Educazione finanziaria, Rossi (Ivass): “Non deve soppiantare tutela dello Stato”
“L’educazione finanziaria non può e non deve, neanche in parte, soppiantare la tutela dei risparmiatori affidata alle autorità indipendenti e agli organi dello Stato”. Così Salvatore Rossi, direttore generale della Banca d’Italia e presidente dell’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) interviene sul tema dell’educazione finanziaria e della preparazione (scarsa) che gli italiani hanno nelle materie economiche e finanziarie. L’interesse per l’educazione finanziaria e assicurativa in Italia sta crescendo e le iniziative si sono moltiplicate ma scontano ancora una forte frammentazione. Questo il principale campo di intervento in materia.
Rossi è intervenuto alla tavola rotonda “Educazione finanziaria per la crescita dell’Italia, l’informazione, la tutela del risparmio, la sostenibilità e la cultura“, organizzato da Associazione Bancaria Italiana (ABI), Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio (ACRI) e Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio (FEduF) per riflettere e fare il punto sullo stato di diffusione della financial literacy in Italia.
La materia prima di un prodotto finanziario è la fiducia, si legge nelle speaking notes di Rossi. “Bisogna fidarsi che in futuro le cose andranno come dice il venditore. E nelle cose economiche e finanziarie il passato è scarsa guida del futuro. Questa è grosso modo la ragione della tutela pubblica che molti paesi riservano ai risparmiatori. Anche perché il risparmio ha un grande valore sociale: consente alla collettività di investire per accrescere produzione e benessere”.
Farsi una cultura finanziaria, dice Rossi, “vuol dire impostare meglio il proprio bilancio domestico, sapere come stipulare un mutuo per comprare casa, decidere se investire il proprio risparmio in una moneta d’oro piuttosto che in un’obbligazione. Quindi non si tratta soltanto di rendere più efficace la tutela pubblica del risparmio: si tratta di alimentare il benessere individuale; in ultima analisi, di contribuire allo sviluppo economico della società”.
La cultura economico-finanziaria degli italiani è però scarsa. E non aiuta il fatto che queste materie non siano presenti nei programmi scolastici. “Secondo un’indagine realizzata dalla Banca d’Italia nel 2017 sulla base di una metodologia internazionale, la quota di persone che mostrano un livello di conoscenze finanziarie di base definito “adeguato” è da noi poco più del 30 per cento, contro il 62 della media dei paesi avanzati – ha detto Rossi – Ma conoscenze economiche e finanziarie di base sono necessarie anche solo per l’esercizio consapevole della cittadinanza attiva”.
Avere delle conoscenze di base, insieme alla capacità di valutare correttamente le informazioni disponibili (comprese quelle distorte se non manipolate) e alla “saggezza comportamentale” è importante per le decisioni anche quotidiane. Ricorda il direttore della Banca d’Italia: “Un cittadino che deve prendere decisioni cruciali su quanto risparmiare per il domani, su quanto e come investire – in una casa, in un elettrodomestico, in una piccola attività imprenditoriale –, su come orientarsi nel ginepraio delle offerte di prodotti finanziari e previdenziali che gli vengono proposti, incontra serie difficoltà se manca di nozioni elementari come la distinzione fra rendimenti nominali e reali, la relazione rischio/rendimento o l’importanza della diversificazione del proprio risparmio”.