Asili nido privati, per il tempo pieno si arriva a spendere 620 euro al mese
Gli asili nido comunali sono pochi, e quelli privati spesso hanno rette proibitive. Per un full time servono anche 620 euro al mese. L’indagine di Altroconsumo in otto città d’Italia
Gli asili nido comunali sono (da sempre) pochi e quelli privati hanno rette salate, che arrivano a pesare oltre un quinto del reddito di una famiglia. Si fa presto a dire servizi per l’infanzia e forse non è un caso che Altroconsumo diffonda proprio oggi, Giornata internazionale della donna, i risultati di un’inchiesta fatta in 350 nidi privati di otto città italiane. Perché i pochi posti negli asili nido pubblici, e gli alti costi che le strutture private richiedono, pesano molto nelle scelte delle donne, troppo spesso costrette a rinunciare al lavoro per conciliare (o meglio: perché non possono farlo) famiglia e lavoro.
Gli asili nido: pochi quelli pubblici, rette salate per i privati
Da sempre chi si occupa di infanzia denuncia che in Italia ci sono pochi asili nido. Il paese è molto carente nei servizi per la prima infanzia e i posti disponibili nei nidi, ricorda Altroconsumo, sono ancora al di sotto dell’obiettivo fissato dal Consiglio europeo di Barcellona nel 2002, ovvero un posto per almeno il 33% dei bambini entro il 2010.
Ma quanto costa la retta in un asilo nido privato? Si può arrivare a 620 euro al mese se serve il servizio giornaliero, quello a tempo pieno. Milano è la città che risulta più cara dall’indagine di Altroconsumo, con una retta superiore del 22% alla media delle altre città per una frequenza a tempo pieno.
«I dati emersi a livello nazionale – dice Federico Cavallo, Responsabile Relazioni Esterne Altroconsumo – definiscono una situazione ancora lontana dal raggiungimento di un obiettivo volto a conciliare vita familiare e lavorativa per i genitori: l’evidente mancanza di posti nei nidi comunali e il costo elevato delle rette nei privati fanno sì che, specialmente le mamme, si trovino costrette a interrompere il proprio percorso professionale».
L’associazione chiede che venga garantito entro il 2027 l’obiettivo di avere 33 posti negli asili nido ogni 100 bambini residenti tra i 3 e i 36 mesi, con costi delle rette più sostenibili. «Questo con l’obiettivo di promuovere la genitorialità condivisa e anche, data la specifica situazione del nostro Paese, in cui una larga parte del lavoro di cura non retribuito pesa ancora sulle donne, per favorire maggiormente l’inserimento di queste ultime nel mondo del lavoro, facilitando la prospettiva di rientro dopo una gravidanza».
Asili nido, i costi in otto città
«Nel nostro Paese molte donne si vedono spesso costrette a rinunciare al proprio lavoro dopo una maternità – esordisce Altroconsumo – Una delle principali cause è rappresentata dal fatto che ogni anno troppe famiglie rischiano di restare escluse dalle graduatorie degli asili nido comunali, mentre le strutture private hanno rette difficili da sostenere».
Ma quanto costa l’asilo nido privato? Altroconsumo ha fatto un’indagine che ha coinvolto 350 nidi privati di 8 città italiane (Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Torino). I nidi considerati sono i privati accreditati o autorizzati dal Comune. L’inchiesta è stata fatta in modo anonimo: i rilevatori hanno indossato i panni di un genitore che sta per trasferirsi in una nuova città, ha bisogno di un nido per un bambino di 18 mesi e chiede la tariffa mensile sia per il full time sia per l’orario minimo disponibile.
L’importo medio per l’asilo nido privato, a tempo pieno, supera i 600 euro al mese.
«Il dato che emerge complessivamente denota un elevato costo medio delle rette; l’importo, infatti, si aggira intorno ai 620 euro mensili (inclusi pasti, pannolini e spese di iscrizione) per il numero massimo di ore frequentabili in media, cioè 10 – dice Altroconsumo – Nel caso in cui il bambino frequentasse il nido “part-time”, cioè in media 5 ore, la retta mensile è in media di 480 euro che, rapportati al numero inferiore di ore, corrispondono a 4,84 euro l’ora contro i meno cari 3,13 di chi resta al nido per il tempo massimo».
Divario territoriale Nord-Sud
C’è un divario territoriale, per cui a Nord gli asili nido sono più cari. Milano in particolare, fra le città controllate, è la più costosa. Per la frequenza più alta il costo del nido privato è di 3,84 euro l’ora, ovvero il 22% in più rispetto alla media delle altre città incluse nell’inchiesta.
Bologna segue a ruota (21% in più). Gli asili nido meno cari sono a Sud, a Palermo (2,09 euro all’ora per una frequenza di 10 ore e 2,75 euro all’ora per 5 ore) e a Napoli (rispettivamente 2,28 e 3,20 euro all’ora).
La retta dell’asilo nido privato pesa insomma sul bilancio familiare per oltre 1/5 del reddito medio annuo di un nucleo familiare (quasi il 22%), considerando però il reddito netto medio annuo di una famiglia (Istat) pari a 31.641 euro e 11 mesi di frequenza.
E in estate, cosa fa la famiglia che lavora? Oltre nove nidi su dieci sono aperti a luglio ma solo 3 su 7 lo sono ad agosto.
Dall’inchiesta, dice Altroconsumo, emerge che «luglio è coperto dalla quasi totalità delle strutture (94%). Ad agosto invece sono ben 7 nidi su 10 quelli che chiudono. Tra le città esaminate risulta che Firenze ha il maggior numero di nidi chiusi sia in luglio (20%), sia in agosto (95%). Bologna invece è la città con più strutture aperte sempre o per qualche settimana durante il mese di agosto (50% dei nidi per tutto il mese o in parte), seguita da Milano e Napoli (45% delle strutture aperte)».