Granchio blu, come affrontare l'emergenza? (Foto Mark Stebnicki per Pexels)

L’emergenza legata al granchio blu continua a destare preoccupazione lungo le coste italiane, in particolare nel bacino dell’Alto Adriatico. Durante la tappa in Emilia-Romagna Goletta Verde di Legambiente ha lanciato un appello urgente al neo-commissario straordinario per l’emergenza granchio blu, Enrico Caterino, nominato con un decreto della Presidenza del Consiglio. L’associazione ambientalista ha presentato al commissario tre proposte concrete su cui lavorare per affrontare l’invasione della specie aliena.

Le proposte di Legambiente

Legambiente suggerisce di adottare l’uso di nasse, strumenti di pesca selettiva a basso impatto ambientale, per la cattura del granchio blu. Questo metodo, già sperimentato con successo in Paesi come Spagna e Grecia, offre una soluzione sostenibile per contenere la proliferazione del crostaceo. Sebbene la raccolta e lo smaltimento del granchio blu rappresentino una misura temporanea per arginare l’emergenza, è fondamentale che tali pratiche non compromettano l’equilibrio ecologico del Mediterraneo.

Un altro punto cruciale è la necessità di snellire le procedure burocratiche per l’accesso ai ristori e agli indennizzi destinati alle imprese del settore ittico e dell’acquacoltura. Questi comparti, già duramente colpiti dall’invasione del granchio blu, hanno bisogno di sostegno immediato per fronteggiare le perdite economiche causate dalla crisi. La rapidità e l’efficienza nelle risposte governative sono essenziali per evitare ulteriori danni a un settore già in difficoltà.

Infine, Legambiente sottolinea l’importanza del monitoraggio costante e della ricerca scientifica. Lo studio approfondito del granchio blu e della sua diffusione è fondamentale per sviluppare strategie efficaci e sostenibili a lungo termine. Senza un impegno concreto in questo ambito, il rischio è quello di vedere il problema ripresentarsi con maggiore intensità in futuro, compromettendo ulteriormente la biodiversità marina e la sostenibilità economica delle comunità costiere.

Appello per una gestione scientifica sostenibile

In occasione dell’appello, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, e Stefano Raimondi hanno inoltre ribadito la necessità di evitare il ritorno alla pesca a strascico, una pratica che, seppur temporaneamente utile, rappresenterebbe un grave passo indietro nella tutela della biodiversità marina. La pesca a strascico, infatti, comporta grossi rischi per specie protette, come delfini e tartarughe, oltre a danneggiare l’ecosistema marino. È dunque fondamentale definire al più presto un piano scientifico sperimentale, che metta in equilibrio la necessità di contrastare la proliferazione del granchio blu con la tutela dell’ecosistema marino.

L’emergenza del granchio blu: minaccia per la biodiversità e l’economia

Il granchio blu, originario delle coste americane, si è diffuso rapidamente nel Mediterraneo, dove oggi rappresenta una minaccia crescente per la biodiversità e l’economia della pesca. Nel solo 2023, la specie ha provocato danni significativi, in particolare nelle regioni costiere dell’Emilia-Romagna e del Veneto. Gli allevatori di molluschi della provincia di Rovigo, ad esempio, hanno visto i loro impianti di cozze, ostriche e vongole attaccati dal granchio, con conseguenze disastrose per la produzione. I danni economici sono stimati già intorno ai 100 milioni di euro, secondo le prime valutazioni di Fedagripesca-Confcooperative.

Legambiente, già nello scorso maggio, aveva posto l’accento su questa emergenza all’interno del dossier “Biodiversità a rischio 2024”, evidenziando come il granchio blu stia minacciando non solo l’ecosistema del Mediterraneo, ma anche la sostenibilità economica del comparto ittico italiano.


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