Speciale Class Action: Teresa Bellanova- Commissione Attività Produttive Senato
Grazie Presidente, il testo che approviamo oggi in Aula sulle azioni di classe e che avrà – come già alla Camera – il voto favorevole del Partito Democratico, è un provvedimento importante nato nella precedente legislatura, che è stato possibile ottimizzare in questa grazie ad alcune modifiche da noi proposte e apportate, così che possiamo rilevare un oggettivo miglioramento dell’articolato e della sua modalità attuativa.
Già i colleghi del Pd alla Camera hanno evidenziato il dato politico di un provvedimento che nella scorsa legislatura era stato proposto dalle opposizioni, dunque da chi oggi è al Governo, sposato e condiviso dal nostro Governo e da tutte le forze politiche.
Dato significativo, risultato di una convergenza poi in parte venuta meno, che nel passaggio dalla Camera al Senato ci auguravamo continuasse a caratterizzare il confronto per cogliere gli aspetti su cui intervenire ulteriormente, migliorando una norma certo importante ma che, come abbiamo ascoltato nel corso delle audizioni, ha ancora bisogno di limature per poter rispondere agli obiettivi e alle attese dei cittadini.
Offrire una tutela migliore a diritti collettivi, diritti degli utenti, diritti dei consumatori, che attualmente non trovano tutela adeguata e hanno bisogno di speciali procedure per trovare adeguata soddisfazione.
Quella che approviamo oggi è dunque una legge importante. Grazie al potenziamento e all’estensione dell’azione di classe, resi possibili innanzitutto dal traghettamento dell’azione dal Codice del Consumo al Codice civile, punta a tutelare finalmente in maniera adeguata diritti che altrimenti non troverebbero luogo e soddisfazione nel nostro ordinamento. Diritti dei consumatori, degli utenti di servizi pubblici o comunque utenti di servizi che non vengono fatti valere da chi potrebbe.
Con l’azione di classe così intesa questo diventa possibile. Possibile migliorare e potenziare, sotto il profilo soggettivo e oggettivo, la tutela di questi diritti introducendo un principio di moralizzazione del mercato. Così inducendo le imprese e le aziende erogatrici di servizi a comportamenti virtuosi che altrimenti, in assenza di un procedimento come questo, potrebbero non essere probabilmente perseguiti allo stesso modo.
Le aziende non devono temere e avversare l’azione di classe, perché oltre a tutelare i consumatori nei loro diritti permette anche una concorrenza più trasparente, basata sulla qualità dei prodotti e dei servizi e non sul gioco al ribasso magari violando i diritti dei consumatori o addirittura ricorrendo a pratiche vessatorie o truffaldine.
Per questo abbiamo ritenuto opportuno, coraggioso e giusto aver introdotto vistose eccezioni al principio generale di funzionamento del processo civile con l’introduzione, all’interno del codice di procedura civile, di norme finalizzate a garantire proprio quella tutela di cui parlavo prima.
Mi riferisco in particolare ad alcune eccezioni al principio del contraddittorio e alcune eccezioni anche al principio di efficacia della sentenza, il famoso opt-in.
Una grande eccezione rispetto al procedimento ordinario, è vero, che si giustifica con l’esigenza di tutelare quei diritti. In altri ordinamenti è previsto – lo ricordo – l’opt-out. Questo significa che tutti gli appartenenti alla classe, a prescindere dal fatto che abbiano fatto l’azione e che aderiscano successivamente, hanno diritto di avvalersi della sentenza che riconosce i loro diritti. Noi non siamo arrivati a tanto. Abbiamo cercato una soluzione intermedia, che consente di aderire successivamente entro un certo termine e che, come sappiamo, non è stato sempre ben accolta in sede di audizione con gli stakeholder.
E qui consentitemi alcune considerazioni. Siamo completamente soddisfatti? Lo dico senza mezzi termini: no. Non lo siamo per una questione di metodo di merito. Più volte nel confronto parlamentare proprio il Pd ha richiamato e sostenuto l’esigenza di una discussione articolata e di valutazioni più approfondite su quanto nel frattempo emergeva nel corso delle audizioni.
È vero ottimizzare i tempi è importante. Ma non se è fine a se stesso. Perché l’obiettivo è, non può non essere, una norma compiutamente esigibile ed applicabile, capace di contemperare interessi diversi, e soprattutto di garantire realmente i cittadini e i cittadini utenti. Su questo, lo dico ai colleghi della maggioranza, è sufficiente scorrere i testi delle audizioni svolte con le rappresentanze dei consumatori, delle imprese, e con professionisti della materia, per misurare sì il lavoro svolto ma soprattutto quanta limatura è ancora necessaria.
Osservazioni emerse con chiarezza nel corso delle audizioni, non ultime quelle – provenienti da esperti della materia come dalle rappresentanze dei consumatori che si sono anche espressi con un parere del Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti che il Governo avrebbe dovuto tenere in conto e che invece ha quasi ignorato – relative al rischio di difficile applicazione della norma, che non dovrebbero lasciarci indifferenti. Così quelle relative all’ammontare della quota-lite. O quelle sul rischio di un pregiudizio a prescindere nei confronti delle imprese. Pregiudizio che, lo dico con chiarezza, non ci può e non ci deve essere. Guai se passasse la logica che tutela dei cittadini e degli utenti possa equivalere a un pregiudizio sull’impresa a prescindere.
Limatura ed estensione, dunque. Ad esempio, lo dico chiaro, noi continuiamo a considerare un vulnus l’aver scelto di escludere eventuali azioni nei confronti della pubblica amministrazione. E sì che parlate di rivoluzione! A metà, evidentemente, con una norma che rafforza e prevede tutele nei confronti degli enti gestori del servizio pubblico e di pubblica utilità ma non interviene nella class action pubblica.
Invece, le tutele o sono a 360 gradi o rischiano alla fine di non essere, ed è evidente come l’ambito di applicazione del decreto legislativo 198 del 2009 debba essere rivisto, riconoscendo il diritto al risarcimento per quei cittadini offesi da condotte lesiva della pubblica amministrazione.
Poiché trattiamo una materia così viva, in costante mutamento, e per le innovazioni che il provvedimento inaugura, avevamo proposto, e continuiamo a sostenerne l’esigenza, la costituzione di un Osservatorio formato da rappresentanti delle associazioni di categoria del mondo imprenditoriale e delle associazioni dei consumatori con il compito di monitorare e verificare l’effettiva applicazione della riforma, il funzionamento delle norme, eventuali criticità, per procedere a correzioni e miglioramenti.
Inoltre, avevamo ritenuto necessario impegnare il Governo a garantire il coordinamento effettivo tra queste norme e la disciplina europea in corso di approvazione, con particolare riguardo al rispettivo ambito di applicazione per poter armonizzarsi e aderire alla nuova direttiva in corso di emanazione.
La proposta di una class action europea, presentata un anno fa dalla Commissione nel pacchetto “New Deal for consumers” punta a garantire ai cittadini dell’UE un accesso semplice e veloce alla giustizia. I soggetti legittimati ad agire dovrebbero essere individuati conformemente al principio di sussidiarietà e alla legislazione nazionale, garantendo la possibilità sia di aderire (opt-in) all’azione collettiva che di rinunciarvi (opt-out).
La proposta si basa su alcuni punti fondamentali
- estendere la tutela ad altri strumenti orizzontali e settoriali specifici dell’UE rilevanti per la tutela degli interessi collettivi dei consumatori in diversi settori economici quali i servizi finanziari, l’energia, le telecomunicazioni, la salute e l’ambiente;
- permettere azioni rappresentative da parte di soggetti qualificati, sviluppando ulteriormente l’impostazione dell’attuale direttiva sui provvedimenti inibitori, che abilita “enti legittimati” designati dagli Stati membri ad intentare azioni rappresentative;
- accrescere l’efficienza delle procedure, imponendo agli Stati membri di garantire la “debita sollecitudine” dei procedimenti e di evitare che le spese processuali diventino un ostacolo finanziario alle azioni rappresentative;
- consentire ricorsi di natura inibitoria e risarcitoria, permettendo ad enti legittimati di intentare azioni rappresentative per ottenere varie tipologie di provvedimenti, in funzione delle circostanze del caso.
Aspetti, come si vede, tutt’altro che marginali, caratterizzanti un metodo di lavoro oltreché un approccio verso dinamiche che sono naturalmente in divenire e che peraltro costituiscono una cartina di tornasole nella relazione tra cittadini utenti e mercato dei servizi più complessivamente inteso che non di rado rischia di schiacciare e rendere totalmente inerte il cittadino consumatore. Come anche sulla capacità dello Stato di esercitare fino in fondo il suo ruolo regolatore.
Ecco dunque le ragioni per cui, pur rilevando l’opportunità di una discussione parlamentare più approfondita nel merito e limiti che grazie ad una discussione più articolata si sarebbero dovuti affrontare, il Pd ritiene questo un importante passo in avanti a tutela dei cittadini e dei consumatori, e dà il suo voto favorevole.
Ma questo PD che ha votato la norma è lo stesso che nel 2015 ha approvato la stessa norma alla Camera e poi l’ha lasciata marcire per tre anni al Senato fino a quando il PD non è stato più al potere perché è arrivato il M5S?
In tre anni non hanno trovato una settimana per approvare la norma sulla class actions? Uno dei mille decreti legge di Renzi non poteva essere questo?
Evidentemente Renzi non voleva approvare questa norma e adesso che al Governo c’è Il Movimento che aveva l’intenzione di approvare la norma in pochissimo tempo, hanno semplicemente fatto bella faccia a cattivo gioco. Se anche i peones PD del parlamento sono ed erano d’accordo, probabilmente i vertici non lo sono e non lo erano. Hanno detto un sì ipocrita, tanto non hanno la maggioranza e non potevano opporsi all’approvazione e forse avrebbero avuto contro i peones.