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Segno negativo per il commercio. Vendite giù in tutti i negozi, in quelli piccoli e nella grande distribuzione. Sale solo il commercio elettronico, che segna un aumento del 10,6%. I dati sulle vendite al dettaglio diffusi oggi dall’Istat dicono che a maggio di quest’anno si stima una flessione su base mensile dello 0,7% in valore e dello 0,8% in volume.

Sono in calo sia le vendite dei beni alimentari (-1,0% in valore e -1,1% in volume) sia quelle dei prodotti non alimentari (-0,5% in valore e -0,6% in volume).

 

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Aumenta il commercio elettronico

Giù i negozi, sale il commercio elettronico

Su base annua, le vendite al dettaglio diminuiscono invece dell’1,8% in valore e dell’1,5% in volume con un calo che riguarda complessivamente sia i beni alimentari sia quelli non alimentari. Continua il segno negativo per abbigliamento e calzature.

Rispetto allo scorso anno, diminuiscono le vendite di quasi tutti i prodotti a eccezione Dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni, telefonia (+2,3%), elettrodomestici, radio, tv e registratori (+0,4%) e mobili, articoli tessili, arredamento (+0,1%). Le flessioni più marcate si registrano invece per abbigliamento e pellicceria (-4,9%) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-4,8%).

Ancora segnali negativi sia per le vendite nella grande distribuzione sia nei piccoli negozi, anche se in modo diverso: nella Gdo le vendite al dettaglio diminuiscono dello 0,4% rispetto a maggio 2018, nelle imprese operanti su piccole superficie la flessione è molto più marcata e arriva a meno 3,6%. Cresce invece, dice l’Istat, il commercio elettronico (+10,6%).

I commenti dei Consumatori

Massimiliano Dona è il presidente dell'Unione Nazionale Consumatori,
Massimiliano Dona è il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori,

 

«Una débâcle! Peggio di così non poteva andare – dice Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Scendono le vendite sia in volume che in valore, sia alimentari che non alimentari. Insomma, non si salva nessuno! Per i piccoli negozi, poi, è un tracollo: -3,6% in un solo anno».

Se a questo si aggiunge che, rispetto ai valori pre-crisi del maggio 2008, i piccoli negozi segnano già una perdita delle vendite del 14,6%, -17,1% per le vendite alimentari, «il crollo assume risvolti drammatici», prosegue Dona.

L’associazione calcola un calo di oltre il 5% in 11 anni, con una flessione dell’8% per le vendite non alimentari. Il recupero rispetto agli anni che precedono la crisi economica c’è solo nella grande distribuzione, con un più 5,9%, prevalentemente per le vendite alimentari.

Federconsumatori è preoccupata soprattutto del calo di vendite nel settore alimentare, «dato che rivela in maniera evidente la situazione di forte difficoltà in cui versano le famiglie: i consumi nel settore alimentare sono, infatti, gli ultimi ad essere intaccati in frangenti di crisi».

L’associazione chiede di rilanciare il potere d’acquisto delle famiglie e prendere misure strutturali per far crescere lavoro e redditi.

«Inoltre – aggiunge Federconsumatori – è indispensabile disporre e attuare fin da ora un piano per scongiurare ogni possibile aumento dell’IVA, che avrebbe effetti catastrofici sull’intero sistema economico, comportando, a regime, un aumento di +831,27 euro annui a famiglia».


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