Scontrino selvaggio colpisce ancora. Anche se in molti non sono affatto convinti che davvero di scontrino choc si tratti. Il caso rimbalzato online è lo scontrino da 75 euro pagato dalla scenografa e costumista Paola Comencini in un locale di via della Concilazione, a Roma, a due passi da San Pietro. La vicenda, in poche righe, è stata raccontata due giorni fa dalla stessa Comencini in un post su Facebook nel quale è stato postato lo scontrino del locale.

La scenografa e costumista ha pubblicato online un durissimo post nel quale scrive: “Eravamo al lavoro. Non avevamo alternative e siamo finite in questo covo di ladri. Abbiamo una fame tremenda. (Il prosciutto citato erano due minuscole fettine). Mi fanno pena i turisti”. A corredo c’è la foto dello scontrino di un locale in via della Conciliazione, a due passi da San Pietro: 45 euro per tre piatti di prosciutto e melone (15 euro a piatto), 3,50 euro l’acqua mezza minerale (per due bottigliette), 12 euro per due lattine di Coca Cola, 10,97 euro per il servizio. Totale scontrino: 75,47 euro.

Nei commenti sotto al post, alcuni concordano col tono della denuncia; altri invece sottolineano che non ci si deve sorprendere dei prezzi perché si è in un contesto di libero mercato, perché il locale si trova al centro storico, perché nel momento in cui il menu con i prezzi viene esposto, non c’è protesta a posteriori che tenga. Soprattutto considerando che ci si trova al centro storico e come in altre città, non solo a Roma – l’esempio riportato da diversi commenti è quello di Milano – è quasi inevitabile che in certi contesti si paghi di più.

In linea generale però, cosa bisogna sapere? Lo ricorda per l’occasione l’Unione Nazionale Consumatori che sottolinea quali sono le voci che spesso gonfiano il conto al ristorante o nei locali. La voce pane e coperto riguarda il costo relativo non solo al cestino dell’alimento (spesso indicato a parte se di produzione propria) ma anche all’apparecchiatura della tavola (tovaglia, posate e tovaglioli). Sono molti i ristoratori che fanno rientrare nel coperto anche una serie di servizi non quantificabili nel conto come: la posizione e la peculiarità della location, la professionalità del personale, la qualità del servizio, la pulizia del locale. In fattura si trova poi la voce “servizio”.

Spiega l’Unione Nazionale Consumatori: “Tutte queste voci non sono in realtà illegittime in quanto non esiste una legge nazionale che le vieti, ed è quindi a discrezione del ristoratore applicarle. Ma, almeno per quanto riguarda il coperto, questo deve essere esplicitamente indicato nel listino prezzi, come disposto dall’art. 18 del regio decreto n. 635/1940. La voce relativa al costo del coperto, tuttavia, deve essere specificamente indicata nel listino prezzi. La legge italiana impone infatti ai pubblici esercenti di esporre nel locale dell’esercizio, in luogo ben visibile al pubblico, la licenza, l’autorizzazione e la tariffa dei prezzi.”

Nel Comune di Roma e nella Regione Lazio già nel 1995 un’ordinanza del sindaco vietava di imporre la voce “coperto”, mentre consentiva di indicare la voce “pane” e la voce “servizio”. Qualche anno più tardi, nel 2006, una legge regionale (n. 21 del 29 novembre) ha vietato la voce “pane e coperto”, consentendo però la voce “servizio”.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)