Nel corso dell’ultimo decennio, a causa della crisi economica, le condizioni materiali di una parte importante della popolazione sono peggiorate. Nel 2005 si trovava in povertà assoluta il 3,3% dei residenti in Italia. Dodici anni più tardi, nel 2017, questa quota è più che raddoppiata, e ha raggiunto l’8,4% . Una tendenza che purtroppo non ha risparmiato bambini e adolescenti. Anzi, l’incidenza della povertà assoluta è più alta proprio tra i minori di 18 anni.

Secondo una indagine di Openpolis, Fondazione No Profit indipendente che ha come fine istituzionale il monitoraggio della politica, osservando i dati per fascia d’età, emergono due dati particolarmente significativi.

In primo luogo, è aumentato il divario tra le generazioni. Nel 2005 c’erano già delle differenze, anche se non così ampie. Gli over-65 erano i più colpiti (il 4,5% era in povertà assoluta già prima della crisi), ma la distanza con la fascia d’età meno povera (quella tra 35 e 64 anni) era comunque inferiore ai 2 punti percentuali.

L’altro elemento è l’inversione dei livelli di indigenza tra le generazioni. Un decennio fa erano gli anziani ad essere più in difficoltà, oggi al contrario sono i minori di 18 anni i più colpiti dalla povertà assoluta. Attualmente la quota di individui assolutamente poveri cresce al diminuire dell’età.

Secondo Openpolis, uno dei primi passi per contrastare la povertà tra i bambini e gli adolescenti è un serio e costante monitoraggio del fenomeno. In questi anni, dalle istituzioni europee a quelle nazionali,sono stati fatti degli sforzi per aumentare la consapevolezza del decisore e dell’opinione  pubblica su questi aspetti. Sono stati stabiliti obiettivi misurabili in termini di offerta di servizi e di condizioni dei giovani, e alcuni sistemi di rilevazione sono stati standardizzati.

Ma per quanto riguarda i livelli di povertà, disponiamo di dati ancora molto aggregati. Solo incrociando le variabili economico-sociali si possono avere valutazione credibili.

Nel nostro paese abitano quasi 10 milioni di persone che hanno meno di 18 anni. Si tratta del 16% della popolazione italiana. Una dato che può variare anche molto tra le diverse aree del paese. Ad esempio, ci sono regioni dove questa quota supera il 18%, come in Campania e in Trentino Alto Adige. Al contrario in altre, come in Liguria e in Sardegna, non raggiunge il 14%.

Più interessante però se andiamo a vedere la presenza di minori nelle principali città italiane. A Napoli quasi il 18% degli abitanti è minorenne. Anche a Palermo e Catania si supera il 17%  e queste sono le tre città con la più alta vulnerabilità sociale. In queste città risulta infatti diffusa anche l’incidenza del disagio economico tra le famiglie. Lo vediamo attraverso un altro indicatore Istat, che conteggia proprio la percentuale di famiglie con figli dove la persona di riferimento ha meno di 65 anni e in cui nessun componente è occupato o ritirato dal lavoro. Caratteristiche che generalmente segnalano grandi difficoltà economiche. In Italia le città con più alta percentuale di famiglie in potenziale disagio sono proprio Napoli (9,5%), Catania (7,8%), Palermo (7,3%).

Dopo le 4 città del sud (Napoli, Palermo, Catania a cui si aggiunge Reggio Calabria),  è Roma quella che in Italia ospita più minori sotto i 18 anni rispetto alla popolazione totale, con il 16% di abitanti che hanno fra 0 e 17 anni. Il dato cambia a seconda delle  diverse zone che compongono la Capitale. La presenza di bambini e adolescenti aumenta allontanandosi dal centro storico verso il raccordo.

Cosa sappiamo sulle zone con più minori? Isolando quelle con almeno 20mila residenti totali, notiamo come si tratti iin molti casi di aree socialmente più fragili della media. Lo segnala l’indicatore di vulnerabilità sociale e materiale esso a punto da Istat, che misura quanto un territorio si trovi a rischio disagio. Più è alto il valore dell’indicatore, più è probabile che in quel territorio si trovino situazioni di marginalità ed esclusione.

Per l’intero comune di Roma il dato è 101. In 7 delle 10 zone con più minori supera la media comunale, in 5 oltrepassa anche la soglia dei 103, oltre la quale si può parlare di elevata vulnerabilità. In particolare a S. Maria della Pietà (103,2), Borghesiana (104,9), Torre Angela(108,2), Acilia Nord (103,2), Acilia Sud (104).

Un ulteriore indicatore delle possibili difficoltà economica è quello che misura la quota di famiglie in potenziale disagio economico. A Roma mediamente il 2,1% delle famiglie si trova in questa condizione (dato registrato al censimento 2011). Tra le 10 zone popolose con più alta percentuale di minori, in 6 casi viene superata la percentuale del 3%. Con punte più alte in particolare a Torre Angela (4%, quasi il doppio della media comunale) e Borghesiana (3,6%).


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