la norma presente nella bozza del decreto, se il medico scrivesse sulla ricetta solo il nome del farmaco di marca senza aggiungere la dicitura “o farmaco equivalente se di minor prezzo”, il farmacista non potrebbe proporre la sostituzione e il cittadino sarebbe costretto a ritirare il medicinale di marca e a pagare la differenza”.
Il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, invece, denuncia che i provvedimenti previsti non porteranno vantaggi per i consumatori. “Gli sconti dei farmaci saranno solo all’interno di un canale, quindi limitati e di “scarso peso”. Ben altro sarebbe avvenuto se fosse data la possibilità anche alle parafarmacie di vendere i farmaci di fascia C”. Solo con due canali di vendita c’è concorrenza, argomenta la sigla. Per il Movimento, “più farmacie, ma meno concorrenza, questa la sintesi di questa nuova versione della manovra che riguarda il servizio farmaceutico e in particolare la distribuzione al dettaglio dei farmaci. Una colossale presa in giro che potrebbe diventare ancora più grande se Federfarma riuscisse nella seconda impresa: alzare il quorum a 3500/4000 abitanti durante il dibattito Parlamentare”.
Nel pomeriggio, è arrivato l’annuncio di Federfarma: da domani le farmacie sono riunite in assemblea “per valutare le misure varate dal Consiglio dei Ministri e il loro impatto sulle farmacie stesse”. “Speriamo di non dover ricorrere a iniziative estreme a tutela del servizio e di non dover arrivare a forme di protesta che possano creare disagi ai cittadini – dichiara Annarosa Racca, presidente di Federfarma – se dovessimo farlo sarà solo per fare in modo che i cittadini possano continuare a contare su un servizio farmaceutico di qualità”.
Messa così la questione della liberalizzazioni nel mondo farma è meglio che l’art 11 del “cresci Italia” venga trasformato in una delega al governo per un Decreto legge che entro 30-60 gg stabilisca la tipologia di liberalizzazione che più serva a consentire una riduzione dei costi dei farmaci: questo deve interessare al PD che continui coerentemente con la politica delle lenzuolate di Bersani una liberalizzazione che tutti riconoscono di successo. Senza doppio canale i prezzi non scenderanno
Il farmaco generico alle casse dello stato costa come il farmaco di marca a brevetto scaduto. Ciò che non viene preso in considerazione sono la QUALITA’ diversa tra generico e brand, la confusione che il paziente farebbe cambiando di continuo confezione (esistono decine di marchi generici diversi) e poi quanti dipendenti delle aziende farmaceutiche (e dell’indotto) grazie a questo decreto verranno licenziati! Alla faccia dello sviluppo!