Venerdì scorso, 15 marzo, è stata una giornata molto importante per il clima. Il Global Strike for Future, ideato da Greta Thumberg, giovane attivista svedese, è stato un successo, riuscendo a portare in piazza milioni di ragazzi e ragazze in tutto il mondo. Dopo la mobilitazione generale necessaria per svegliare le coscienze, ora è il momento di agire. Come? Accettando la sfida del Global Recycling Day 2019 che è dedicato al potere e al ruolo della gioventù, dell’istruzione e dell’innovazione.

Secondo un’analisi di Uecoop, l’Unione europea delle cooperative, su dati “Second hand economy”, per 7 millenials su 10 in Italia riciclare oggetti usati è un modo per difendere l’ambiente e favorire la sostenibilità. Un atteggiamento responsabile che coinvolge in modo particolare la generazione nata negli anni Ottanta e Novanta ma con una sensibilità che si sta diffondendo anche fra i più giovani.

Il Global Recycling Day è una giornata per celebrare l’importanza e le potenzialità del riciclo nella società moderna. L’obiettivo della giornata è duplice: interloquire con governanti e decisori politici affinché si elabori un approccio comune al problema dei rifiuti e dell’uso delle risorse, e veicolare le giuste informazioni tra i cittadini.

Gli esseri umani hanno consumato più risorse negli ultimi 50 anni che in tutta la storia precedente e gli studi indicano che abbiamo solo 12 anni per invertire il danno causato”, spiega Ranjit Baxi, presidente fondatore della Global Recycling Foundation. “Dobbiamo fare di più per ridurre, riutilizzare e riciclare in modo da poter avere un impatto positivo sul mondo che ci circonda. Il futuro deve concentrarsi sull’economia circolare”.

Oggi sappiamo che l’uso delle risorse globali è più che triplicato dal 1970 a oggi e che, agli attuali ritmi di sviluppo economico, potrebbe raddoppiare nuovamente entro il 2050. Uno dei problemi principali di questa “fame” è la poca attenzione al fine vita dei prodotti generati. Se è vero che il mondo consuma ogni anno oltre 92 miliardi di tonnellate di materie prime, lo è anche che a malapena il 9% di questi materiali viene recuperato o riciclato.

Aumentare questa percentuale permetterebbe al Pianeta di risparmiare cifre milionarie ma non si tratta solo di una questione economica. Il riciclaggio può costituire un importante aiuto nella lotta ai cambiamenti climatici. Secondo uno studio condotto dalla Bureau of International Recycling BIR, il recupero delle risorse permetterebbe di evitare all’atmosfera oltre 700 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno.

Il riciclo non riguarda solo la tavola con il recupero degli avanzi del giorno prima o la gestione separata dei rifiuti, ma coinvolge sempre più la seconda vita degli oggetti: dai vestiti alle scarpe, dalle stoviglie ai libri, dagli elettrodomestici ai mobili. Negli ultimi cinque anni in Italia le attività che si occupano di gestione dell’usato sono cresciute di oltre il 7%. Il mercato del riuso a prezzi scontati coinvolge i principali centri urbani italiani con Roma al primo posto con 450 attività seguita da Milano con 398 e Torino con 282. Ma nella top ten dell’usato ci sono anche Napoli con 245, Firenze con 227, Genova con195, Brescia con 105, Arezzo con 92, Bari con 90 e Bologna con 83.

Ma non si tratta solo di “tesori da cantina” e in molti riescono a valorizzare materiali di scarto dell’industria e della logistica come ad esempio i pallet di legno trasformandoli in mobili e sedie.

Nel complesso, il business dell’usato vale circa 21 miliardi di euro e quasi 1 italiano su 5 vi partecipa anche per integrare il reddito domestico considerato che quasi un povero su due è minore o giovane mentre circa 1,4 milioni di persone sopra i 65 anni si trovano in uno stato di grave deprivazione materiale senza potersi pagare un pasto completo o le bollette di luce e riscaldamento.

 

Notizia pubblicata il 18/03/2019 ore 17.37


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