Shrinkflation, Consumatori chiedono correttivi al ddl concorrenza
Le associazioni dei consumatori del CNCU hanno incaricato Adoc, Assoutenti e Federconsumatori di rappresentarle alla Commissione di allerta rapida, convocata oggi da Mister Prezzi per affrontare il tema della shrinkflation
Shrinkflation nel mirino di Mr Prezzi e delle associazioni dei consumatori, che chiedono una serie di correttivi alle novità previste dal ddl concorrenza. Le Associazioni dei consumatori del CNCU hanno incaricato Adoc, Assoutenti e Federconsumatori di rappresentarle alla Commissione di allerta rapida, convocata oggi da Mister Prezzi per affrontare il tema della shrinkflation. Fenomeno contestato dalle associazioni, ritenuto ingannevole e aggressivo specialmente quando la sua dinamica – si riduce la quantità di prodotto a parità di prezzo, o alzando il prezzo – riguarda prodotti alimentari e ad alta frequenza di acquisto.
“Pur apprezzando la volontà di individuare soluzioni a questo fenomeno sempre più diffuso, già manifestata con le “Disposizioni in materia di riporzionamento dei prodotti preconfezionati” introdotte nel DDL Concorrenza, è evidente che esistano ancora tante lacune e criticità, che abbiamo sottoposto al Garante dei prezzi”, spiegano le associazioni.
Nel ddl concorrenza si prevede l’uso di una nuova etichetta che “dovrà segnalare ai clienti che c’è stato un cambiamento nella quantità di prodotto nella confezione. Non sarà indicato esplicitamente di quanto è aumentato il prezzo al chilo, ma solo la variazione di peso” (Fanpage).
Shrinkflation, le criticità secondo i Consumatori
Quali sono i punti sollevati dalle associazioni? Come riporta una nota, la prima criticità riguarda proprio la formulazione della norma, che si limita a disciplinare il fenomeno della shrinkflation quando è messa in atto con un confezionamento del tutto inalterato. Ma non sempre è così: in questo caso sarebbe sufficiente l’introduzione di un nuovo formato, solo leggermente diverso dal precedente, per aggirare l’obbligo. Si tratta, quindi, di una evidente lacuna da colmare.
Altro punto sollevato dalle associazioni: il prezzo non sempre è noto al momento del confezionamento, anzi può subire delle alterazioni nella fase di distribuzione e di vendita, quindi occorre evitare che scontistiche temporanee mascherino delle riduzioni di quantità a monte.
Anche relativamente alle tempistiche previste dal DDL Concorrenza le associazioni esprimono alcuni dubbi. La norma rileva l’obbligo di indicare la dicitura: “Questa confezione contiene un prodotto inferiore di X (unità di misura) rispetto alla precedente quantità” per un periodo di sei mesi a decorrere dalla data di immissione in commercio del prodotto interessato. La formulazione è piuttosto ampia, spiegano le associazioni dei consumatori, e dovrebbe essere circoscritta all’immissione in commercio del prodotto in quel determinato formato, per un periodo più ampio di sei mesi.
Per rendere la norma veramente efficace e utile a combattere le speculazioni, oltre ai correttivi indicati, i consumatori ritengono necessario una serie di interventi. Il primo è quello di introdurre l’obbligo per i produttori di mettere in evidenza la quantità di prodotto contenuto, destinando a ciò almeno il 15% della grafica presente sulla parte frontale (o la più evidente) del packaging.
Bisogna poi prevedere che la violazione o l’elusione di tale obbligo, nonché ogni pratica commerciale che possa trarre in inganno il consumatore sulle quantità di prodotto acquistate mediante accorgimenti sul confezionamento dei prodotti, sia una pratica commerciale scorretta o ingannevole, inserendo la stessa nell’elenco delle infrazioni previste dal Codice del Consumo, con tutto ciò che ne consegue anche in termini di vigilanza dell’AGCM. Infine, chiedono di disporre un opportuno sistema di vigilanza, per monitorare l’incidenza del fenomeno sulla spesa delle famiglie e per verificare la corretta applicazione delle norme, prevedendo opportune sanzioni per chi non rispetta le misure vigenti.