Farmaci equivalenti, Cittadinanzattiva: quasi un cittadino su tre ancora non si fida (immagine credit Cittadinanzattiva Ioequivalgo)

Curarsi con i farmaci equivalenti? È una buona pratica ancora non perfetta, se si considera che quasi un cittadino su tre ancora non si fida del tutto che abbiano la stessa efficacia dei medicinali “di marca”. Nel frattempo aumenta la spesa privata per i farmaci e il ricorso agli equivalenti è ancora basso, soprattutto al Sud. Così nel tracciare un bilancio della campagna Ioequivalgo, che da anni punta l’attenzione sulla promozione dei farmaci equivalenti, Cittadinanzattiva chiede di “puntare su una grande campagna di informazione e comunicazione istituzionale per superare resistenze e false credenze e incidere sul ricorso agli equivalenti”.

Farmaci equivalenti, cittadini ancora dubbiosi e gap regionali

Una ricerca realizzata da SWG fra aprile e maggio, presentata oggi al Ministero della Salute durante l’evento “Farmaci equivalenti: conoscere per scegliere” promosso da Cittadinanzattiva nell’ambito della campagna Ioequivalgo, evidenzia in sintesi questi dati: quasi un cittadino su tre nutre ancora dubbi sul fatto che i farmaci equivalenti abbiano la stessa efficacia di quelli cosiddetti “di marca” e uno su cinque dichiara che il medico indica sul ricettario solo quest’ultima tipologia. Il 47% dei cittadini sarebbe predisposto ad acquistare l’equivalente, mentre resiste un 19% che prediligerebbe comunque il brand.

La campagna Ioequivalgo, lanciata da Cittadinanzattiva nel 2016, ha ormai raggiunto con cinque edizioni tutte le regioni d’Italia. Quella in corso ha indagato le ragioni per cui al Sud, in particolare nelle regioni pilota Campania e Sicilia, il ricorso ai farmaci equivalenti sia così ridotto, a fronte di un reddito pro capite mediamente più basso rispetto alle Regioni del Nord, dove il consumo degli equivalenti è pratica consolidata.

Come emerge infatti dall’ultimo Report realizzato dal Centro Studi di Egualia, nel 2023 i cittadini hanno versato di tasca propria 1.029 milioni di euro di differenziale di prezzo per ritirare il brand off patent, più costoso, invece che il generico-equivalente, a minor costo, interamente rimborsato dal SSN.

Il ricorso alle cure equivalenti continua ad essere privilegiato al Nord (rappresenta il 39,8% delle confezioni vendute) rispetto al Centro (29%) e al Sud (23,7%), a fronte di una media Italia del 32%. L’incidenza maggiore di consumo è nella P.A. di Trento (44,7%), in Friuli Venezia Giulia (41,9%), in Piemonte (40%). In coda per consumi di equivalenti sono Sicilia (22,7%), Campania (21,9%), Calabria (21,7%).

Ci sono dunque forti differenze regionali nel ricorso da parte dei cittadini ai farmaci equivalenti.

«Crediamo che a questo punto sia necessaria una grande campagna di informazione e comunicazione istituzionale rivolta alla cittadinanza e agli operatori sanitari (medici, farmacisti, infermieri), per superare le resistenze di tipo culturale ma anche gli ostacoli pratici nella domanda e nell’offerta di questi farmaci», ha dichiarato Valeria Fava, responsabile coordinamento politiche della salute di Cittadinanzattiva.

 

 

 

Gli italiani e i farmaci equivalenti

L’indagine SWG ha indagato, fra le altre cose, il rapporto fra italiani e farmaci equivalenti.

In generale emerge che il 72% del campione è ben informato sui farmaci equivalenti e dichiara di averne sentito parlare dal farmacista (58%) o dal medico (41%). L’83% del campione sa che l’equivalente contiene lo stesso principio attivo del brand e il 69% che contiene la stessa quantità di farmaco.

Ma quasi il 30% degli intervistati continua ad avere dubbi sul fatto che abbiano la stessa efficacia.

Al momento dell’acquisto quasi due italiani su tre (64%) si affidano alle indicazioni del medico, soprattutto tra gli over 64 e i residenti nel Nord-Est, ma c’è una certa fiducia anche nelle indicazioni del farmacista (23%), soprattutto tra i giovani.

Focus anche sulle abitudini prescrittive dei medici: il 20% del campione dice che il medico in ricetta indica solo il farmaco di marca; il 36% che indica il principio attivo e il farmaco di marca; solo il 31% riferisce che il medico indica solo il principio attivo lasciando al paziente la scelta tra equivalente e brand. Il 47% del campione si dice comunque orientato ad acquistare un farmaco equivalente, il 34% il farmaco consigliato dal medico o dal farmacista e il 19% il farmaco di marca.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)