Case colabrodo, energivore, poco green e costruite nel dopoguerra con materiali e tecniche che avevano una scarsa attenzione all’efficienza dei sistemi di riscaldamento. E poi ci sono cittadini spesso poco attenti e informati sulle caratteristiche della propria abitazione, come l’indicazione della certificazione energetica dell’immobile, o distratti nel momento in cui acquistano un elettrodomestico senza tener conto della classe energetica che aiuterebbe a ridurre il costo della bolletta.

Se si vogliono ridurre i consumi energetici bisogna riconvertire 30mila condomini all’anno, quelli con maggiori problemi di efficienza energetica, entro il 2030. È questa la sfida e la proposta che lancia oggi Legambiente nel presentare “Civico 5.0 Un nuovo modo di vivere il condominio”, la campagna nazionale di studio e informazione dell’associazione ambientalista e che ha come partner Fassa Bortolo e Dolomiti Energia.

Secondo l’analisi dell’associazione ambientalista, se si riqualificassero 30mila alloggi all’anno si potrebbero raggiungere importanti risultati: quasi 400 milioni di euro annui di risparmi in bolletta per le famiglie, per una media di circa 620 euro l’anno ad alloggio, a livello ambientale si eviterebbero emissioni in atmosfera per 840.000 tonnellate di CO2 all’anno e si ridurrebbero i consumi di circa 420 milioni di metri cubi di gas sempre all’anno.

Da un punto di vista economico si potrebbe produrre anche un incremento dei valori immobiliari, stimati da vari studi, in un range compreso tra il 5 e il 15%, per abitazioni ristrutturate con standard energetici e ambientali di questo tipo. Al 2030 questa operazione permetterebbe complessivamente una riduzione di 9,7 miliardi di euro di risparmi globali in bolletta per le famiglie e 20,7 milioni di tonnellate di CO2 non emesse in atmosfera e 10,3 miliardi di metri cubi di gas non consumati. Senza contare che un’azione di questo tipo permetterebbe di creare nuovi posti di lavoro, circa un milione puntando proprio sulla riqualificazione energetica (dato Rapporto Oise).

Legambiente ricorda che stando agli ultimi dati sono 1,2 milioni i condomini presenti in Italia dove vivono circa 14 milioni di famiglie. Di questi almeno 740mila (16%) necessitano di un’ampia riqualificazione energetica, perché costruiti nel dopoguerra con materiali e tecniche che avevano scarsissima attenzione all’efficienza dei sistemi di riscaldamento; mentre l’82% sono stati costruiti prima dell’entrata in vigore della legge 10/91sull’efficienza energetica in edilizia.

La maggioranza dei condomini monitorati è stata costruita negli anni ‘70 e si trova in zona climatica E. Il 56% delle famiglie intervistate non è a conoscenza della classe energetica del proprio immobile. Quando la classe energetica è nota, nel 39% dei casi si tratta di una classe G, e nel 6% dei casi di una classe A. Inoltre nel 28% delle abitazioni sono stati rinvenuti problemi di umidità, e nel 6% formazioni di muffa ad essa correlata.

Il sistema di distribuzione del calore più diffuso nei condomini monitorati è quello centralizzato. Quasi il 60% delle abitazioni è risultato sprovvisto di termostato ambiente, il 42% non ha installate valvole termostatiche, i sistemi di contabilizzazione del calore (ripartitori) sono presenti nel 53% delle abitazioni. La caldaia a condensazione è usata da 6 famiglie (17%), pompe di calore da 5 famiglie (14%), e in un solo caso è usata una fonte rinnovabile (solare termico per produzione di ACS). 16 famiglie (44%) segnalano fenomeni di eccessivo caldo e/o freddo nell’abitazione. 12 famiglie (33,3%) eccessivo soleggiamento

“È fondamentale”, spiega Katiuscia Eroe, responsabile ufficio energia Legambiente, “fare un salto di qualità e quantità degli interventi di riqualificazione energetica dei condomini. Il nostro Paese negli ultimi anni ha introdotto alcuni strumenti di intervento importanti per la riqualificazione degli edifici, oltre a quelli di ristrutturazione degli alloggi, e in particolare l’Ecobonus e il Sismabonus per i condomini. Il problema è che manca una chiara strategia per legare gli incentivi alle prestazioni raggiunte con gli interventi. Per queste ragioni dobbiamo fissare un obiettivo di interventi da realizzare entro il 2030, da far rientrare nel Piano energia e clima che il nostro Paese dovrà approvare nel 2019”.


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