Benessere equo e sostenibile, Istat: ancora evidenti gli effetti della pandemia
Dal Rapporto Istat su “Benessere equo e sostenibile in Italia”, emergono alcuni segnali di ripresa in termini di benessere economico, ma aumentano le persone che dichiarano di aver visto peggiorare la propria situazione economica nel 2021. Peggiora il benessere dei giovani
La pandemia da COVID-19 ha profondamente cambiato molti aspetti della vita quotidiana degli individui, dell’organizzazione della società e del mondo del lavoro, determinando nuovi assetti che, di volta in volta, hanno avuto effetti sul piano della salute, dell’istruzione, del lavoro, dell’ambiente e dei servizi e, in conseguenza, sul benessere degli individui. Questi i temi al centro della nona edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes), presentato dall’Istat.
Il volume fornisce un quadro complessivo dei 12 campi in cui è articolato il benessere (Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi), analizzati nella loro evoluzione nel corso dei due anni di pandemia.
Benessere economico, cosa è cambiato?
Nel 2021 il benessere economico ha manifestato segnali di ripresa. Il reddito disponibile delle famiglie e il potere d’acquisto sono aumentati, restando però al di sotto dei livelli precedenti la crisi. E la crescita sostenuta dei consumi finali ha generato una flessione della propensione al risparmio che, tuttavia, non è tornata ai valori pre-pandemia.
Tuttavia, nonostante il quadro in ripresa, il perdurare dell’emergenza sanitaria ha determinato nel 2021 un ulteriore incremento della quota di famiglie che dichiarano di aver visto peggiorare la propria situazione economica rispetto all’anno precedente: dal 29,0% del 2020 si arriva al 30,6% nel 2021, quasi cinque punti percentuali in più rispetto al 2019 (25,8%).
La ripresa, inoltre, non riduce la povertà assoluta, che – in crescita nel 2020 di circa 1 milione di unità – rimane stabile nel 2021, per un totale di più di 5 milioni 500 mila individui e colpisce soprattutto il Mezzogiorno. In particolare, dall’analisi dell’Istat nel 2021 risulta molto elevata la povertà dei minori di 0-17 anni (14,2%) e dei giovani di 18-34 anni (11,1%). Mentre rimane stabile quella degli anziani (5,3%).
Peggiorano il benessere e la salute mentale dei giovani
Nel 2021, secondo quanto emerso dall’analisi Istat, i giovani di 14-19 anni sono l’unico segmento di popolazione che manifesta un peggioramento del benessere soggettivo. “Una novità rispetto al 2020, dovuta al prolungarsi dell’epidemia e delle criticità” – si legge nel Rapporto Istat.
Infatti cala la quota di giovani di 14-19 anni molto soddisfatti per la vita, che passa dal 56,9% del 2019 al 52,3% del 2021. E peggiora anche il benessere mentale: il punteggio è sceso a 66,6 per le ragazze (-4,6 punti rispetto al 2020) e a 74,1 per i ragazzi (-2,4 punti rispetto al 2020).
Diminuisce anche la quota di ragazzi di 14-19 anni che si dichiarano molto soddisfatti per le relazioni amicali: dal 41,0% del 2019 al 34,5% del 2021(-6,5 punti percentuali). Mentre aumenta la quota di quanti riferiscono di non avere amici su cui poter contare in caso di necessità (dal 14,4% al 17,2%).
Nonostante questi stati d’animo, le aspettative sono buone: tra i giovani, infatti, si riscontrano le quote più alte di coloro che ritengono che la loro situazione migliorerà nei prossimi 5 anni: il 62,2% tra i 14-19 anni e il 65,5% tra i 20-24 anni, rispetto al 31,9% della media.
I giovani subiscono, inoltre, gli effetti di criticità prolungate nel campo della formazione.
Tra marzo e giugno 2020, il 91,4% degli scolari e studenti di 6-19 anni dichiara di aver svolto lezioni online, ma una quota rilevante è rimasta fuori (8,6%). Critica la situazione per i bambini della scuola primaria, il 17,1% dei quali non ha mai fatto lezioni online con gli insegnanti. Le difficoltà sono rimaste anche nell’anno scolastico 2020/2021: hanno fatto lezione solo online il 14,2 % dei bimbi delle primarie, il 16,6 delle medie, il 28,9 delle superiori; solo in presenza il 30% del totale.
Non si arrestano gli effetti negativi dei cambiamenti climatici
Secondo quanto emerso dallo studio Istat migliorano alcune condizioni ambientali, come la qualità dell’aria, la produzione dei rifiuti e la raccolta differenziata. Tuttavia proseguono gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, in termini di temperature e precipitazioni.
Nel 2021 le temperature minime e massime risultano maggiori rispetto alla media climatica (periodo di riferimento 1981-2010) e l’intensità dei giorni di caldo negli anni 2011-2021 risulta sempre maggiore rispetto alla mediana del periodo di riferimento in tutte le ripartizioni.
Gli effetti dei cambiamenti climatici e dell’aumento dell’effetto serra rappresentano uno dei problemi ambientali che preoccupano maggiormente le persone. Tuttavia, se fino al 2019 la percentuale di persone di 14 anni e più che ritengono che questo sia uno dei problemi ambientali principali era in costante crescita, nel biennio 2020-2021 si registra un’inversione di tendenza; anche se nel 2021 il livello di interesse per queste tematiche torna a quello registrato nel 2018 (66,6%).