C’è meno made in Italy nel carrello della spesa. Aumentano solo le vendite di Dop
Il made in Italy nel carrello della spesa è sempre da primato, ma anche in questo paniere si fanno sentire i tagli delle famigli. I prodotti dell’italianità in etichetta aumentano il giro d’affari del 7,4% ma diminuiscono del 4,5% i volumi di vendita. I dati dell’Osservatorio Immagino
C’è meno made in Italy nel carrello della spesa degli italiani. L’italianità, la bandiera italiana, le indicazioni geografiche sono da sempre un paniere da primato per numero di prodotti e valore delle vendite, ma il ruolo da “prim’attori” non li salva “dagli effetti della riallocazione del budget della spesa domestica delle famiglie italiane”. Insomma, i tagli al carrello della spesa non risparmiano i prodotti che si presentano come italiani o regionali.
Secondo l’analisi dell’ultimo Osservatorio Immagino di GS1 Italy, nel canale supermercati e ipermercati “l’ampio paniere dei 26.516 prodotti che richiamano la loro italianità in etichetta ha perso il 4,5% dei volumi rispetto all’anno precedente. Il giro d’affari, invece, è cresciuto di +7,4%, superando gli 11,3 miliardi di euro”.
C’è insomma un netto calo dei consumi che richiamano l’italianità, in particolare per il claim “prodotto in Italia” che scende del 7% per vendite in volume. Va in controtendenza solo la Dop (Denominazione di origine protetta), l’unica ad aver chiuso il 2023 con volumi maggiori rispetto all’anno precedente.
L’italianità in etichetta
Il mondo dell’italianità è quello che esibisce in etichetta claim quali “made in Italy”, “prodotto in Italia”, “solo ingredienti italiani”, “100% italiano” o le indicazioni geografiche europee (come Igp, Dop, Docg e Doc), la bandiera italiana o il nome di una regione italiana.
Le vendite in volume risultano in flessione anche se i prodotti che richiamano l’italianità o esibiscono l’indicazione geografica europea rimangono comunque i principali protagonisti del carrello della spesa: rappresentano il 27,7% delle oltre 139 mila referenze analizzate dall’Osservatorio Immagino e contribuiscono per il 28,3% al giro d’affari di supermercati e ipermercati.
Se l’indicatore di italianità più utilizzato è la bandiera tricolore (presente su oltre 15 mila prodotti), quello con la maggiore crescita annua è il bollino Dop, che ha messo a segno un +9,1%, arrivando a 716 milioni di euro di sell-out, ed è anche l’unico degli otto claim monitorati ad aver registrato un aumento delle vendite in volume pari +1,6%.
Chi acquista prodotti Dop?
I prodotti Dop attraggono un pubblico variegato, spiega nel report Marco Cuppini, research and communication director GS1 Italy, che evidenzia anche come l’andamento divergente fra vendite a valore e volume di un paniere comunque da primato andrà tenuto d’occhio in futuro.
“Ma chi compra i prodotti DOP? I principali profili di acquirenti di prodotti DOP – scrive Cuppini – fanno riferimento a consumatori attenti alla qualità, generalmente disposti a spendere di più per prodotti che garantiscano un elevato standard qualitativo, di eccellenza e autenticità. Ma anche amanti della tradizione che apprezzano i metodi di produzione ed il legame con il territorio. Ancora, consumatori consapevoli, informati e attenti alle etichette, che cercano prodotti con certificazioni di origine e qualità, sensibili agli aspetti etici e ambientali legati alla produzione alimentare. Spesso sono anche gourmet e appassionati di cucina che cercano ingredienti di alta qualità per le loro preparazioni culinarie. Infine non va dimenticato il crescente numero di turisti e consumatori internazionali che durante i loro viaggi desiderano portare a casa un pezzo dell’esperienza gastronomica vissuta”.
I prodotti alimentari regionali
Un altro focus riguarda i prodotti regionali. Sono 10.420 i prodotti alimentari venduti in supermercati e ipermercati sulle cui confezioni è indicata la regione di riferimento.
Nel 2023, spiega l’Osservsatorio, questo paniere ha registrato un +5,2% a valore (superando i 3 miliardi di euro) e un -3,7% a volume. Tutti i panieri regionali hanno aumentato il loro giro d’affari, con crescite a doppia cifra per Molise (+17,3%), Puglia, Sardegna, Valle d’Aosta e Basilicata. Di queste, Molise, Basilicata, Valle d’Aosta e Puglia hanno accresciuto anche le vendite a volume. Per fatturato totale, infine, la classifica delle regioni in etichetta vede confermato il podio: primo posto per il Trentino-Alto Adige (oltre 406 milioni di euro), secondo per la Sicilia e terzo per il Piemonte.