Ortofrutta imballata con plastica? Anche no, CTCU: come funziona l’alternativa “marcatura naturale”
Le materie plastiche sono molto diffuse negli imballaggi dei prodotti alimentari, anche nel caso di frutta e verdura. Un esempio è il biologico: tutti i prodotti bio sono confeziati ad hoc proprio per essere distinti da quelli derivanti da agricoltura convenzionale. Ma lo stesso accade spesso per ortofrutta a marchio. La plastica ha un suo contibuto rispetto alla conservazione dell’alimento ma quando è inutile è un rifiuto molto dannoso per l’ambiente e per la nostra salute. Una alternativa può essere la cd “marcatura naturale” (in inglese Natural Branding), una tecnologia ammessa in Europa dal 2013.
Come spiega una nota del Centro Tutela Consumatori Utenti, grazie all’utilizzo della tecnologia laser è infatti possibile marcare in modo duraturo la buccia di frutta e verdura. Il raggio laser modifica solamente i pigmenti cromatici dello strato più esterno. Poiché la buccia non viene intaccata, la durata di conservazione della frutta rimane invariata. La buccia marcata è anche commestibile. Questo tipo di tecnologia è più efficente con con la frutta a buccia dura come i meloni.
La stessa associazione ricorda i dati di uno studio condotto a giugno 2019 dall’Associazione austriaca per l’informazione dei consumatori (Verein für Konsumenteninformation) secondo il quale, nei supermercati, oltre il 60% di mele, carote, cetrioli, peperoni e pomodori vengono commercializzati in imballi di plastica; la percentuale supera addirittura il 70% se consideriamo i discount.
“Grazie al Natural Branding – commenta Silke Raffeiner, nutrizionista del Centro Tutela Consumatori Utenti Alto Adige – si potrebbero proporre più prodotti sciolti, e quindi non confezionati, di quanto si faccia ora. A differenza di un adesivo, la marcatura laser presenta anche il vantaggio che non può essere rimossa“.
Nel frattempo – prosegue la nota – questa tecnologia è stata ulteriormente sviluppata e ora anche zucchine, cetrioli, pesche e kiwi possono essere marcati. Per tipi di frutta più morbidi, tuttavia, questo procedimento non è adatto.