I dolciumi della calza della Befana hanno messo la parola fine alla maratona di cibo iniziata il 24 dicembre. A darne l’annuncio sono stomaco, fegato e intestino, a cui si uniscono solidali glicemia, colesterolo e trigliceridi: i veri eroi del periodo delle feste: tra le 15 e le 20 mila chilocalorie assunte per un aumento di peso medio di 2 chili in ricordo delle passate abbuffate. La tradizione della calza, appesa secondo Coldiretti/Ixe’ in più di una famiglia su tre (36%), ha portato nelle case l’ultima razione di cioccolata, caramelle e carbone dolce che tentano grandi e piccini.Le ultime leccornie si aggiungono ai 70 milioni di chili tra pandori e panettoni, sessantotto milioni di bottiglie di spumante, tonnellate di pasta, 6,5 milioni di chili tra cotechini e zamponi e frutta secca, pane, carne, salumi, formaggi e dolci per un valore complessivo vicino ai 4,5 miliardi di euro, solamente tra il pranzo di Natale e i cenoni della Vigilia e di Capodanno.

Ecco quindi che con l’inizio del nuovo anno la perdita di peso diventa un obiettivo prioritario, sia per i grandi sia per i più piccoli.

La Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale spiega che è fondamentale reimpostare l’alimentazione, applicando la regola dei quattro pasti principali e dicendo ‘No’ ai digiuni forzati. Bene invece alla ripresa progressiva dell’attività motoria e a una maggiore cura nella preparazione dei pasti.

Soprattutto per quanto riguarda il periodo natalizio che ci siamo appena lasciati alle spalle, non sono soltanto le trasgressioni alimentari a causare disturbi ma la colpa va ricercata anche dei numerosi virus circolanti, che possono creare problemi all’apparato digerente. Può anche succedere, ad esempio, che una classica indigestione alteri la flora batterica e renda l’intestino più vulnerabile nei confronti di eventuali patogeni. Oppure che un microrganismo, che inizialmente causa febbre, tosse e altri sintomi respiratori, possa favorire anche nausea, vomito, scariche liquide, interferendo sui processi digestivi.

Quali sono, allora, i provvedimenti più indicati per aiutare il bambino a stare meglio?

“Innanzitutto bisogna seguire un’alimentazione semplice”, afferma il Dottor Giuseppe Di Mauro, presidente SIPPS, “non necessariamente “in bianco”, ma caratterizzata da piatti poco conditi ed elaborati: spaghetti al pomodoro, bistecca o pesce ai ferri, oltre a pasta e fagioli e minestrone. Fondamentale è anche un giusto equilibrio tra alimenti animali e vegetali: sulla tavola devono sempre trovare posto frutta e verdura e se proprio non fossero graditi al bambino, se pure con una perdita delle fibre queste fonti di nutrienti importantissimi possono essere proposte sotto forma di succhi e centrifugati, preparati in casa e consumati al momento”.

Attenzione, poi, alle quantità dei pasti consumati nell’arco della giornata.

“In presenza di disturbi”, aggiunge il Dott. Piercarlo Salari, pediatra responsabile del Gruppo di Lavoro per il sostegno alla genitorialità della SIPPS, “è meglio che siano leggeri e frequenti piuttosto che radi e abbondanti. I grassi devono essere consumati in quantità ridotte per una questione calorica, perché rallentano e appesantiscono la digestione. Non dimentichiamo l’importanza che riveste l’attività fisica, vero e proprio stimolo favorevole sulla motilità del tubo digerente, e l’assunzione di preparati probiotici, utili a ripristinare un assetto equilibrato della microflora intestinale. Infine, se si è stravolto il ritmo sonno-veglia sarà opportuno un recupero graduale degli orari tradizionali”.


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