Città 30 a Bologna, un anno dopo: zero pedoni morti sulle strade (Foto di Doris Metternich da Pixabay)

Zero pedoni morti sulle strade cittadine. Il modello Città30 a Bologna funziona. Il primo anno di Bologna Città 30 – il 16 gennaio 2024 la città ha adottato il limite di 30 chilometri orari per la maggior parte delle strade cittadine – consegna un bilancio che vede un crollo nel numero di persone decedute sulla strada, che si sono quasi dimezzate (sono 10, il 49% in meno), toccando su base annua il minimo storico dal 2013 a oggi (salvo il periodo Covid a mobilità limitata). Per la prima volta dal 1991 (il dato Istat più vecchio disponibile a livello cittadino), nessuna persona a piedi è stata uccisa sulle strade di Bologna: sono infatti zero i pedoni deceduti, e si riducono del 16% quelli investiti.

Gli incidenti stradali calano di oltre il 13% e i feriti diminuiscono di poco più dell’11%. Diminuiscono fortemente gli incidenti più gravi (-31%), classificati dal 118 con “codice rosso”.

Si rafforza il calo del traffico veicolare (-5%) e si abbassa l’inquinamento più legato al traffico urbano (-29%). Bologna Città30 registra poi un vero e proprio boom per l’utilizzo del bike sharing (+69%) e del car sharing (+44%) e per i viaggi sul Servizio Ferroviario Metropolitano nell’area urbana di Bologna (+31%), mentre aumentano in modo significativo gli spostamenti in bicicletta (+10%). Gli spostamenti coi mezzi pubblici su gomma e gli abbonati TPER risultano stabili rispetto al 2023 e in aumento rispetto al 2022. I dati sono stati diffusi dalla città nei giorni scorsi, col primo anniversario di Città30 che si pone come obiettivi principali proprio “il miglioramento della sicurezza stradale e l’aumento della mobilità sostenibile”.

“Il calo generalizzato di incidenti e persone ferite, il dimezzamento delle persone decedute e l’azzeramento dei pedoni uccisi – si legge sul sito del Comune di Bologna – segnano una netta inversione di tendenza rispetto al passato sulla sicurezza stradale in città, confermano in concreto che velocità più basse sono decisive per ridurre la probabilità e la gravità degli incidenti, e sostanziano quel “Vai piano, salva una vita” al centro della campagna di comunicazione di Bologna Città 30”.

Sono dati significativi anche perché in controtendenza con quelli nazionali. Gli ultimi dati Istat dicono che, nel primo semestre 2024 rispetto a quello 2023, in Italia gli incidenti aumentano dello 0,9%, i feriti dello 0,5% e i morti del 7,9% (quest’ultimo dato si riferisce in particolare alle vittime su strade urbane).

Il dato su zero pedoni morti sulle strade cittadine risulta poi unico nelle statistiche Istat sulla rete viaria di Bologna. “Pur nella necessaria cautela per la possibile variabilità statistica in questo campo, – spiega il Comune – non era infatti mai successo nell’ultimo trentennio che nessuna persona perdesse la vita camminando o attraversando la strada a Bologna: in media all’anno erano 12 nel decennio 1994-2003, 7 nel 2004-2013, 6 nel 2014-2023”.

Positivo è anche l’impatto ambientale. Città30 si inserisce in un contesto ambientale che nel 2024 segnala una significativa riduzione del livello di NO2 (biossido di azoto) nella centralina ARPAE di Porta San Felice: il valore medio orario di 29 µg/m3 registrato nel 2024 (al 30 novembre, ultimo dato disponibile), infatti, è in calo del 29,3% rispetto alla media annuale del 2022-2023 (41 µg/m3). In termini assoluti è il dato più basso degli ultimi 10 anni.

“L’inquinante preso in considerazione – spiega ancora il Comune – è il biossido di azoto, perché è tipicamente il “marcatore” dei processi di combustione locali: infatti, a differenza delle polveri sottili, che si caratterizzano per una maggiore varietà di origine e tendenza a diffondersi, l’NO2 invece ha come fonte primaria le emissioni dei veicoli a motore endotermico e del riscaldamento e resta più concentrato in prossimità delle principali sorgenti di emissione, in particolare le strade ad intenso traffico e il centro abitato”.

Città30, Altroconsumo: misura che porta benefici

Altroconsumo sottolinea che, sebbene il modello Città30 sia stato oggetto di critiche, “ le evidenze mostrano che le Zone 30 migliorano la sicurezza, promuovono la mobilità sostenibile e riducono la congestione”.

Commenta Federico Cavallo, Responsabile Relazioni Esterne di Altroconsumo: «I risultati comunicati dal Comune di Bologna dopo un anno di “Città 30” dimostrano i benefici che la misura porta all’intera mobilità urbana, in termini di riduzione di incidenti e di maggiore utilizzo di mezzi di trasporto più sostenibili. Notiamo con rammarico invece che nel Nuovo Codice della Strada, entrato in vigore nei mesi scorsi, non siano presenti misure che vadano verso il modello di “Città 30”, che riducendo con interventi urbanistici la velocità e contemporaneamente incentivando il trasporto pubblico (diminuendone i costi del biglietto ed aumentandone la capillarità), assicura una maggiore sicurezza per gli utenti più vulnerabili, portando al contempo ad una minor necessità di ricorrere ad automobili private e numerosi altri benefici. L’aumento delle sanzioni, infatti, non basta per aumentare la sicurezza in strada. La prevenzione si fa a livello culturale e di pianificazione urbanistica, ad esempio appunto implementando il più possibile il modello di “Città 30».

Legambiente: la direzione Città30 è quella giusta

Legambiente ha ricordato che al momento in Italia le uniche città che hanno adottato il limite diffuso dei 30km/h sono Bologna, Olbia e Treviso.

La regola dei 30 km/h, ricorda l’associazione, deriva dal fatto che si tratta di un limite che, senza rallentare la circolazione, diminuisce drasticamente le percentuali di rischio di mortalità. A 30 km/h la mortalità avviene in meno del 10% dei casi, mentre già a 50 km/h la probabilità di un incidente mortale cresce oltre il 50%. 

«Bologna Città30 mostra chiaramente come la chiave per una maggiore sicurezza e vivibilità non sia l’azione repressiva e la prospettiva di pesanti sanzioni, quanto piuttosto un cambiamento generale della mobilità in città, caratterizzata in primis dai limiti di velocità più bassi, ma anche da un buon servizio di TPL, bus, e Servizio Ferroviario Metropolitano, una redistribuzione e trasformazione dello spazio a garanzia di una sicura convivenza tra le diverse utenze – hanno detto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna e Claudio Dellucca di Legambiente Bologna – Le altre città italiane, come dimostra l’esperienza di Bologna, possono ambire a raggiungere lo stesso standard delle città europee che, da anni, beneficiano degli effetti positivi delle politiche basate su limiti a 30km/h, Low Emissions Zones e nudge policies che indirizzano i cittadini verso stili di mobilità differenti. Serve solo buona volontà e coraggio. Quel coraggio che al momento è mancato al ministro delle infrastrutture Matteo Salvini che nel nuovo codice della strada non ha preso a modello l’esperienza di Bologna ed ha inserito potenziali ostacoli per le città che vogliano intraprendere percorsi analoghi».


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