L’Italia “può e deve sfruttare meglio il vantaggio di stare nell’Unione europea”. Anche perché l’80% della legislazione ambientale italiana viene dall’Europa. A dirlo è il WWF che, in vista delle elezioni europee di maggio, ha presentato un “Patto europeo per la sostenibilità” che si articola in quattro obiettivi di base su cui chiede di improntare la prossima legislatura europea 2018/2023. Il primo obiettivo dice che per migliorare sicurezza e benessere dell’Europa bisogna combattere con più efficacia il cambiamento climatico e il degrado ambientale.

Il secondo dedica attenzione alla necessità di aumentare competivitivà e potenziale occupazionale per uscire dalla crisi economica puntando sull’economia verde e blu, che rappresenta un volano di sviluppo. Terzo obiettivo riguarda la necessità che l’Europa mantenga elevati standard di sostenibilità per rafforzare sul piano interno e internazionale la sua leadership in campo ambientale, assumendosi anche la sua piena responsabilità per la propria impronta ecologica. Quarto obiettivo del manifesto WWF è quello di migliorare la governance della Commissione e del Parlamento europeio per favorire la transizione sostenibile verso un’economia UE più sicura, competitiva e responsabile.

In questo contesto, poi, l’associazione ha presentato ieri il dossier Italia chiama Europa – L’Ambiente ritrovato, che si pone all’attenzione delle maggiori forze politiche in vista delle elezioni europee del 26 maggio, ricordando come si stia discutendo in tutto il mondo di un nuovo Global Deal post 2020 che integri le politiche di sostenibilità, con quelle climatico-energetiche e per la tutela della biodiversità all’orizzonte del 2030.

Nel dossier WWF si ricorda come, sul piano istituzionale, “l’80% della legislazione ambientale del nostro Paese sia di derivazione comunitaria, con evidenti benefici per l’ambiente e per il benessere dei cittadini. E come, sul piano economico e sociale, i posti di lavoro verdi abbiano registrato una crescita dal 2000 al 2015  di ben 7 volte superiore a quella del resto dell’economia (nonostante la crisi esplosa nel 2008)”.

L’indagine evidenzia però anche i punti di ritardo italiani in tema ambientale: sono aperte ancora 17 procedure d’infrazione e l’Italia è sotto sorveglianza con 43 istruttorie EU Pilot (al primo posto in Europa) aperte per sospetta violazione delle norme ambientali – dato aggiornato al 2017. 

Al 31 dicembre 2018 l’Italia ha pagato oltre 548 milioni di euro di multe per il mancato rispetto della normativa comunitaria (dei quali più di 204 mln solo per le discariche abusive, oltre 151 mln per la gestione dei rifiuti in Campania e 25 mln per il mancato trattamento delle acque reflue urbane). I punti di debolezza dell’Italia, spiega il WWF, riguardano la gestione dei rifiuti (con le procedure d’infrazione aperte sulla gestione dei rifiuti urbani, delle discariche, dei rifiuti pericolosi e dell’emergenza rifiuti in Campania), la gestione delle acque interne e marine (con le procedure  di infrazione aperte sulla mancata depurazione delle acque reflue urbane),  la qualità dell’aria (per mancato rispetto dei limiti per il PM 10 e delle soglie massime per il biossido di azoto) e la migliore tutela degli ecosistemi (come dimostrano le procedure d’infrazione sulla governance e la conservazione della Rete Natura 2000).

Sostiene il direttore generale del WWF Italia Gaetano Benedetto: “L’Europa ci ha insegnato come perseguire l’obiettivo dello sviluppo sostenibile tenendo conto del principio di precauzione nell’uso delle risorse naturali, migliorando i nostri standard di vita, grazie ad un patrimonio di 550 direttive, regolamenti e decisioni in campo ambientale. In questo periodo di crisi, gli elevati standard ambientali europei possono costituire un vantaggio competitivo per lo stesso rilancio dell’economia e della società italiana. Non bisogna però dare nulla per acquisito e rafforzare e rinnovare il ruolo globale dell’Europa contro il cambiamento climatico e il degrado ambientale”.


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