Oggi l'Ecoforum nazionale di Legambiente. Per il 75% degli italiani ad oggi il nucleare non è una valida alternativa (Foto Pixabay)

Il 75% degli italiani ritiene che il nucleare non sia una soluzione praticabile né una valida alternativa, giudicandolo troppo pericoloso e poco conveniente. Solo il 25% degli intervistati sostiene il ritorno al nucleare, viste le attuali complessità energetiche. E’ quanto emerge dal sondaggio Ipsos commissionato da Legambiente, Kyoto Club, CONOU, Editoriale Nuova Ecologia e presentato oggi a Roma in occasione della prima giornata dell’XI edizione dell’Ecoforum nazionale Legambiente.

La maggioranza dei cittadini italiani sembra invece puntare su soluzioni più sostenibili. Oltre la metà degli intervistati (54%) ha indicato che il Governo dovrebbe incentivare maggiormente la produzione e l’uso di energie rinnovabili e sviluppare l’economia circolare. Un altro 38% ritiene che sia necessario semplificare il processo autorizzativo per gli impianti di energie rinnovabili.

Il sondaggio rivela inoltre una crescente consapevolezza degli effetti della crisi climatica: il 61% degli intervistati attribuisce l’aumento dei disastri naturali al cambiamento climatico, mentre il 45% riconosce che i cambiamenti climatici influiscono sul costo della vita, aumentano i costi dei prodotti alimentari (44%) e contribuiscono a un aumento delle malattie croniche (29%).

Le richieste di Legambiente e Kyoto Club

Legambiente e Kyoto Club sottolineano anche l’importanza di un impegno deciso verso le rinnovabili e l’economia circolare e richiamano l’attenzione sulla necessità di abbandonare il nucleare e le fonti fossili.

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ha dichiarato che per raggiungere gli obiettivi dell’UE al 2030, l’Italia deve accelerare sullo sviluppo di nuovi impianti a fonti pulite e migliorare la gestione dei rifiuti, in particolare attraverso il riciclo dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche).

“Per centrare gli obiettivi Ue al 2030 servono politiche e interventi coraggiosi che permettano di accelerare il passo e di contrastare la crisi climatica. Mancano solo sei anni al 2030, ma il Governo Meloni guarda al passato a partire dalla scelta fatta sul PNIEC contenente un mix energetico basato anche sul nucleare, sul gas e sul Piano Mattei.  Una decisione grave che non tiene conto delle esperienze virtuose in fatto di rinnovabili, sparse nella Penisola, e della leadership italiana sull’economia circolare in Europa. Occorre accelerare lo sviluppo e la realizzazione di nuovi impianti a fonti pulite e lavorare sulle filiere strategiche dell’economia circolare a partire dal riciclo dei RAEE. Per far ciò occorre rimuovere quegli ostacoli burocratici e tecnologici che oggi ne rallentano lo sviluppo, perseguire la strategia “Rifiuti zero, impianti mille”, puntare ad un modello di gestione sempre più ottimale, basato su raccolta porta a porta, tariffazione puntuale, impiantistica diffusa e capillare sul territorio e nuove campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte ai cittadini”.

 

 

Sfide e opportunità dell’economia circolare

L’evento di oggi ha anche messo in luce l’importanza delle filiere strategiche come RAEE, tessile e materie critiche. Dal riciclo di 1.000 tonnellate di RAEE, per esempio, si possono recuperare circa 900 tonnellate di materie prime come plastica, vetro e metalli. Il settore tessile, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, è una delle principali fonti di degrado delle risorse idriche e del suolo.

Il sondaggio Ipsos ha evidenziato infine che, nonostante una buona conoscenza dell’economia circolare (45% degli intervistati), c’è ancora molto da fare per migliorare il corretto smaltimento dei rifiuti. Il 70% delle famiglie e degli individui si dimostra virtuoso in questo ambito, seguiti dal settore pubblico (62%) e dalle aziende (57%).

Proposte per il futuro

Per Legambiente e Kyoto Club, l’Italia deve lavorare su tre interventi urgenti: realizzare gli impianti necessari alla rivoluzione circolare, visti come opportunità di riqualificazione sociale e rilancio economico; sostenere lo sviluppo di filiere strategiche nazionali, promuovendo la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni; consolidare e rafforzare i principi della gestione dei rifiuti (riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero).


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