Il coronavirus, i viaggi che saltano e i rimborsi. L’UNC chiede un tavolo di confronto
Viaggi annullati, pacchetti turistici che saltano e mancate prenotazioni. Sul tavolo il tema dei rimborsi. L’UNC chiede un tavolo di confronto fra consumatori e tour operator sulle misure varate dal Governo il 2 marzo
Rimborsi per chi doveva viaggiare, pacchetti turistici che saltano, viaggi annullati per forza o per necessità. E sullo sfondo la grande paura per l’impatto che il coronavirus potrà avere, e sta già avendo, sul turismo, sui viaggi in Italia e all’estero, sulle disdette di oggi e sulle mancate prenotazioni non solo per Pasqua ma anche per l’estate. È una situazione complicata e difficile. E in tema di rimborsi di titoli di viaggio e pacchetti turistici si discute delle disposizioni previste dai provvedimenti del Governo.
L’Unione Nazionale Consumatori ha chiesto ieri al ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo Dario Franceschini un tavolo di confronto fra consumatori e tour operator. Perché, dice l’associazione, il problema dei tour operator non sono le disdette ma le mancate prenotazioni.
Il decreto legge del 2 marzo
Il decreto legge del 2 marzo prevede, per le strutture ricettive, le agenzie di viaggio e i tour operator, la sospensione fino al 30 aprile del versamento dei contributi previdenziali e delle ritenute fiscali.
«Per gli utenti che non abbiano potuto viaggiare da e per la “zona rossa”, o usufruire di pacchetti turistici a causa delle misure di contenimento e di prevenzione della diffusione del COVID-19 disposte dalle autorità italiane o straniere si prevedono specifiche forme di compensazione», si legge sul sito del Governo.
Il rimborso dei titoli di viaggio e dei pacchetti turistici
Le misure sul rimborso dei titoli di viaggio e dei pacchetti turistici sono contenute nel decreto legge del 2 marzo “Misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”.
Il decreto stabilisce prima di tutto che “ricorre la sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta in relazione ai contratti di trasporto aereo, ferroviario, marittimo, nelle acque interne o terrestre stipulati da chi è in quarantena o in permanenza domiciliare fiduciaria” da parte di chi è soggetto al divieto di allontanamento nelle aree interessate dal contagio, dai soggetti che hanno programmato soggiorni o viaggi con partenza o arrivo nelle aree interessate dal contagio, da chi doveva partecipare a eventi e manifestazioni annullati, sospesi o rinviati dalle autorità competenti. E infine «dai soggetti intestatari di titolo di viaggio, acquistati in Italia, avente come destinazione Stati esteri, dove sia impedito o vietato lo sbarco, l’approdo o l’arrivo in ragione della situazione emergenziale epidemiologica da COVID-19».
Il decreto prevede che il vettore, entro 15 giorni dal ricevimento di una comunicazione da parte dei cittadini interessati (col biglietto o la prenotazione dell’evento, ad esempio) «procede al rimborso del corrispettivo versato per il titolo di viaggio ovvero all’emissione di un voucher di pari importo da utilizzare entro un anno dall’emissione».
Il diritto di recesso
Le opzioni sul tavolo per chi esercita il diritto di recesso sono un pacchetto sostitutivo, il rimborso o un voucher da usare entro un anno.
«In caso di recesso, l’organizzatore può offrire al viaggiatore un pacchetto sostitutivo di qualità equivalente o superiore, può procedere al rimborso nei termini previsti dai commi 4 e 6 dell’articolo 41 del citato decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79, oppure può emettere un voucher, da utilizzare entro un anno dalla sua emissione, di importo pari alrimborso spettante».
UNC: il problema sono le mancate prenotazioni per l’estate
L’Unione Nazionale Consumatori ha chiesto un tavolo di confronto tra associazioni di consumatori e tour operator. L’associazione argomenta che il decreto varato dal Governo il 2 marzo «non piace né ai consumatori né ai tour operator» e che serve mettere tutti gli attori intorno a un tavolo per risolvere il problema delle disdette.
Dice il presidente Massimiliano Dona: «I problemi delle agenzie di viaggio non sono certo le disdette di marzo quanto le mancate prenotazioni per questa estate. E non è certo riducendo i diritti dei loro clienti che questi potranno essere incoraggiati ed invogliati a fare nuove prenotazioni. Se, come fa questo decreto, si riducono i diritti in caso di recesso, derogando al principio fissato dal Codice del Turismo di rimborsare integralmente i consumatori nel caso nel luogo di destinazione scoppi un’epidemia da Coronavirus o quello Stato estero impedisca o vieti lo sbarco, l’approdo o l’arrivo, chi rischierà di acquistare oggi un pacchetto turistico per le prossime ferie estive?».
«Noi proponiamo al Governo un Fondo a tasso di interesse zero a cui i tour operator possono attingere per i rimborsi ai consumatori, prevedendo una deroga rispetto al termine troppo stringente dei 14 giorni previsti dal Codice del turismo per la restituzione dei soldi al consumatore. Una procedura che non rientra nei casi vietati dall’Europa in materia di aiuti di Stato, come sostengono alcuni, dato che l’art 107 del TFUE, prevede, come eccezione al divieto, gli aiuti destinati a ovviare ai danni arrecati dalle calamità naturali oppure da altri eventi eccezionali, come, appunto, il Coronavirus».