Batteri antibiotico-resistenti, rapporto multi-agenzia: ridurre l’uso di antibiotici funziona (Foto Pixabay)

I paesi che hanno ridotto il consumo di antibiotici sia negli animali che negli esseri umani hanno visto una riduzione dei batteri resistenti agli antibiotici”. È la conclusione cui giunge la quarta relazione congiunta (chiamata JIACRA IV) pubblicata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema).

L’analisi condotta dalle tre agenzie – spiega una nota dell’Efsa – ha rilevato che i batteri E. coli sia negli animali che negli esseri umani stanno diventando meno resistenti agli antibiotici man mano che il consumo complessivo di antibiotici viene ridotto. Ciò dimostra che le tendenze riguardanti la resistenza agli antibiotici possono essere invertite con le azioni e le politiche giuste”.

La resistenza agli antibiotici, minaccia alla salute

È dunque un risultato importante e una grande speranza quella che arriva del dossier a fronte di un fenomeno, la resistenza agli antibiotici, diventato un problema di salute pubblica mondiale. Ogni anno si stima che la resistenza agli antibiotici provochi la morte di oltre 35 mila persone nell’Unione europea e nello spazio economico europeo, ricorda l’Efsa. E a questo si devono aggiungere le ripercussioni sui sistemi sanitari europei, per un costo approssimativo di 11,7 miliardi di euro all’anno, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).

Nel 2022 la Commissione europea ha definito la resistenza antimicrobica una delle tre principali minacce prioritarie per la salute nell’UE. Secondo le stime più recente, il costante aumento della resistenza agli antibiotici sarebbe causa di 10 milioni di decessi l’anno a livello mondiale e appunto oltre 35 mila morti l’anno nell’Unione europea. Circa un terzo dei decessi a livello europeo si verificano in Italia.

 

Resistenza agli antibiotici, allarme di salute pubblica. In Italia stimati 11 mila decessi l’anno (Foto Pixabay)

 

Consumo di antibiotici e antibiotico-resistenza, gli ultimi dati

Il rapporto multi-agenzia pubblicato oggi adotta un approccio One Health, che riconosce la connessione tra la salute delle persone e degli animali, e presenta i dati raccolti tra il 2019 e il 2021 sul consumo di antibiotici e sulla resistenza antimicrobica in Europa.

Le tre agenzie hanno analizzato le tendenze del consumo di antimicrobici e la resistenza antimicrobica in Escherichia coli (E. coli) sia da esseri umani che da animali da produzione alimentare. Hanno anche esaminato come queste tendenze stavano cambiando negli esseri umani e negli animali da produzione alimentare nel periodo 2014-2021. Durante questo arco di tempo, il consumo di antibiotici negli animali da produzione alimentare è diminuito del 44%.

Il risultato è appunto quello di una minore resistenza dei batteri E.coli sia negli animali sia nelle persone man mano che si è ridotto il consumo di antibiotici.

«Per affrontare la minaccia per la salute pubblica rappresentata dalla resistenza antimicrobica, è indispensabile intensificare gli sforzi per ridurre il consumo non necessario di antibiotici – afferma Andrea Ammon, direttore dell’ECDC – Inoltre rafforzare i programmi di immunizzazione e migliorare le pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni nelle comunità e nelle strutture sanitarie è essenziale per ridurre il fabbisogno di antibiotici».

Commenta Bernhard Url, direttore esecutivo dell’Efsa: «L’uso di un minor numero di antibiotici nella produzione di bestiame paga: nella maggior parte dei paesi che hanno ridotto l’uso di antibiotici, abbiamo osservato una corrispondente diminuzione dei livelli di resistenza. Ciò significa che gli sforzi nazionali funzionano».

Fra gli altri risultati del rapporto, emerge che l’uso di importanti gruppi di antibiotici, come carbapenemi, cefalosporine di terza e quarta generazione e chinoloni, è associato alla resistenza a questi antibiotici nei batteri E. coli che vengono dagli esseri umani. Allo stesso modo, l’uso di chinoloni, polimixine, aminopenicilline e tetracicline negli animali da produzione alimentare è associato alla resistenza a questi antibiotici che si verificano nei batteri E. coli negli animali da produzione alimentare.

La resistenza batterica negli esseri umani può inoltre essere collegata alla resistenza batterica negli animali da produzione alimentare. Due esempi, spiega l’Efsa, sono Campylobacter jejuni e Campylobacter coli, che possono essere trovati negli animali da produzione alimentare e possono diffondersi alle persone attraverso il cibo.


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