TopNews. Save the Children: mamme equilibriste in un’Italia a due velocità
Mamme equilibriste. L’immagine è sempre la stessa, ricorrente negli anni. Donne in bilico fra famiglia e lavoro, fra part time e full time, fra cura dei figli e carriera. Un equilibrio che continua a essere precario, quello delle mamme italiane, ancora costrette a rinunciare al lavoro a causa degli impegni familiari, spesso sole nell’assistenza e nella crescita dei figli, con pochi asili nido intorno. E politiche che, promesse a parte, fanno davvero poco per la genitorialità. L’analisi di Save the Childrem “Le equilibriste: la maternità in Italia” diffusa per la Feste della mamma mostra quanto sia ancora critica la condizioni delle madri.
I numeri dicono che in Italia sono quasi 10 milioni le donne con figli minorenni in Italia. Scelgono la maternità sempre più tardi e sempre più spesso devono rinunciare a lavorare a causa degli impegni familiari (il 43,2% delle donne tra i 25 e i 49 anni con figli minorenni risulta non occupata). Tutto intorno a loro c’è una scarsa rete di servizi per la prima infanzia, che costringe buona parte del 40,9% di madri con almeno un figlio a scegliere un regime di part-time pur di continuare ad avere un’occupazione lavorativa. Lo squilibrio – che è di lavoro, di salario, di carico familiare – ha un impatto ancora maggiore sulle mamme in difficoltà, sulle donne sole e su quelle di origine straniera.
Nell’analisi di Save the Children c’è anche un Indice delle Madri, elaborato dall’Istat per l’associazione, che identifica le Regioni in cui la condizione delle madri è peggiore o migliore sulla base di 11 indicatori rispetto a tre diverse dimensioni: quella della cura, del lavoro e dei servizi. E ancora una volta bisogna registrare un’Italia a due velocità, dove essere madre è più difficile in alcune regioni rispetto ad altre: le provincie di Bolzano e Trento sono le più “mother friendly”, mentre la Calabria è la regione in cui è più difficile essere mamme e al Sud in generale mancano i servizi.
“Un tasso di disoccupazione femminile, ed in particolare delle madri, tra i più alti in Europa, impossibilità nel conciliare vita privata e impegni professionali, radicate difficoltà di carriera e di crescita salariale, forte squilibrio nei carichi familiari tra madri e padri, una scarsissima offerta di servizi educativi per l’infanzia. Un quadro critico che si riverbera sul benessere delle madri, ma che affonda le radici nelle pesanti disparità di genere in Italia”, spiega Save the Children, che denuncia “un peggioramento generale nel sostegno alle madri, in particolare nell’area del lavoro e ancor di più dei servizi all’infanzia”.
In tutto questo emergono allora le disparità e le disuguaglianze fra i territori che hanno attivato politiche di sostegno, in particolare al lavoro femminile e ai servizi (prevalentemente al nord), e territori invece ancora troppo carenti da questo punto di vista (soprattutto al sud). E così nella classifica dell’associazione sull’Indice delle madri le Province autonome di Bolzano e Trento conservano negli anni i primi posti, seguite da Lombardia (3° posto, dall’8° dell’anno scorso), Valle D’Aosta (4°), Emilia Romagna (5°) e Friuli-Venezia Giulia (6°). Fanalino di coda è la Calabria, la regione dove è in assoluto più complicato essere madre, preceduta da da Sicilia (20° posto), Campania (che pur attestandosi al 19° posto guadagna due posizioni rispetto al 2017), Basilicata (18°) e Puglia (17°).
Se mai ce ne fosse ancora bisogno, viene ribadita la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia. Se nella fascia d’età 25-49 anni le donne occupate senza figli sono il 64,3%, tra quelle con figli minorenni la percentuale scende al 56,8%. Il ricorso al part-time per le mamme sembra una scelta quasi obbligata. Nella stessa fascia d’età (25-49 anni) ne usufruisce il 26,3% di quelle senza figli, mentre la percentuale sale al 40,9% tra le mamme. Tra le donne con un figlio lavora part-time il 38,5%, tra quelle con due figli il 42,9% e tra quelle con tre o più figli il 43,7%.
I servizi educativi per l’infanzia e gli asili nido sono l’altra grande nota dolente. Dal 2004 a oggi, dice Save the Children, c’è un costante peggioramento legato alle carenze dei servizi pubblici per l’infanzia. Quasi tutte le regioni riportano dati peggiori rispetto al 2004 (tranne le Province Autonome di Trento e Bolzano e il Friuli Venezia Giulia, che, in controtendenza, hanno registrato qualche miglioramento). Ancor più rilevante è l’enorme squilibrio territoriale nell’offerta del servizio: in diverse regioni del Centro-nord come Valle d’Aosta, Umbria, Emilia Romagna, Toscana e Provincia Autonoma di Trento, la soglia obiettivo del 33% dell’UE è stata ampiamente superata già da diversi anni; in altre, come ad esempio la Sardegna, la copertura è vicina al 30%. In molte regioni del Mezzogiorno, invece, l’obiettivo risulta ancora lontano.
“C’è bisogno di una vera politica di sostegno alla genitorialità sul medio e lungo termine- commenta Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-EU di Save the Children – Save the Children propone un intervento in 3 mosse: aiutare subito le mamme più in difficoltà, a partire dai primi mille giorni di vita del bambino, garantendo un sostegno emotivo e materiale, anche in sinergia con gli interventi di contrasto alla povertà; valorizzare le migliori esperienze del mondo del lavoro, garantendo un congedo di paternità di almeno 10 giorni per riequilibrare fin da subito i carichi di cura e introducendo un sistema di family audit nel settore privato; promuovere il benessere del bambino e della famiglia fin dalla prima infanzia, assicurando l’assegnazione del pediatra di base prima delle dimissioni post parto per una continuità di cura e garantendo a tutti i bambini il diritto ad accedere ai servizi educativi del sistema integrato 0-6 anni”.
Notizia pubblicata il 07/05/2019 ore 10.20