In Italia, l’energia rinnovabile va a passo di gambero. Per la prima volta dopo 12 anni si riduce infatti la produzione di energia prodotta da solare, eolico, bioenergie, così come vanno lentissimi gli investimenti nel settore. A questi evidenti passi indietro fanno da contraltare molti risultati positivi. La nostra Penisola si conferma infatti tra le nazioni più avanti nel mondo e con le maggiori opportunità su questo fronte, grazie a risorse fossil-free diffuse e differenti da nord a sud.

Restiamo il Paese del Sole: praticamente in ogni città, grande o piccola, è installato almeno un impianto fotovoltaico, mentre sono 7.121 quelli del solare termico; 1.489 quelli del mini idroelettrico (in particolare al centro nord) e 1.028 quelli dell’eolico (soprattutto al centro sud); 4.064 quelli delle bioenergie e 598 quelli della geotermia.

Grazie a questo mix di impianti distribuiti su tutto il territorio, ben 3.054 comuni sono diventati autosufficienti per i fabbisogni elettrici e 50 per quelli termici, mentre sono 41 le realtà che sono già nel futuro, perché sono già rinnovabili al 100% per tutti i fabbisogni delle famiglie. In dieci anni la produzione da rinnovabili è cresciuta di oltre 50 TWh mettendo in crisi il modello fondato sulle fossili, con un contributo delle rinnovabili che è passato dal 15 al 35,1% rispetto ai consumi elettrici e dal 7 al 18% in quelli complessivi. Ma molto di più dovremo fare per stare dentro l’Accordo di Parigi sul clima e purtroppo ci siamo fermati.

I dati sono quelli raccolti nel rapporto Comuni Rinnovabili 2019 di Legambiente che illustra anche 100 storie del nostro territorio che testimoniano come sia già in atto un percorso di sviluppo e di innovazione radicale dell’autoconsumo e delle comunità energetiche.

Non possiamo più aspettare: lo sviluppo delle rinnovabili in Italia è praticamente fermo e non ha alcun senso rinviare una scelta che può fermare la febbre del pianeta ed è nell’interesse dei cittadini, delle imprese – dichiara Edoardo Zanchini vicepresidente di Legambiente. “La sfida è dunque di entrare al più presto nel merito delle scelte concrete da compiere e che Governo e Parlamento si impegnino a recepire entro il 2019 la direttiva europea”.

Per Legambiente, il Piano Energia e Clima deve affrontare i nodi che ancora impediscono il pieno sviluppo delle rinnovabili in Italia, sia in termini di autorizzazioni che di meccanismi di supporto allo sviluppo delle energie pulite, tra cui i contratti di lungo termine tra privati (PPA), e di premiare i sistemi capaci di contribuire alla flessibilità della rete grazie all’integrazione di fonti rinnovabili, sistemi di accumulo, mobilità elettrica.

Non è un problema di risorse per gli investimenti o di oneri di sistema nelle bollette, perché questa prospettiva consente di spostare verso l’elettrificazione una quota rilevante dei consumi e di ridurre importazioni di gas e carbone”, dicono dall’associazione. “Inoltre si deve intervenire per spostare la fiscalità in campo energetico e ambientale secondo il principio “chi inquina paga” e tagliare i sussidi alle fonti fossili come ci chiedono da tempo tutte le istituzioni internazionali”.

 

Notizia pubblicata il 14/05/2019 ore 18.03


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