Sin dall’origine, l’essere umano grazie al pensiero ed alla razionalità, generati dall’intelligenza dovuta a quei tre millimetri di misteriosa sostanza (la materia grigia), è stato in grado di dominare sé stesso ed il mondo circostante.
Ciò che risulta evidente, è che l’uomo senza una dettagliata, specifica ed organizzata collaborazione con i suoi simili, non avrebbe potuto creare così tanto.
A riprova di quanto detto, Thomas Merton nel 1955 con la sua nota opera “No Man is an Island” diceva che: “Quello che faccio viene dunque fatto per gli altri, con loro e da loro: quello che essi fanno è fatto in me, da me e per me. Ma ad ognuno di noi rimane la responsabilità della parte che egli ha nella vita dell’intero corpo”.

Questo breve passo dell’opera di Merton permetteva – già all’epoca –, di comprendere l’importanza delle connessioni. A distanza di pochi anni dalla morte dell’autore (fine anni 60’), il fervore scientifico incalzava, sempre più forte, in ogni settore e ciò ha portato alla creazione (metà/fine anni 70’), di una branca scientifica che raggruppa ed interpreta le varie inclinazioni visive sulle interazioni tra mondo percettivo e mondo reale, nascevano le Neuroscienze.

LINK: L’apporto della neuroscienza al contratto di rete. Un ponte per l’impresa 4.0 

Di Enrico Maria Tulli Guardabassi, Cultore della materia in Law ad Cognitive Neuroscience


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