Vendite al dettaglio ferme sul mese, in aumento su base annua ma trainate soprattutto dall’effetto Pasqua che ha fatto aumentare le vendite di alimentari. Va su soprattutto il commercio elettronico, che in un anno aumenta di oltre il 17%. Sono i dati diffusi oggi dall’Istat che ad aprile di quest’anno stima, per le vendite al dettaglio, una variazione congiunturale nulla sia in valore sia in volume. La dinamica stazionaria è la sintesi di un aumento delle vendite dei beni alimentari (+1,0% in valore e +1,1% in volume) e di un calo delle vendite dei prodotti non alimentari (-0,7% in valore e -0,6% in volume).

Su base annua, prosegue l’Istituto, le vendite al dettaglio aumentano del 4,2% in valore e del 4,6% in volume. La crescita complessiva è trainata dal positivo andamento dei beni alimentari (+8,8% in valore e +8,5% in volume), mentre si registra un aumento più contenuto per le vendite dei beni non alimentari (+0,6% in valore e +1,3% in volume). A trainare le vendite alimentari sono le festività pasquali.

“Nel complesso dei primi quattro mesi dell’anno – commenta l’Istat – le vendite mostrano un contenuto profilo di crescita tendenziale (+0,6%) che riflette dinamiche divergenti della grande distribuzione (+1,1%) e soprattutto del commercio elettronico (+14,5%) rispetto al leggero calo registrato per le vendite degli esercizi operanti su piccole superfici”.

Le vendite non alimentari su base annua seguono andamenti diversi: aumentano per Dotazioni per informatica, telecomunicazioni, telefonia (+4,7%) e Prodotti di profumeria, cura della persona (+3,1%), mentre le flessioni più nette ci sono per Calzature ed articoli in cuoio e da viaggio (-3,3%) e Abbigliamento e pellicceria (-1,3%). Rispetto ad aprile 2018, il valore delle vendite al dettaglio registra un aumento marcato per la grande distribuzione (+7,5%) mentre di entità molto minore è la crescita delle vendite per le imprese operanti su piccole superfici (+0,6%). In forte crescita è il commercio elettronico (+17,2%).

“Il paese è fermo”, commenta l’Unione Nazionale Consumatori davanti ai dati Istat che parlano di vendite stabili su base mensile e in aumento del 4,2% su base annua. “Vendite al palo. Il Paese è fermo. Il rialzo su base annua è solo un miraggio dovuto solo all’effetto Pasqua, visto che nel 2018 le vendite si erano concentrate nel mese di marzo, essendo la Pasqua il 1° aprile. Rispetto ad un mese fa, invece, la variazione nulla è indicativa di come l’economia ancora ristagni”, commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

Anche il Codacons sottolinea l’effetto Pasqua: sono le feste a salvare il commercio di aprile. “L’incremento delle vendite del +4,2% ad aprile è da attribuire, come rivela lo stesso Istituto di statistica, all’effetto Pasqua, trainato dal settore degli alimentari – commenta il presidente Carlo Rienzi – Ma se si osserva il dato trimestrale febbraio-aprile i numeri sono tutt’altro che rassicuranti, e attestano come le vendite siano totalmente ferme sia in valore che in volume, a dimostrazione che i consumi delle famiglie non ripartono. A fare le spese di tale situazione sono soprattutto i piccoli negozi, che da inizio anno registrano una riduzione complessiva delle vendite del -0,3% rispetto allo stesso periodo del 2018 – prosegue Rienzi – Tali numeri rappresentano l’ennesima conferma del fatto che l’Iva non deve aumentare, perché un ritocco delle aliquote determinerebbe un rialzo dei prezzi al dettaglio con conseguente crollo dei consumi ed effetti deleteri per il commercio, le cui vendite sono ancora lontanissime dai livelli pre-crisi”.

“Nonostante le spinte positive è importante notare come l’andamento delle vendite si stia attestando su livelli invariati rispetto al mese precedente. Segnale che indica il clima di preoccupazione e incertezza in cui vivono molte famiglie, sicuramente destinato ad aggravarsi alla luce di alcuni importanti fattori sul piano economico – dice Federconsumatori, che chiede un piano straordinario per il lavoro e per la crescita. – Il primo in termini di incidenza è sicuramente l’allarme relativo all’aumento dell’IVA dal prossimo anno: misura che avrà un impatto catastrofico sulle condizioni delle famiglie e sull’intero sistema economico, con la prospettiva di ricadute di 831 euro annui a famiglia”.


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