Da una rilevazione dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori e Adusbef è emerso che per l’acquisto di un appartamento-tipo (di 90 metri quadri in una zona semicentrale di una grande area metropolitana) occorrono 18 anni di stipendio. La situazione è peggiorata dal 2001 ad oggi quando ne erano necessari “solo” 15. Le associazioni rilevano come la contrazione delle vendite non abbia comportato una diminuzione dei prezzi di vendita degli immobili. Gli ultimi dati diffusi dall’Istat, relativi al primo trimestre 2011, mostrano, infatti, che le compravendite di immobili hanno subito un calo di circa 4.500 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, attestandosi a 186.224. Al contrario, il numero totale dei mutui erogati è cresciuto del 2% rispetto al primo trimestre 2010. Per quanto riguarda gli immobili scambiati, si tratta per il 93,3% di abitazioni private (-2,2% rispetto al 2011), mentre il 5,9% (5,3%) è costituito da unità immobiliari ad uso economico.
Il calo maggiore è stato registrato al Sud (-6,9%) e nelle Isole (-3,7%). Il Nord appare in controtendenza: in particolare, nel Nord-ovest le compravendite di unità immobiliari ad uso abitazione sono cresciute del +0,1%, mentre nel Nord-est quelle ad uso economico sono cresciute del +2,8%. Dai dati Istat emerge che il mercato della casa tiene nelle grandi città (+0,2% delle compravendite effettuate e registrate negli archivi notarili), mentre è in diminuzione in tutti gli altri centri (-4,3%).
Secondo Federconsumatori e Adusbef alla luce di questo andamento è chiaro ed evidente che per far ripartire il mercato immobiliare è necessario che le “esagerazioni” di chi vende casa dovrebbero venir meno, ridimensionando i prezzi, coerentemente con le sane logiche di mercato.


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