Boom dei consumi di miele in pandemia. E arrivano nuovi consumatori
La pandemia ha fatto aumentare i consumi di miele: più 13% in volume nei primi nove mesi del 2020. Cambia anche il profilo dei consumatori di miele, sempre più spesso acquistato da famiglie giovani e a reddito medio-basso perché identificato come prodotto salutistico. Il report Tendenze di Ismea sul miele
La pandemia ha fatto aumentare i consumi di miele. E ha cambiato il profilo dei consumatori. Le famiglie italiane nel 2020 hanno riscoperto il miele: a farlo sono state soprattutto le famiglie giovani e con figli giovanissimi e quelle a reddito medio e basso, che hanno aumentato gli acquisti.
«Complici la maggiore attenzione alla salute in un’epoca di emergenza sanitaria e la più lunga permanenza tra le mura di casa, le vendite di questo prodotto hanno registrato nei primi 9 mesi del 2020 una crescita del 13% in volume. Le famiglie con giovani e giovanissimi sono alla base di questo incremento».
È quanto evidenzia il report Tendenze dell’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) dedicato alle dinamiche del comparto miele.
L’inversione di tendenza nei consumi di miele riguarda sia l’andamento delle vendite (in aumento dopo anni di rallentamento) sia il profilo del consumatore di miele, che sta cambiando.
Il miele nel 2020, boom di consumi e nuovi consumatori
Nel 2019 c’era stato un “allontanamento” del consumatore dal prodotto: meno atti di acquisto, meno miele comprato e meno famiglie che avevano comprato miele almeno una volta nell’arco dell’anno. Solo una famiglia su tre, infatti, consuma miele nell’arco dell’anno.
«Nel 2020 gli acquisti di miele presentano una sostanziale inversione di tendenza con un recupero delle vendite a volume del 13% nei primi nove mesi che, se mantenuto, potrebbe riportare il risultato a fine anno su livelli precrisi».
La pandemia ha insomma portato a un boom nel consumo di miele. E con l’emergenza sanitaria è cambiato anche il profilo dei consumatori di miele. Negli anni precedenti, dal 2015 al 2019, l’acquisto di miele veniva soprattutto da famiglie di adulti e famiglie ad alto reddito. Gli over 50 a reddito medio alto erano infatti responsabili di oltre il 70% degli acquisti di miele.
Salute uguale miele
La pandemia ribalta il quadro perché con l’emergenza sanitaria i consumatori danno più attenzione alla salute, il miele viene considerato un prodotto salutistico, di conseguenza il suo consumo entra anche nelle famiglie giovani e in quelle a reddito più basso. Sono queste i “nuovi consumatori” che stanno trainando l’aumento del consumo di miele.
«Nel 2020 – spiega il report di Ismea – il quadro si ribalta, in una condizione di emergenza sanitaria si accentua l’attenzione del consumatore agli aspetti della salute e il miele viene considerato un prodotto salutistico, pertanto i consumi crescono del 13% acquistando appeal soprattutto tra i giovani e i giovanissimi. Sono quelle che Nielsen classifica come le “nuove famiglie” e le famiglie con figli adolescenti a far registrare le migliori performance, con incrementi degli acquisti in volume rispettivamente del 56% del 32%. Nel 2020, il miele non è più un prodotto solo per ricchi ma sono anzi le “famiglie a reddito medio basso” a incrementare maggiormente gli acquisti (+25% contro i +7,7% delle famiglie ad alto reddito)».
Il prezzo del miele
Il prezzo medio del miele si attesta nel 2020 a 9 euro al chilo, in aumento rispetto all’anno precedente, secondo una tendenza legata all’andamento dei consumi di dolcificanti naturali. C’è «una graduale crescita nel corso degli anni che trova riscontro anche nei dati parziali del 2020 (+1,4% sul 2019 dopo il +1,7% di questo sul 2018). I prezzi del miele a livello mondiale dal 2013 al 2019 sono aumentati del 25%, mentre quelli dello zucchero, nello stesso periodo, sono diminuiti del 30%. Tale dinamica è in buona parte riconducibile alla crescente richiesta di dolcificanti naturali sia da parte dei consumatori finali che dell’industria dolciaria».
La produzione di miele
Per quanto riguarda la produzione di miele in Italia, per il 2020 le stime Ismea-Osservatorio miele indicano un recupero del 13% sull’anno precedente con una produzione che dovrebbe portarsi a 17 mila tonnellate.
Si tratta comunque di un livello molto al di sotto della capacità produttiva nazionale, che conta oltre un milione e 600 mila alveari, in aumento del 7,5% su base annua. La produzione è ancora inferiore del 26% rispetto alla potenzialità.
Lo scorso anno circa il 60% di prodotto disponibile è stato di provenienza estera. Le importazioni di miele sono in flessione (-12% nel 2019 e -12,4% nei primi mesi 2020) ma il prodotto importato è quasi la metà di quello prodotto e ha prezzi notevolmente inferiori.
Nella produzione italiana di miele, evidenzia ancora il report, persistono problemi legati a cambiamenti climatici, parassiti e uso fitofarmaci nelle colture estensive. «Il cambiamento climatico non è comunque l’unica minaccia – denuncia ancora l’Ismea – Il 2020 fa segnare anche un altro dato negativo per quanto riguarda spopolamenti e morie di api riconducibili all’uso spesso improprio dei prodotti fitosanitari».