Dossier Statistico Immigrazione (Fonte: IDOS)

Dossier Statistico Immigrazione (Fonte: IDOS)

IDOS: in Italia nel 2020 il calo più alto della popolazione migrante

Nel 2020 l’Italia registra, per la prima volta da 20 anni a questa parte, il calo più alto della popolazione migrante. Il Dossier Immigrazione curato da IDOS illustra l’impatto della pandemia sul panorama migratorio e sulle condizioni di vita delle persone più vulnerabili

A metà del 2020 i migranti nel mondo sono 281 milioni (per il 48% donne), un numero pari al 3,6% dell’intera popolazione planetaria (7,8 miliardi di abitanti). È quanto emerge dal Dossier Statistico Immigrazione, giunto alla 31a edizione, curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, in collaborazione con il Centro Studi Confronti e, da quest’anno, anche con l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”.

Le principali aree di origine dei migranti internazionali sono Asia (111 milioni) ed Europa (67 milioni), seguite da America (47 milioni, di cui 43 dall’America latina), Africa (41 milioni) e Oceania (2 milioni).

IDOS, nel 2020 meno mobilità e più esclusione

Le stringenti misure di contrasto alla diffusione del Covid- 19 hanno provocato uno sconvolgimento del panorama migratorio anche in Italia. L’Italia nel 2020 registra, per la prima volta da 20 anni a questa parte, il calo più alto della popolazione migrante. In un solo anno il Paese perde in tutto quasi 200mila abitanti e i residenti di origine straniera diminuiscono di 26.422 unità (-0,5%), attestandosi su 5.013.215.

Secondo quanto emerso dal rapporto IDOS, “gli oltre 2 mesi di lockdown, i blocchi e le restrizioni alla mobilità, l’interruzione di molte attività economiche e commerciali, la sospensione delle prestazioni in presenza da parte di diversi servizi pubblici (compresi quelli per l’espletamento delle pratiche sui permessi di soggiorno), insieme alle rigide misure di “distanziamento sociale”, non solo hanno inciso profondamente sul quadro demografico, ma hanno avuto anche ricadute estremamente critiche sulle condizioni di vita e sull’inserimento sociale e occupazionale delle persone più vulnerabili, tra cui gli stessi migranti”.

Inoltre la fragilità sociale che caratterizza i migranti che vivono in Italia, “a causa di un accesso limitato (spesso discriminatorio) a servizi e beni fondamentali di welfare e di una partecipazione ridotta e non paritaria alla vita collettiva, ha conosciuto, con l’irruzione del Covid, un aggravamento e nuove criticità”, si legge nel rapporto.

 

Dossier Statistico Immigrazione (Fonte immagine IDOS)
Dossier Statistico Immigrazione (Fonte immagine IDOS)

 

Nel 2020 – ricorda IDOS – su 5,6 milioni di residenti in Italia sotto la soglia della povertà assoluta (determinata da un paniere di beni ritenuti essenziali), pari al 9,7% della popolazione complessiva (+1 milione rispetto al 2019), i migranti sono 1,5 milioni (il 26,9% di tutti i poveri assoluti del Paese e il 29,3% di tutti gli stranieri ivi residenti: un’incidenza 4 volte superiore al 7,5% riguardante gli italiani).

A fronte di questa evidente maggiore indigenza, il Rapporto evidenzia la diffusa esclusione dei migranti da varie forme di sostegno al reddito e di accesso a beni fondamentali di welfare, attraverso “l’introduzione illegittima e arbitraria di requisiti-sbarramento (residenze previe pluriennali sul territorio locale, produzione di documenti su reddito e patrimonio nei Paesi d’origine da richiedere in questi ultimi, e così via)”.

Diminuisce l’occupazione e aumenta la precarietà

Nel 2020, a causa della crisi economica provocata dalla pandemia, anche l’Italia ha conosciuto un eccezionale calo dell’occupazione (-456.000 unità, pari a -2,0%).

In particolare, i migranti occupati sono scesi nel 2020 a 2.346.000 (-6,4% rispetto ai 2.505.000 del 2019). Le donne migranti sono le più penalizzate: le lavoratrici sono diminuite, nel numero, quasi 3 volte in più rispetto agli uomini (-10,0% contro -3,5%), coprendo da sole quasi un quarto della perdita totale di posti di lavoro (24%).

In forte aumento anche la quota delle sotto-occupate, ossia le donne che lavorano meno di quanto vorrebbero: nel 2020 sono il 14,0%. Mentre il 42,3% delle lavoratrici migranti vanta un livello di competenze superiori alle mansioni svolte.

Secondo il Rapporto IDOS, tra le cause della vulnerabilità dell’occupazione tra le donne migranti vi è anche la canalizzazione in lavori poco tutelati e particolarmente esposti alla precarietà e alle restrizioni (oltre che al rischio di contagio). Più della metà lavora in sole 3 professioni: collaboratrici domestiche, badanti, addette alla pulizia di uffici ed esercizi commerciali e ben il 39,7% è un’addetta ai servizi domestici o di cura.

Sul calo dell’occupazione, dunque, ha pesato – secondo IDOS – anche la lentezza con cui procede la regolarizzazione nell’estate 2020, relativa al settore domestico nell’85% dei casi (a fine luglio 2021 solo il 27% delle domande era giunto a definizione con il rilascio di un permesso di soggiorno).


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